Contro lo smog servono mezzi elettrici e a idrogeno da fonti rinnovabili

Bisogna riprendere la strada che tracciammo nel 2007 con ecobonus, conto energia, strategia europea del 20/20/20. In quegli anni finanziai il car sharing in 15 città e l’uso delle bici, inserii perfino la rottamazione di auto e moto senza acquisto di nuovi mezzi a motore ma sostituendoli con bici o con abbonamenti a mezzi pubblici.

Bisogna riprendere la strada che tracciammo nel 2007 con ecobonus, conto energia, strategia europea del 20/20/20. In quegli anni finanziai il car sharing in 15 città e l’uso delle bici, inserii perfino la rottamazione di auto e moto senza acquisto di nuovi mezzi a motore ma sostituendoli con bici o con abbonamenti a mezzi pubblici.

 

Ovviamente mi giudicarono utopista e visionario ma soprattutto la parte più retriva dell’industria automobilistica non fu contenta. Per anni ha utilizzato i soldi pubblici delle rottamazioni per vendere più auto magari un po’ meno inquinanti mentre il numero di auto per abitante in Italia raggiungeva primati mondiali.

 

I governi successivi, infatti, hanno puntato prima sul nucleare (poi bocciato da un nuovo referendum nel 2011) e ora sulle trivellazioni (solo rallentate per timore di un referendum), ma i media tradizionali non collegano queste politiche fossili e di retroguardia al degrado ambientale.

 

Nella finanziaria 2007, riuscii ad ottenere 600 milioni di euro e creai il fondo per Kyoto presso la Cassa Depositi e Prestiti. Per anni non hanno dato seguito a quella scelta, anzi quegli stessi soldi sono stati richiamati in numerose conferenze stampa come “nuovi stanziamenti” per l’ambiente. Spero che stavolta, visto che si tira di nuovo in ballo quel fondo, si mettano a disposizione risorse nuove e non sempre le stesse somme.

 

Nel frattempo sono passati anni, il cambiamento climatico si è aggravato e servirebbero strategie più coraggiose. Innanzitutto occorre non occultare le verità sui gravi problemi di salute connessi allo smog e non affrontare il tema della qualità dell’aria solo quando si soffoca e si raggiungono livelli di PM10 insostenibili.

 

Bisogna puntare su auto e mezzi pubblici a trazione elettrica o a idrogeno, ma prodotti da fonti rinnovabili. L’Enea ha realizzato uno studio in cui certifica che l’Italia può diventare a emissioni zero e 100% rinnovabili entro il 2050.

 

Credo, così come Greenpeace e tanti esperti e scienziati, che l’Italia possa arrivare a questo obiettivo nel 2030, creando tantissimi nuovi posti di lavoro e assumendo il ruolo di leadership tecnologica nel settore del solare, dell’idrogeno e delle smart grid. Servono però politici indipendenti dalle lobby petrolifere e affaristiche, imprenditori veri, non speculatori e “prenditori” di sussidi pubblici, e scienziati indipendenti. Tali soggetti esistono ma oggi sono in minoranza e intimoriti dalle aggressioni che, ad esempio, ho subito io per aver osato fare davvero il ministro dell’Ambiente. Eppure bisogna avere più coraggio per creare una rete civica di sostegno a chi si oppone alle lobby nere, aiutando imprese e professionisti, blogger e giornalisti indipendenti, associazioni e comunità territoriali che stanno già costruendo l’economia della terza rivoluzione industriale.

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