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Una nuova indagine di Essere Animali denuncia gli abusi e le atroci violenze che gli animali devono subire all’interno di allevamenti dop italiani.
“Il cane è il miglior amico dell’uomo” dice il proverbio. Sin dall’antichità abbiamo deciso di accogliere nelle nostre case questi animali affettuosi, leali, intelligenti e che possono essere addestrati per sostenerci o persino salvarci la vita. Ci indigniamo se vengono maltrattati, abbandonati o uccisi perché la loro carne venga venduta in qualche mercato asiatico, ma ci dimentichiamo della sofferenza che animali molto simili ai cani subiscono negli allevamenti europei.
Molto similmente ai cani, infatti, anche i maiali hanno una spiccata curiosità e una forte personalità. Già nel 2007, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare si è espressa affermando che i maiali possiedono notevoli doti cognitive. La loro intelligenza è superiore a quella di un bambino di tre anni e, a differenza dei cani, possono persino giocare ai videogiochi.
Possono districarsi in labirinti e usare uno specchio per trovare cibo nascosto; comprendere un linguaggio simbolico e imparare combinazioni complesse di simboli associati ad azioni e oggetti; manipolare un joystick per muovere un cursore sullo schermo (capacità che condividono con gli scimpanzé); imparare rapidamente, caratterizzandosi per un’eccellente memoria a lungo termine.
Nonostante questo sia noto da tempo, le leggi che dovrebbero tutelare il loro benessere permettono agli allevatori di continuare a tenerli rinchiusi in spazi angusti, sporchi e malsani e di usare un taser elettrico per forzarli a muoversi. La legge ne consente la mutilazione della coda e la castrazione chirurgica senza anestesia nei maschi — se praticate prima del settimo giorno di vita — e il parto in minuscole gabbie per le femmine.
Animali che per loro natura vorrebbero giocare e socializzare con altri individui, grufolare o fare il nido prima del parto e interagire con i suinetti, non vedono mai la luce del sole, non possono allevare i loro piccoli, né giocare o utilizzare l’intelligenza che sappiamo possiedono. Il tutto mentre sono coscienti del male che viene loro inflitto, quindi vivendo con stress, dolore e angoscia tutti i giorni della loro vita.
Questo trattamento non è un’eccezione, ma la normalità negli allevamenti intensivi. E noi lo sappiamo bene: realizziamo indagini sotto copertura da dieci anni e ovunque siamo andati abbiamo trovato situazioni che causavano agli animali estrema sofferenza e dolore emotivo.
Lo abbiamo visto durante la nostra ultima indagine in un allevamento di maiali destinati alla produzione di prosciutto Dop. Le immagini, raccolte da un nostro investigatore, sono state diffuse nell’edizione serale del Tg1 e mostrano atti di violenza e abuso nei confronti di maiali inermi. Durante la movimentazione, vengono colpiti ripetutamente sul muso con spranghe di ferro, inseguiti e afferrati per le orecchie, trascinati per metri sul cemento e infine gettati a terra.
Persino alle scrofe e ai suinetti non vengono risparmiati atti brutali e crudeli: un operatore prende a calci una scrofa rinchiusa in una gabbia parto che non riesce a muoversi, i suinetti sono lanciati con violenza all’interno di un carrello e in alcuni casi calpestati con gli stivali. Più volte, inoltre, cuccioli deboli o malati vengono sbattuti a terra fino alla morte.
Lo stesso grado di violenza lo abbiamo riscontrato in un allevamento fornitore del marchio Fratelli Beretta, dove un operaio strappava i denti a un maiale con una tenaglia senza anestesia né cure successive, o in un allevamento a Senigallia, dove gli animali venivano uccisi a martellate, o ancora in un allevamento fornitore del Prosciutto di Parma, dove cuccioli di pochi giorni erano soggetti a dolorose operazioni chirurgiche senza anestesia e in maniera del tutto illegale. Abbiamo persino documentato la macabra abitudine di gettare testicoli e code dei suinetti nella mangiatoia della madre.
Tracciare una linea tra ciò che è considerato un soggetto (un cane) e un oggetto (il maiale in quanto carne suina) è qualcosa a cui non siamo abituati, ma che in molti, sin dall’antichità hanno messo in discussione. Leonardo Caffo, filosofo e scrittore, afferma che: “Chi sceglie di essere vegano ha deciso di non mangiare più dei ‘qualcuno’ che la nostra società ha trasformato in dei ‘qualcosa’ non solo per mettere fine a una barbarie, ma per salvaguardare l’architettura sociale, ambientale ed economica del nostro futuro”.
Per contrastare le numerose problematiche degli allevamenti è necessario abbandonare il sistema di produzione intensiva. Essere Animali ha lanciato una petizione per la riforma delle leggi a protezione degli animali, ma è necessario intervenire anche sulle nostre abitudini quotidiane, scegliendo un’alimentazione cruelty-free.
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