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Tra i 28 e i 38 i milioni incassati da Torino in cinque giorni. Alberghi pieni. Raccolta differenziata al 70 per cento. Ma i valori più importanti sono le relazioni. Questo è stato Terra Madre Salone del Gusto 2016.
Sono quantificate tra le 750mila e il milione di persone quelle giunte a Torino dal 22 al 26 settembre per Terra Madre Salone del Gusto 2016, la prima edizione a uscire dalla tradizionale sede del Lingotto per diffondersi tra il Parco del Valentino e i dintorni di Palazzo Reale.
Qual è stato l’impatto sulla città di Torino in termini economici, ambientali e culturali? La risposta è arrivata in questi giorni con la pubblicazione del report sull’impatto economico, sociale, culturale e ambientale di Terra Madre Salone del Gusto 2016. I documenti possono essere consultati qui per l’impatto ambientale, e qui per quello economico, sociale e culturale.
L’analisi è sistemica e parte da lontano, era infatti il 2006 quando l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (l’università fondata da Slow Food) intraprese il progetto Systemic Event Design (SEeD) con l’obiettico di calcolare e ridurre l’impatto ambientale del Salone del Gusto. Dopo dieci anni i risultati sono stati notevoli, grazie a diverse azioni, spiegate nel dettaglio qui.
In generale questo metodo di valutazione può essere applicato a grandi eventi culturali, affinché pongano attenzione ai criteri di sostenibilità ambientale, accessibilità e diffusione culturale.
In questa edizione di Terra Madre Salone del Gusto è stato raggiunto il 70,42 per cento di raccolta differenziata nelle isole dedicate all’interno dell’evento, con una media di circa il 90 per cento di purezza del rifiuto.
L’evento ha così recuperato circa 17 tonnellate di carta e cartone, pari a un risparmio, se paragonato alla produzione di carta vergine, di 255 alberi, 7,4 milioni di litri d’acqua e 83.300 kWh di energia elettrica.
Alla raccolta differenziata dei rifiuti si aggiunge quella di 1,3 tonnellate di oli esausti presso tutti i punti cucina e i food truck della manifestazione, evitando, a differenza dello smaltimento nel lavandino, di rendere non potabili circa 130 milioni di litri d’acqua.
Oltre alle tante fontanelle pubbliche presenti in città, sono state appositamente installate sei colonnine che hanno erogato complessivamente 51.000 litri d’acqua (pari a 102.000 bottigliette di plastica da mezzo litro).
L’analisi dell’impatto economico generato da Terra Madre Salone del Gusto 2016 è stata realizzata dalla Scuola di management ed economia dell’Università di Torino in collaborazione con Turismo Torino e Provincia, ed ha permesso di determinare gli effetti attivati nell’economia di mercato del territorio.
Innanzitutto togliere il biglietto d’ingresso ha pressoché raddoppiato il numero di visitatori (il 52 per cento dei visitatori intervistati ha dichiarato di aver partecipato ad almeno una delle edizioni passate, mentre per il 48 per cento si è trattato della prima volta), lasciando loro più disponibilità di spesa diffusa.
Escludendo i visitatori di prossimità (che hanno esaurito la loro visita in un giorno), coloro che hanno deciso di fermarsi a Torino per l’evento lo hanno fatto in maggioranza per una notte. Nei giorni del Salone gli alberghi di Torino erano pieni all’85 per cento, con un prezzo medio per stanza di 115 euro.
Stando ai dati raccolti tra 448 esercizi commerciali della città, emerge come l’evento abbia portato un incremento del lavoro sul territorio. La maggioranza delle persone si è fermata in città più di un giorno, con una spesa media di 38 euro. L’aeroporto di Torino Caselle ha registrato una crescita di passeggeri pari al 30 per cento rispetto all’edizione 2014.
Considerando gli afflussi complessivi riportati dalle fonti di stampa (che oscillano tra 750.000 e 1.000.000 di persone) si stima che l’impatto economico oscilli tra i 28 e i 38 milioni di euro sulla città di Torino. Almento tre volte di più dell’edizione 2012, quando la ricaduta economica sul territorio era stata stimata in 9,2 milioni di euro.
L’analisi ha cercato poi di tener conto dell’economia di reciprocità, più difficile da misurare. Si pensi ad esempio ai 1.150 volontari che hanno prestato il loro lavoro gratuitamente, e che sono stati ospitati da famiglie (come i delegati internazionali di Terra Madre).
Dalle interviste realizzate emerge senz’altro che sia i torinesi che i visitatori abbiano apprezzato la formula dell’evento diffuso in città. Una partecipazione, quella del pubblico di Slow Food, che va oltre il mero interesse gastronomico ma si fa partecipe dei valori dell’associazione.
Per i visitatori, infatti, Slow Food è associata all’educazione alimentare (51 per cento), alla rete dei contadini (35 per cento) e alla sostenibilità (35 per cento) e si stima che il 54 per cento abbia acquistato un prodotto dei Presìdi Slow Food o delle Comunità del cibo di Terra Madre.
Interessante anche l’analisi dei valori alla base dei comportamenti dei visitatori, per cui è emersa una spiccata attenzione a processi di produzione e tecniche di lavorazione rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori.
Entusiasta dell’evento è Alberto Sacco, assessore alla formazione e politiche attive del lavoro a Torino, che si dice colpito dall’organizzazione e dalla serietà di Slow Food, aggiungendo che Terra Madre Salone del Gusto rappresenta benissimo la città di Torino e contribuisce a farla conoscere positivamente nel mondo. Per Sacco “Torino deve assere anche una capitale del cibo, oltre che della cultura”. Lo stesso obiettivo dichiarato da Marcella Gaspardone, manager di Turismo Torino e Provincia, insieme a quello di aumentare il numero medio di pernottamenti.
Il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, al termine della presentazione del report, ha introdotto la distinzione tra beni economici (noti a tutti e facili da quantificare), beni pubblici, beni comuni (ai quali da poco si inizia a dare attenzione) e, infine, beni di relazione, che non entrano nei bilanci ma rappresentano la coesione tra le persone e danno il senso alle cose.
In conclusione Petrini ricorda l’importanza in particolare di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità del cibo, a volte quasi oscurata dal successo della parte più gourmand del Salone del Gusto. Petrini ricorda come qualche anno fa Terra Madre fosse stata definita come “le Nazioni Unite dei contadini“, e appropriandosi di questa definizione auspica che Torino possa farla sua, insieme a quella di capitale del cibo.
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