
Grazie al Protocollo di Montréal abbiamo ritardato di 15 anni uno degli effetti più gravi del riscaldamento globale: la fusione totale dei ghiacci artici.
Un rapporto delle Nazioni Unite spiega che, nel 2050, il 52 per cento della popolazione mondiale subirà problemi legati alla scarsità di acqua dolce.
Meno accessibile, limitata in termini di quantità e peggiore in termini di qualità. Il futuro dell’acqua potabile rischia di essere compromesso dai cambiamenti climatici. In molte regioni della Terra si registreranno problemi di approvvigionamento. Anche in luoghi nei quali, oggi, le precipitazioni sono abbondanti. A spiegarlo è un rapporto pubblicato il 22 marzo dalle Nazioni Unite, secondo il quale già oggi circa 4 miliardi di persone nel mondo sono costrette ad affrontare episodi di penurie severe per almeno un mese all’anno.
Access to water is a human right & critical during #coronavirus.
Yet, impacts of climate crisis could lead to a world water deficit affecting 685M people.
Details in World Water Development Report: https://t.co/sF8oUkZ6zy #WorldWaterDay via @UNESCO
— United Nations (@UN) March 22, 2020
Una pressione legata al riscaldamento globale, ma anche all’impennata del consumo mondiale. Nel corso degli ultimi cento anni, l’aumento è stato infatti due volte più rapido rispetto alla crescita demografica. Ciò significa che, in termini assoluti, il quantitativo di acqua potabile consumata in tutto il mondo è sestuplicato nell’ultimo secolo. E continua a crescere di un punto percentuale all’anno. Il tutto è poi aggravato dall’inquinamento sempre più forte delle falde acquifere sotterranee e dei fiumi.
Il quadro disegnato dal rapporto delle Nazioni Unite è inquietante. “Sarebbe un grave errore non parlare dell’acqua come di un problema», ha dichiarato la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay. Secondo la quale è necessaria “una migliore gestione della risorsa, al fine di adattarsi ai cambiamenti climatici”. Già oggi, d’altra parte, 2,2 miliardi di persone non dispongono di un accesso all’acqua potabile. E 4,2 miliardi, ovvero la metà della popolazione mondiale, è priva di sistemi di purificazione sicuri.
Una situazione che si aggraverà in futuro. Di qui al 2050, secondo il rapporto, circa il 52 per cento della popolazione mondiale subirà gli effetti delle penurie di acqua. Grandi centri urbani come Amman, in Giordania, o Melbourne, in Australia, rischiano di dover affrontare un calo di acqua potabile disponibile compreso tra il 30 e il 49 per cento. A Santiago del Cile si supererà il 50 per cento rispetto a oggi. Senza parlare dei piccoli stati insulari in via di sviluppo, che già oggi sono particolarmente vulnerabili dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico.
Leggi anche: Clima, il 2018 è stato l’anno più caldo in Italia dal 1800
Ma ad essere minacciata è anche l’agricoltura. Il settore, oggi, è di gran lunga il maggiore consumatore di acqua potabile: per irrigare i campi di tutto il mondo si utilizza il 69 per cento del totale annuo. Un problema gigantesco, se si considera che, come ripetuto dalle Nazioni Unite, “con un aumento della temperatura media globale di soli 2 gradi centigradi, secondo le previsioni, tra 540 e 590 milioni di persone potrebbero ritrovarsi malnutrite”. Il tutto con possibili gravi ricadute anche dal punto di vista sanitario e di perdita di biodiversità.
No matter who & where you are
access to water is YOUR human right.Yet, the impacts of climate change could lead to a ? water deficit affecting 685 M people.
NEW World Water Development Report – Water & Climate Change provides guidance: https://t.co/hfxRmv69Jc #WorldWaterDay pic.twitter.com/SlfQEo8slL
— UNESCO (@UNESCO) March 22, 2020
Di fronte a tale scenario, il rapporto propone due strategie complementari: l’adattamento e l’attenuazione. Nel primo caso l’idea è di adottare “una combinazione di opzioni naturali, tecniche e tecnologiche, nonché misure sociali e istituzionali finalizzate a diminuire i danni e sfruttare i pochi vantaggi concessi dai cambiamenti climatici”. Al contempo, occorre attenuare gli effetti del riscaldamento globale, “riducendo le emissioni di gas ad effetto serra e adottando sistemi in grado di captare la CO2 presente nell’atmosfera”. Ma occorrerà anche gestire in modo più sostenibile le acque usate.
Readily accessible freshwater – found in rivers, lakes, wetlands & aquifers– accounts for less than 1% of the world’s water supply. But this precious resource supports an enormous diversity of life & is essential for human survival.
On #WorldWaterDay, let’s commit to protect it. pic.twitter.com/DYFu1AzsaL
— UN Environment Programme (@UNEP) March 22, 2020
In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, celebrata il 22 marzo, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha spiegato sul tema dell’acqua “tutti dobbiamo fare la nostra parte”. Limitando la crescita della temperatura media globale, alla fine del secolo, a non più di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, “il mondo sarà maggiormente in grado di risolvere la crisi idrica che già oggi dobbiamo fronteggiare”.
“L’acqua – ha concluso Guterres – rappresenta il principale strumento a nostra disposizione per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici. Attraverso i fenomeni meteorologici estremi, come le siccità e le inondazioni, fino allo scioglimento dei ghiacci polari e all’innalzamento del livello dei mari”
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Grazie al Protocollo di Montréal abbiamo ritardato di 15 anni uno degli effetti più gravi del riscaldamento globale: la fusione totale dei ghiacci artici.
È stata inaugurata in Nigeria una gigantesca raffineria, che dovrebbe rendere il paese un esportatore netto. Un’operazione piena di dubbi e rischi.
Dopo 11.788 eventi estremi in 51 anni e un bilancio umano ed economico gigantesco, l’Onu preme per l’adozione di sistemi di allerta preventiva.
C’è una probabilità del 66% che la temperatura media supererà il limite di 1,5 gradi. Tra il 2023 e il 2027 registreremo l’anno più caldo di sempre.
La Spagna adotta misure straordinarie per far fronte alla siccità iniziata 32 mesi fa. Ma l’opposizione punta ad espandere i campi irrigati al sud.
In Columbia britannica, teatro dei record assoluti di caldo nel 2021, le temperature sfiorano i 36 gradi centigradi. Nell’Alberta ancora 89 incendi attivi.
Mocha, il ciclone più potente degli ultimi dieci anni, si è abbattuto domenica 14 maggio sulle coste di Bangladesh e Myanmar.
Temperature superiori ai 44 gradi centigradi sono state registrate in numerose località di varie nazioni dell’Asia meridionale
Un enorme “cluster” di incendi sta colpendo il Canada: 122mila gli ettari già in fumo, 25mila le persone evacuate. Dichiarato lo stato d’emergenza.