
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
La fine del carbone è vicina. Almeno per una ventina di stati, Italia inclusa, che hanno risposto all’appello anglo-canadese di chiudere la porta al combustibile fossile entro il 2030. Assenti i paesi che ne bruciano di più.
Un mese fa Canada e Regno Unito annunciavano di voler eliminare il carbone dalle fonti nazionali per la produzione di elettricità. Oggi la coppia diventa un’alleanza di almeno quindici Paesi che hanno deciso di mettere alle corde del settore energetico il combustibile fossile più inquinante che esista, entro il 2030. L’annuncio di questa nuova coalizione è stato dato il 16 novembre durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop 23) di Bonn, in Germania.
L’alleanza si chiama Powering past coal alliance (l’alleanza per il superamento dell’uso del carbone) e vede la partecipazione, oltre di Regno Unito e Canada, anche dell’Italia, che di recente ha presentato la nuova strategia energetica nazionale in cui viene anticipata l’uscita dal carbone al 2025 per poi arrivare a un taglio definitivo delle emissioni di CO2 per il 2050. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, presente a Bonn, ha anche confermato l’intenzione dell’Italia di candidarsi – probabilmente attraverso la città di Milano – a ospitare la conferenza sul clima del 2020, la Cop 26.
Powering Past Coal Alliance launched by UK & Canada at #COP23 to lead the world in ending use of unabated coal power https://t.co/h8u7EKGxiF pic.twitter.com/TYMIwtaKQU
— Dept for BEIS (@beisgovuk) 16 novembre 2017
Gli altri paesi che hanno aderito sono Angola, Costa Rica, Danimarca, Finlandia, Francia, Portogallo, Belgio, Svizzera, Nuova Zelanda, Etiopia, Cile, Messico, le Isole Fiji (presidente della Cop 23) e Marshall e i Paesi Bassi – che già nel 2016 hanno adottato una delle politiche climatiche più ambiziose d’Europa, votando per un taglio del 55 per cento delle emissioni di CO2 entro il 2030 proprio grazie alla chiusura di tutti gli impianti a carbone del paese. L’obiettivo è arrivare a 50 adesioni per la Cop 24 di Katowice, una delle città più inquinate della Polonia e d’Europa intera.
“La scienza è chiara: non c’è posto per il carbone in un mondo in cui è necessario contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi. Le nostre società e le nostre economie devono essere alimentate da fonti di energia pulita e rinnovabile. Accogliamo con favore i primi passi che paesi e regioni hanno intrapreso oggi per trasformare questa visione in realtà attraverso l’alleanza, ma è solo l’inizio”, ha dichiarato Manuel Pulgar Vidal, leader del programma dedicato a clima ed energia del Wwf che da anni si batte per mettere al bando il carbone entro il 2025. Pulgar Vidal, che prima della carica all’interno del Wwf è stato ministro dell’Ambiente del Perù e presidente della Cop 20 che si è tenuta a Lima, ha poi aggiunto che “porre fine al carbone è indispensabile, è il primo passo per alimentare un futuro sostenibile per tutti” e rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
E, purtroppo, questa frase è scontata solo nella forma perché proprio Germania e Polonia, l’attuale paese che ospita la conferenza sul clima e quello che la ospiterà nel 2018, coprono la metà dell’intero consumo di carbone d’Europa – e per questo non hanno aderito alla Powering past coal alliance.
Minister McKenna and @CanEmbGermany discussed with Minister of Environment, Natural Resources and Forestry, prof. Jan Szyszko about #Poland’s Presidency of #COP24 and Powering Past Coal Alliance. #COP23 pic.twitter.com/oOy74Hr9Bk
— Minister C. McKenna (@ec_minister) 15 novembre 2017
A soli 60 chilometri da Bonn c’è una delle più grandi miniere di carbone delle Germania, quella di Garzweiler, che estrae lignite incessantemente all’interno di un’area – al massimo della produzione – di 48 chilometri quadrati, quanto l’estensione della città di Bolzano. E a meno di uno stop anticipato, dovrebbe rimanere operativa fino al 2045 quando il budget di lignite da estrarre (pari a 1,3 miliardi di tonnellate) sarà terminato.
Se da un lato sapere e scoprire che dopo tutti questi anni, nel cuore dell’Europa che si erge a leader mondiale nella lotta al riscaldamento globale, esistono ancora miniere di carbone su scala industriale può sembrare letteralmente inconcepibile e frustrante, dall’altro fa sperare che, al momento opportuno, quando persone illuminate assumeranno il potere, la soluzione è lì, scritta, nota a tutti e a portata di mano.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
Com’è andata la Cop26, un commento a mente fredda sulla conferenza sul clima di Glasgow. Non è ancora il tempo per abbandonare la speranza.
L’intesa punta al 2035 per la definitiva affermazione dei mezzi a zero emissioni. Il nostro paese non firma, sì dalle città di Roma, Firenze e Bologna.
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
Com’è andata la Cop26, un commento a mente fredda sulla conferenza sul clima di Glasgow. Non è ancora il tempo per abbandonare la speranza.
L’intesa punta al 2035 per la definitiva affermazione dei mezzi a zero emissioni. Il nostro paese non firma, sì dalle città di Roma, Firenze e Bologna.
Sabato 13 novembre, un giorno più tardi del previsto, è terminata la Cop26. Luci e tante ombre nel Patto di Glasgow sul clima, indebolito dall’India.
Nella mattinata di sabato 13 novembre è stata diffusa una terza bozza di dichiarazione finale alla Cop26 di Glasgow.
La parità di genere è a pieno titolo un tema della Cop26, perché le donne sono particolarmente esposte alle conseguenze dei cambiamenti climatici.