Cosa dice l’accordo tra Italia e Albania sul trasferimento dei migranti

L’accordo prevede la costruzione di due strutture in Albania per la gestione dei migranti salvati dalla Marina. Dossier al vaglio della Commissione europea.

Un accordo tra Italia e Albania in materia della gestione dei flussi migratori è stato siglato il 6 novembre a Roma. Un accordo che, però, potrebbe suscitare critiche ancora maggiori rispetto al memorandum siglato con la Tunisia, e non solo dalla politica italiana.

L’intesa prevede il trasferimento di migranti salvati nel Mediterraneo verso il Paese balcanico, una nuova frontiera dell’esternalizzazione della gestione dei flussi migratori. L’accordo sembra replicare la proposta fatta dal Regno Unito di creare degli hotspot per l’analisi delle domande di asilo in Ruanda, proposta poi bloccata dalla Corte di appello britannica a causa dei numerosi ricorsi da parte di individui e organizzazioni di tutela dei diritti umani.

Il commento di Bruxelles non si è fatto attendere. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato di essere a conoscenza dell’accordo operativo tra Roma e Tirana, ma Bruxelles non ha ancora ricevuto informazioni dettagliate. La Commissione ribadisce che questo genere di accordi deve rispettare pienamente il diritto comunitario e internazionale.

Cosa prevede l’accordo tra Italia e Albania

L’accordo, su cui sembra i due governi abbiano iniziato a lavorare in segreto la scorsa estate, prevede che dalla primavera del 2024 i migranti salvati nel mar Mediterraneo dalle navi italiane vengano trasferiti in Albania.

Nel porto di Shengjin verrà costruita un hotspot per gestire gli sbarchi, l’identificazione e il primo soccorso. Nell’area di Gjader, a 20 chilometri dal porto, verrà invece costruita una struttura per l’accoglienza temporanea sul modello dei Centri per il rimpatrio (Cpr) presenti sul nostro territorio nazionale. La giurisdizione della struttura sarà italiana, il controllo esterno albanese

Meloni ha dichiarato che questa misura non sarà applicata ai migranti fragili, come donne incinta e minori, e ai migranti salvati dalle ong. In Albania verrà trasferito chi sarà salvato dalla Marina, dalla Guardia Costiera o dalla Guardia di finanza. Un dettaglio non da poco dato che, ad oggi, i salvataggi delle ong ammontano all’8,2 per cento degli sbarchi totali, solo una minima parte dei migranti sarà tutelata dal trasferimento nei Balcani.

Secondo quanto dichiarato in conferenza stampa, l’obiettivo è quello di alleviare il sovraffollamento dell’hotspot di Lampedusa, che ha raggiunto il record di sbarchi lo scorso settembre. Meloni ha annunciato che la misura sarà destinata inizialmente a 3.000 migranti, ma quando il meccanismo sarà a pieno regime, si stima che passeranno dalle strutture albanesi più di 36mila migranti.

La questione del diritto

L’accordo riapre diverse questioni legali, tra cui quella degli sbarchi selettivi, dichiarati illegittimi dal Tribunale di Catania a febbraio. Il foro siciliano, infatti, ha stabilito che il decreto ministeriale del 4 novembre 2022 è stata una condotta illecita in quanto, in maniera discriminatoria, si è scelto di far sbarcare dalla nave Humaity 1 di Sos Humanity solo chi è stato ritenuto fragile. Sullo stesso modello, l’intesa tra Tirana e Roma prevede lo sbarco in Italia di persone fragili, mentre gli uomini sani verranno deportati in Albania.

Una seconda criticità è legata all’esternalizzazione della giurisdizione italiana in uno Stato al di fuori dell’Unione Europea. Come hanno evidenziato Maurizio Veglio e Guido Savio dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi), l’applicazione del diritto al di fuori dei propri confini non sarà semplice. Non è al momento chiaro come le commissioni di esame italiane gestiranno le singole pratiche e come i migranti possano avere accesso a tutele legali da parte di avvocati italiani mentre si trovano in Albania. Un altro dato da tenere in considerazione è che, ad oggi, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sempre annullato i decreti di deportazione dei migranti.

Da quanto presentato dal governo, non è chiaro cosa succederà a coloro a cui verrà negato il diritto di asilo, attraverso quella che dovrebbe essere una procedura accelerata di analisi della domanda sul modello del decreto Cutro. Non si sa se i migranti verranno trasferiti in Italia, se resteranno in Albania o se verranno espulsi e, in quel caso, se si applichino gli accordi di espulsione italiani o albanese.

Chi si oppone all’accordo

Le reazioni dell’opposizione non hanno tardato ad arrivare. Il responsabile Politiche migratorie della segreteria nazionale del Pd Pierfrancesco Majorino ha definito l’accordo un “pericoloso pasticcio” e accusato il governo di far fare all’Albania il “lavoro sporco”.

L’eurodeputata Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle ribadisce che è un accordo che, nei fatti, non cambia nulla e non porterà nessun vantaggio per l’Italia.

Le critiche più aspre sono arrivate da Angelo Bonelli, Alleanza Verdi Sinistra, che accusa Roma di violare il diritto internazionale con le deportazioni, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che parla di delocalizzazione dei naufraghi, e da Riccardo Magi di +Europa che definisce le strutture in Albania la “Guantánamo italiana

 

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