
In tutto il mondo crescono superfici agricole coltivate a biologico e produttori, ma serve una spinta ai consumi verso la transizione agroalimentare.
Secondo il rapporto Cambia la Terra 2018, per fermare i cambiamenti climatici serve che l’agricoltura bio arrivi al 40 per cento entro il 2027, con più incentivi all’agroecologico.
Il modello agricolo del ‘900 è finito, perché non ha consentito accesso al cibo per tutti e reddito adeguato per gli agricoltori e perché ha distrutto la fauna. Se ormai a dirlo è anche la Fao, che della rivoluzione verde è stata grande sostenitrice, significa che è proprio arrivato il momento di puntare sull’agroecologia. Passare dal 15,4 per cento di superficie coltivata a bio in Italia a fine 2017 al 40 per cento di campi biologici entro il 2027, ovvero a conclusione del periodo di programmazione della nuova Politica agricola comune (Pac): è questo la sfida che pone il rapporto Cambia la terra 2018 “Così l’agricoltura convenzionale inquina l’economia (oltre che il pianeta)” .
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Il rapporto evidenza come oggi oltre il 97 per cento degli incentivi pubblici europei venga destinato in Italia a sostenere forme di agricoltura dannose per l’ecosistema e la salute umana, mentre meno del 3 per cento delle risorse pubbliche vada a sostenere il ruolo di difesa ambientale e sanitaria svolto dagli agricoltori bio che invece pagano costi di prevenzione dalle contaminazioni accidentali, costi amministrativi e burocratici più alti per produrre in maniera pulita: la richiesta è dunque quella di quantomeno riequilibrare gli sforzi, nell’ottica appunto del criterio del chi non inquina, non paghi.
Sono tre, nel concreto, le proposte lanciate dal comitato Cambia la terra, composto da FederBio, Legambiente, Associazione medici per l’ambiente, Lega italiana protezione uccelli e Wwf, nell’ambito del rapporto, e da mettere in pratica a livello politico.
#FederBioComunica
Le proposte del #bio dopo la presentazione del Rapporto @cambialaterra a @Montecitorio. “Per combattere effetto serra, desertificazione, degrado dei suoli, occorre scegliere l’approccio agroecologico che produce beni per tutti” Leggi: https://t.co/uKV1a5fdb7 pic.twitter.com/ASXhpNnh1e— FederBio (@FederBio) 27 novembre 2018
Tutto ciò per invertire un processo agricolo che fin qui ha generato l’11 per cento dei gas serra che stanno alzando la febbre del pianeta, e che ha contribuito a provocare gli attuali livelli di disboscamento e deforestazione. La stessa Fao inoltre stima che quasi metà delle terre oggi coltivate intensivamente andranno perse entro il 2050 mentre quelle coltivate con il biologico manterranno stabili i livelli di produttività perché più fertili e con più elevata biodiversità. A livello governativo, è aperto in questa fase il confronto sull’aggiornamento del Pan pesticidi e sull’aggiornamento della nuova Pac 2021-2027: proprio per questo, spiega il rapporto, “è il momento di fare scelte chiare per ridurre drasticamente l’uso di pesticidi e diffondere l’agricoltura biologica”. In Italia la Pac del 2013-2020 ha destinato 963 milioni di euro all’agricoltura biologica contro i 41,5 miliardi destini a quella convenzionale.
Il Parlamento intanto si muove. “Stiamo lavorando alla legge dell’agricoltura biologica, domani voteremo gli emendamenti e proveremo a raccogliere delle sollecitazioni sul biologico”, spiega Susanna Cenni, vicepresidente della Commissione agricoltura della Camera. “Stiamo affrontando un passaggio importante, perché in questi anni il tema è stato al centro di una discussione molto forte, a partire dall’Expo di Milano per arrivare addirittura all’Enciclica di Papa Francesco. Credo sia giusto ricordare anche una intensa attività parlamentare, le legge sul biologico che era stata approvata alla Camera ma che purtroppo non abbiamo fatto in tempo ad approvare al Senato, quella sullo spreco alimentare: l’obiettivo condiviso di prestare più attenzione per il cibo e la terra”. E di bandire per sempre la chimica dall’agricoltura.
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