L’11% delle foreste tropicali distrutte può essere ripristinato

Un nuovo studio sostiene che vaste aree di foreste tropicali possono essere restaurate, contribuendo a proteggere il clima.

Le foreste tropicali, lussureggianti distese verdi che caratterizzano le zone equatoriali, occupano appena il 6 per cento delle terre emerse, ma ospitano un’incredibile varietà di forme di vita, oltre la metà di tutte le specie animali e vegetali, e sono determinanti per assorbire enormi quantità di CO2. Questi antichi ecosistemi, che ricoprono vaste aree di America Latina, Africa e Asia, sono gravemente minacciati dall’impatto antropico, che ne sta riducendo l’estensione. La distruzione di queste foreste comporta gravi conseguenze su scala planetaria e contribuisce alla drammatica crisi climatica che stiamo attraversando, ma, forse, non è troppo tardi per salvarle. Oltre cento milioni di ettari di foreste pluviali tropicali gravemente danneggiate potrebbero infatti essere recuperati.

Amazzonia brasiliana vista dal cielo
I ricercatori hanno valutato quattro benefici forestali: biodiversità, mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici e sicurezza idrica, e tre aspetti dello sforzo di ripristino: costo, rischio di investimento e probabilità delle foreste restaurate di sopravvivere in futuro © Mario Tama/Getty Images

Un patrimonio planetario

È quanto sostiene lo studio Global restoration opportunities in tropical rainforest landscapes, condotto da un gruppo di ricercatori dell’università brasiliana di São Paulo e pubblicato su Science Advances. “Il ripristino delle foreste tropicali è fondamentale per la salute del pianeta, ora e per le generazioni a venire – ha affermato l’autore principale della ricerca, Pedro Brancalion. – Il nostro studio, per la prima volta, aiuta governi, investitori e altri soggetti che cercano di ripristinare le foreste umide tropicali a determinare i luoghi precisi in cui il restauro è più fattibile, duraturo e benefico. Il ripristino delle foreste è un dovere ed è fattibile”.

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Dove sono le foreste da restaurare

Gli scienziati, utilizzando immagini satellitari ad alta risoluzione, valutando i benefici offerti dalle foreste e gli sforzi necessari per le operazioni di ripristino, sono pertanto riusciti a individuare aree di foreste degradate, sparse in tutta l’America centrale e meridionale, l’Africa e il Sudest asiatico che meglio si prestano a progetti di restauro e riforestazione. Le aree più vaste che presentano potenzialità di ripristino, secondo lo studio, si trovano in Brasile, Indonesia, Madagascar, India e Colombia.

Le zone con migliori opportunità di restauro, considerati i parametri analizzati, si trovano invece Ruanda, Uganda, Burundi, Togo, Sud Sudan e Madagascar. “Siamo stati sorpresi di trovare una tale concentrazione di paesi dall’elevato potenziale di successo di ripristino della foresta pluviale in un singolo continente”, ha dichiarato il coautore dello studio, Robin Chazdon.

Gorilla di montagna nel parco di Virunga
La drammatica distruzione delle foreste tropicali in Africa minaccia la sopravvivenza di molte specie a rischio, come i gorilla di montagna © Brent Stirton/Getty Images

Per il clima e la biodiversità

Il restauro delle foreste individuate dai ricercatori, pari all’11 per cento delle foreste pluviali degradate a causa delle attività umane, contribuirebbe a contrastare i cambiamenti climatici e ad arrestare l’emorragia di specie animai e vegetali, nel pieno della sesta estinzione di massa della storia del pianeta. Lo studio ha evidenziato che circa l’87 per cento dei luoghi indicati per essere restaurati, presenta elevate concentrazioni di specie endemiche e a rischio, attualmente minacciate soprattutto a causa della deforestazione.

Obiettivo riforestazione

Dallo studio è emerso un altro dato positivo: circa il 73 per cento degli hotspot adatti ad essere ripristinati si trova in paesi che si sono impegnati a ripristinare le loro foreste pluviali aderendo alla Bonn Challenge, iniziativa globale lanciata nel 2011 che prevede di riforestare 1,5 milioni di chilometri quadrati di terra disboscata e degradata entro il 2020, e 3,5 milioni di chilometri quadrati entro il 2030. “È incoraggiante che così tante aree si trovino in paesi in cui il ripristino di foreste e paesaggi è già una priorità”, ha detto Brancalion.

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Natura vs agricoltura

La maggior parte delle aree che potrebbero essere rinaturalizzate si sovrappone a campi e pascoli attualmente utilizzati dagli agricoltori, non è un caso che l’agricoltura sia tra le principali cause di deforestazione al mondo. Lo studio evidenzia pertanto che il ripristino delle foreste è più fattibile su terreni di scarso valore per la produzione agricola. In alternativa, i ricercatori sostengono che il restauro potrebbe essere associato a forme di produzione in grado di generare reddito in modo sostenibile, come, ad esempio, l’arricchimento di pascoli con alberi o la coltivazione di caffè o cacao sotto la canopia della foresta. In ogni caso, hanno specificato gli studiosi dell’università brasiliana, ogni decisione sul cambiamento dell’uso del territorio deve coinvolgere pienamente le comunità locali.

Lavori di costruzione di una diga in Brasile
Nonostante gli impegni presi da governi e imprese per fermare la deforestazione, la perdita di foreste resta un problema diffuso: l’anno scorso sono stati persi circa 120mila chilometri quadrati di foreste tropicali, un’area delle dimensioni del Belgio © Mario Tama/Getty Images

L’inganno delle monocolture

Così come non è tutto oro quel che luccica, non è tutto sostenibile quel che è verde. Alcuni paesi che hanno avviato ampi progetti di riforestazione, come Cina e India, stanno in alcuni casi realizzando grandi piantagioni di monocolture, piantando solo una specie di albero. Questo tipo di riforestazione, mettono in guardia gli esperti, non garantisce la qualità della copertura forestale, riducendo sensibilmente i servizi ecosistemici offerti e la capacità di assorbire CO2 e può minacciare le specie native.

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