Serendipity: 5 semplici consigli per scovare posticini incantevoli

Ammettiamolo: la “dura” vita del viaggiatore abituale, come del resto quella del vacanziero stagionale, non resta immune da una certa rilevante dose di ansia da prestazione. Subissati come siamo da valanghe di stimoli pubblicitari o modaioli, ci ritroviamo pungolati dalla strana indefinibile angoscia di esserci persi qualcosa, di non aver visto o esplorato abbastanza, di

Ammettiamolo: la “dura” vita del viaggiatore abituale, come del resto quella del vacanziero stagionale, non resta immune da una certa rilevante dose di ansia da prestazione. Subissati come siamo da valanghe di stimoli pubblicitari o modaioli, ci ritroviamo pungolati dalla strana indefinibile angoscia di esserci persi qualcosa, di non aver visto o esplorato abbastanza, di non essere capaci di intercettare i posti “giusti” o di non aver saputo trarre nulla di effettivamente memorabile o coinvolgente dall’ultimo viaggio o gita fuori porta.

Come acquisire il tocco magico degli esploratori provetti? Come sottrarci alle traiettorie banali dei turisti di massa trasformandoci in veri e propri rabdomanti di posticini incantevoli? Come recuperare il gusto di quelle piccole o grandi scoperte che accadono solo viaggiando?

Se anche a voi i decaloghi appaiono un tantino pretenziosi, eccovi un più breve ed agile “pentalogo” da utilizzare come saggio vademecum per le vacanze, per ritagliarvi addosso un itinerario finalmente su misura per voi.

1. Affidarsi al passaparola e ai suggerimenti degli amici (preferibilmente quelli veri)

Chi ci conosce approfonditamente o magari addirittura condivide con noi qualche cosiddetta “affinità elettiva”, in genere può più efficacemente indirizzarci verso mete o esperienze che incontrino i nostri gusti. Ad esempio, se siete in giro per Parigi, può succedere che un caro amico che non vedete da tempo vi proponga di incontrarvi –o di dirigervi per vostro conto– in un angolino poco noto della leggendaria Place de Furstenberg, autentico incanto architettonico seminascosto in un dedalo di stradine di Saint-Germain des Prés, tra la rue Jacob e la rue de l’Abbaye, in pieno VI arrondissement.

Place de Furstenberg
Place de Furstenberg

Tra l’ex-domicilio di Delacroix (oggi divenuto museo) e qualche vetrina di gallerie o atelier, potrete scorgere, perfettamente mimetizzata nella morbida armonia cromatica delle facciate, la cosiddetta Maison du Chou. La ghiottoneria menzionata nell’insegna annuncia la specialità della casa, ovvero i celebri pasticcini francesi, preparati artigianalmente con ricetta pluripremiata e farciti a richiesta, proprio davanti a voi, con le siringhe pasticciere di una volta, ricolme di cioccolata, pralina alla nocciola, crema chantilly, caramello o altro.

La Maison du Chou
La Maison du Chou

Potete asportare il bottino, ovvero gli choux, facendovelo riporre nelle apposite scatole, oppure degustarlo in loco, nell’accogliente mini-sala tutta legno e vezzosità. Peraltro, come i più documentati cinefili ricorderanno, è proprio sulle panchine di Place de Furstenberg che fu girata la scena finale del celebre film di Scorsese, The Age of Innocence, con Michelle Pfeiffer e Daniel Day Lewis protagonisti, nei rispettivi ruoli della Contessa Olenska e di Newland Archer, dell’omonimo romanzo di Edith Warton. Precisazione che ci conduce dritti dritti al consiglio numero 2.

2. Seguire il filo delle suggestioni letterarie, cinematografiche o musicali

È altamente probabile che possa apparirvi suggestivo un luogo nel quale, ancor prima di approdare dal vivo, avete già gironzolato con la fantasia, imbattendovi in esso attraverso le pagine di un romanzo, i versi di una poesia o di una canzone, come pure, appunto, le scene di un film. Con tali presupposti visitare un palazzo, un giardino, un negozio o un vicolo non vi apparirà come la tappa svogliata di un itinerario qualunque ma costituirà piuttosto il proseguimento di una vostra trama interiore, l’appagarsi di una curiosità autentica.

Se siete ancora a Parigi, per la prima o l’ennesima volta, e se in una qualche fase del vostro percorso di lettori o studenti avete incontrato ed apprezzato i cosiddetti “poeti maledetti”, concedetevi una sosta nel sontuoso e barocco Hôtel de Lauzun, sull’Île Saint-Louis, già residenza di due icone della letteratura francese, quali Baudelaire e Theophile Gautier, che vi ambientavano le proprie riunioni insieme a Balzac, Dumas, Victor Hugo ed altri illustri “colleghi”.

