
Dal Nepal al Marocco, dal Madagascar al Perù, molte delle proteste antigovernative di queste settimane sono guidate dalla Generazione Z.
La presidente del Brasile Dilma Rousseff dovrà affrontare il processo per impeachment. Lo ha stabilito il senato brasiliano con una votazione drammatica durata tutta la notte, al termine della quale il numero chiave di 41 voti per il ‘si’ all’avvio della procedura giudiziaria nei confronti della presidente è stato raggiunto e superato. La votazione si
La presidente del Brasile Dilma Rousseff dovrà affrontare il processo per impeachment. Lo ha stabilito il senato brasiliano con una votazione drammatica durata tutta la notte, al termine della quale il numero chiave di 41 voti per il ‘si’ all’avvio della procedura giudiziaria nei confronti della presidente è stato raggiunto e superato. La votazione si è conclusa con 55 senatori a favore e 22 contrari.
RAW VIDEO: Brazil Senate votes 55-22 to impeach President Dilma Rousseff. https://t.co/7fsiMjqDIx
— The Associated Press (@AP) 12 maggio 2016
Quella che molti commentatori concordano nel definire “la notte più buia per la giovane democrazia brasiliana” introduce il paese, già fortemente diviso e in piena recessione, in una fase di incertezza senza precedenti. La presidente è accusata di aver violato la legge di responsabilità fiscale, truccando i conti pubblici per nascondere il grave stato delle finanze prima della sua rielezione nel 2014. Secondo quanto riferiscono i quotidiani brasiliani, nei prossimi giorni i poteri verranno assunti dal vicepresidente Michel Temer, mentre Rousseff sarà sospesa fino a 6 mesi, il tempo necessario per costruire la sua difesa. Tra 180 giorni, dopo aver ascoltato le tesi difensive di Rousseff, il Senato voterà ancora; questa volta sarà necessaria la maggioranza dei due terzi dei senatori affinché la presidente sia effettivamente destituita.
Con i riflettori olimpici in procinto di accendersi il prossimo 5 agosto e l’emergenza sanitaria dettata dal virus Zika tutt’altro che risolta, il paese si prepara ad affrontare una delle fasi più critiche della sua storia recente. Il Partito dei lavoratori, al potere da 13 anni, e l’intera classe politica brasiliana sono invischiati in uno scandalo per corruzione di portata storica mentre l’economia non riesce a ripartire.
Condenamos el Golpe en Brasil. Los parlamentos no pueden anular la soberanía popular.La Presidenta Dilma obtuvo 54 millones de votos!
— Héctor Rodríguez C. (@HectoRodriguez) 12 maggio 2016
Tuttavia sono in molti a sentirsi a disagio per come si stia cercando di destituire la prima presidente donna del Brasile, considerata uno dei politici meno corrotti. Nel sistema presidenziale puro, in vigore nel paese, infatti, l’impeachment si giustifica solo se il presidente ha mentito alla nazione. E ciò – di fatto – non è avvenuto. Per questo molti costituzionalisti ed ex presidenti della Repubblica, pur distanti politicamente da Rousseff, non condividono la messa in stato d’accusa per impeachment. Con tutta probabilità, quando tra settembre o ottobre, sarà chiamata a difendersi dalle accuse, Dilma Rousseff incentrerà la sua difesa sulla tesi, già più volte avanzata, che l’impeachment sia in realtà frutto di un complotto, e di essere vittima di una sorta di “golpe bianco”.
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