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La Camera approva la messa in stato d’accusa della presidente Dilma Roussef, che accusa: “Contro di me in atto un golpe”.
La Camera dei deputati brasiliana ha approvato il procedimento di impeachment nei confronti della presidente Dilma Rousseff, accusata di aver truccato i conti pubblici nascondendo le gravi condizioni del bilancio per essere rieletta. La richiesta è passata con 367 sì e 167 no, oltre a diversi astenuti. Ora l’iter prevede una votazione al Senato. La messa in stato d’accusa dopo il voto di questa notte, tuttavia, appare davvero a un passo perché la maggioranza semplice lì richiesta è praticamente certa.
Nel caso, Rousseff decadrebbe dall’incarico e il vice presidente Michel Temer, che assumerebbe l’interim durante i 180 giorni di sospensione della presidente, si insedierebbe ufficialmente.
The long impeachment battle in Brazil https://t.co/nSEtFQnktu pic.twitter.com/0Pc42JSxmc
— The Atlantic (@TheAtlantic) 17 aprile 2016
I brasiliani, fortemente divisi sulla questione, hanno sfilato nei giorni scorsi nelle principali città del paese e la scorsa notte hanno seguito fino all’ultimo voto la lunga diretta dalla Camera. Nella giornata più lunga della democrazia brasiliana, il Congresso si è prima trasformato in un’arena, con cori da stadio e rischio di scontri tra deputati pro e contro il presidente, e poi c’è stata la lunga sfilata delle dichiarazioni di voto, durata oltre quattro ore. Rousseff dal canto suo ha annunciato l’intenzione di volersi battere ”con tutte le forze” contro quello che definisce ”un golpe contro il governo democraticamente eletto”, il cui mandato scade nel 2018.
L’attuale capo di stato, una ex guerrigliera marxista, sta pagando presso l’opinione pubblica anche gli scandali di corruzione che hanno decapitato i vertici del suo Partito dei lavoratori (Pt), coinvolgendo direttamente anche l’ex presidente Luiz Ignacio Lula da Silva, suo mentore politico.
Il vice presidente Temer – che in caso di impeachment subentrerebbe alla guida del paese – rischia anch’egli una analoga procedura, che spianerebbe la strada alla terza carica dello stato, il presidente della Camera, Eduardo Cunha. Coinvolto in numerosi procedimenti giudiziari per presunta corruzione è ritenuto da molti il vero ‘mandante politico’ del tentato colpo alla presidente. Un suo governo, hanno messo in guardia sindacati e movimenti sociali, innescherebbe forti tensioni sociali.
Per questo motivo, il Pt sta cercando di raccogliere il maggior numero di adesioni all’ipotesi di elezioni anticipate, vista con favore anche da alcuni dei 25 partiti presenti in parlamento.
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