Se invece preferite il mare e magari un’esplorazione dei magnifici panorami liguri delle Cinque Terre, potrete sperimentare gli itinerari paesaggistici del parco letterario espressamente dedicato al sublime poeta Eugenio Montale, inquilino speciale di quei luoghi e premio Nobel per la letteratura.

 

L'Hôtel de Lauzun
L’Hôtel de Lauzun

3. Assecondare con serendipity l’ispirazione imprevista o l’estro del momento

La contraddizione con quanto suggerito finora è soltanto apparente, poiché in ogni frangente della vita quotidiana programmazione e metodo devono inevitabilmente integrarsi con la prontezza di cogliere l’attimo o l’occasione propizia. Dunque, anche in viaggio o in vacanza, sarà indispensabile mantenere occhi, orecchie e soprattutto intelletto recettivo verso eventuali promettenti “deviazioni” dall’itinerario prestabilito.

Potrebbe infatti capitarvi di essere in giro per Capri e, passeggiando lungo il belvedere di Punta Tragara, intravedere un sentiero che si inoltra a picco sul mare. Se si compie il piccolo sforzo atletico di percorrerlo sino alla fine, si giunge ad un cartello che, in dialetto napoletano, annuncia ai viandanti la meritata ricompensa per la fatica, cioè l’ingresso al delizioso ristorante Fontelina.

Una vera e propria oasi di roccia e di azzurro, dove degustare una sopraffina cucina locale a base di pesce esattamente dinanzi allo spettacolo ineguagliabile dei Faraglioni, avendo inoltre a disposizione un’appartata spiaggetta privata di lettini ed ombrelloni, nonché un servizio di taxi acqueo o gozzo che potrà condurvi via mare direttamente a Marina Piccola.

 

Il ristorante La Fontelina a Capri
Il ristorante La Fontelina a Capri

 

4. Lasciarsi guidare dalle opere d’arte

Il consiglio è meno generico di quanto possa sembrare: non si tratta semplicemente di incamminarsi alla scoperta di musei, architetture, monumenti etc. (impresa che peraltro già di per sé garantisce di solito eccellenti risultati) ma di scrutare le indicazioni contenute nelle singole opere d’arte, sfruttando lo sguardo infallibile dei nostri artisti preferiti.

Se ad esempio siete rimasti folgorati dai dipinti di Monet, dai suoi intrichi vegetali e dalle sue celeberrime ninfee, perché non partire alla ricerca degli originali, ovvero dei paesaggi che li hanno ispirati? Basta andare a Giverny, in alta Normandia, nei variopinti giardini oggi dedicati al pittore impressionista che li ha resi immortali, accanto alla casa in cui abitò.

 

Le ninfee di Monet a Giverny
Le ninfee di Monet a Giverny

 

5. Privilegiare luoghi o contesti all’insegna della sostenibilità

Il suggerimento in questa cornice potrà apparirvi quasi in stile Cicero pro domo sua, ma in realtà racchiude un solidissimo nucleo di buon senso: nella tossica contaminazione di cibo, atmosfera e natura che affligge ormai il nostro pianeta, l’esperienza dei sapori, dei panorami e dei paesaggi è oggi più che mai indissolubilmente legata agli sforzi di chi vive e lavora impostando la propria attività professionale secondo parametri di ecosostenibilità e attenzione all’ambiente.

Basta sperimentare la differenza, per accorgersi di come la genuinità e la biodiversità siano ormai divenute, se non un lusso, certamente una rarità e un regalo. Dunque, tra i mille spunti che si potrebbero fornire in tal senso, esiste ad esempio l’opportunità di uno sguardo inedito sulla laguna di Venezia, tra le cui delizie più atipiche va incluso senz’altro il Ristorante Venissa, a Mazzorbo, sull’isola di Burano.

 

Il ristorante Venissa a Mazzorbo (Burano)
Il ristorante Venissa a Mazzorbo (Burano)

Qui, in una piccola enclave isolata dalla fusion cosmopolita della Serenissima, potrete assaporare la più rigorosa osservanza della tradizione locale autosufficiente, non solo in termini di ricette tipiche, ma anche di materie prime, che vengono appositamente tratte dalla pesca lagunare, dal vigneto, dai frutteti e dagli orti adiacenti al ristorante.

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