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Negli ultimi anni, il termine guida autonoma è entrato prepotentemente nel vocabolario automobilistico. Svariati costruttori vantano già ora dei sistemi di assistenza al conducente definiti “autonomi”, ad esempio Tesla, Mercedes-Benz e Bmw, sebbene al guidatore sia richiesta una soglia di attenzione non inferiore al consueto e, soprattutto, l’uomo sia tuttora chiamato a intervenire nelle situazioni
Negli ultimi anni, il termine guida autonoma è entrato prepotentemente nel vocabolario automobilistico. Svariati costruttori vantano già ora dei sistemi di assistenza al conducente definiti “autonomi”, ad esempio Tesla, Mercedes-Benz e Bmw, sebbene al guidatore sia richiesta una soglia di attenzione non inferiore al consueto e, soprattutto, l’uomo sia tuttora chiamato a intervenire nelle situazioni d’emergenza. L’orizzonte rappresentato dalle vetture che guidano da sole al cento per cento è ancora di là da venire. In un futuro remoto? Non proprio. Entro un decennio dovremmo veder circolare i primi veicoli totalmente privi d’apporto umano. Parola di Bosch e Mercedes-Benz.
Il Gruppo Bosch, storico fornitore globale di tecnologie e servizi, e il Gruppo Daimler, cui fanno capo i marchi Mercedes-Benz e smart, hanno siglato un accordo per lo sviluppo di un sistema di guida totalmente autonomo e la circolazione di veicoli senza conducente lungo le strade urbane entro l’inizio della prossima decade. L’obiettivo dei colossi tedeschi è la realizzazione congiunta di software e algoritmi che dotino le vetture di una propria “intelligenza”, così da trasformare radicalmente il panorama della mobilità e consentire una razionalizzazione del traffico cittadino, a tutto vantaggio del contenimento delle emissioni e di una minore congestione delle metropoli. Incrementando, al contempo, la sicurezza, dato che le nuove tecnologie promettono di ridurre sensibilmente il rischio di incidenti.
Lo sviluppo di un sistema di guida totalmente autonomo e, conseguentemente, di vetture in grado di gestirsi senza alcun apporto umano promette di ridare slancio al car sharing, permettendo alle persone di ottimizzare il tempo speso durante i trasferimenti e aprendo nuovi orizzonti per coloro che non hanno, o non possono conseguire, la patente. Una finalità sociale tutt’altro che trascurabile, dato che consentirebbe a soggetti con gravi disabilità, anziani e minorenni, oltre che a tutti gli altri utenti, di essere raggiunti dalle vetture in qualsiasi luogo. Un’inversione dei ruoli epocale, con il veicolo – a propulsione elettrica – che diviene uno strumento di mobilità sostenibile.
Lo scopo del progetto Bosch-Daimler non è lo sviluppo di una tecnologia prototipale, quanto piuttosto l’immissione sul mercato di un sistema destinato alla produzione di massa. Entro una determinata area urbana, le persone potranno così utilizzare il proprio smartphone per prenotare un’auto condivisa o un taxi autonomo che giungerà nel punto desiderato e sarà in grado di trasportarle a destinazione. La proprietà di una vettura, e quindi l’occupazione del suolo per il parcheggio – con conseguente sottrazione di spazio alla vita urbana e alle aree verdi – diventerà un lontano ricordo per quanti vivono in una metropoli, con indubbi vantaggi sia dal punto di vista sociale sia sotto il profilo ambientale.
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