Il dramma di Bitti, in Sardegna, è un nuovo segnale della crisi climatica

Almeno tre persone sono morte a causa dell’evento meteo estremo che ha colpito Bitti, in Sardegna. Si contano i danni all’agricoltura e all’allevamento.

Un muro solido d’acqua e fango. Ma non è “maltempo” quello che si è abbattuto nelle ultime ore su Bitti, 40 chilometri a nord di Nuoro, nell’entroterra nordorientale della Sardegna e che al momento ha causato tre morti e almeno quattro dispersi. In 24 ore sono caduti 600 millimetri di pioggia, secondo la Protezione civile, ovvero la quantità che normalmente cade in un anno. La cittadina è sepolta da un mare di fango. Non maltempo, ma crisi climatica. L’intensità e la concentrazione delle precipitazioni hanno causato l’alluvione che attraverso il fiume Cedrino, che tra gli affluenti prende l’acqua anche anche dal cuore di Bitti, ha riversato a valle, verso le Baronìe e la costa orientale della Sardegna, milioni di metri cubi d’acqua. Inoltre il forte vento ha causato anche un uragano. Uno dei sempre più frequenti “fenomeni atmosferici eccezionali”, che sono sempre meno eccezionali, ha causato il “dramma di Bitti”, così lo definisce don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana giunto in queste ore a Nuoro per coordinare i soccorsi agli sfollati insieme alle altre realtà del terzo settore e i tanti volontari.

Non solo Bitti, tutta la Sardegna colpita dai danni causati da forti piogge e venti

In campo per il primo intervento necessario, la rimozione della muraglia di fango che occupa le vie di Bitti e che ha troncato ogni tipo di comunicazione, ci sono l’esercito, la Protezione civile, i vigili del fuoco, la polizia stradale, il Corpo forestale, la Croce rossa e “i tantissimi volontari accorsi da ogni paese della Sardegna mossi da una grande solidarietà”, aggiunge suor Pietrina Careddu, direttore della Caritas diocesana di Nuoro.

Intanto in Sardegna continua l’allarme per gli eventi meteo estremi, causati dalla crisi climatica, che nel frattempo si sono spostati dal nuorese verso la Gallura. Tra i punti di maggior rischio c’è ancora la valle tra Torpè e Posada dove sono state evacuate diverse famiglie in via precauzionale, per via dell’aumento dei rilasci della diga di laminazione  di Maccheronis, che nella sola giornata di ieri ha invasato 20 milioni di metri cubi di acqua. 

“Saranno giornate lunghe e drammatiche nelle quali le persone sfollate continueranno a stare nelle strutture messe a disposizione anche delle strutture Caritas che non hanno subito danni. La situazione è drammatica, ma c’è una grande solidarietà”, chiosa il direttore della Caritas italiana.

Nel dramma dell’alluvione, la solidarietà

“Questa situazione ci ricorda da vicino quella di sette anni fa”, commenta suor Pietrina Careddu. Durante il ciclone Cleopatra del 18 novembre 2013 fu la piena, causata delle piogge eccezionali, della diga Maccheronis dell’alta Baronia a invadere l’abitato di Torpè. L’acqua aveva allagato le abitazioni causando la morte di Maria Frigiolini, 88 anni, una delle 19 vittime del nubifragio che ha devastato l’isola.

A Bitti solo la parte alta del paese ha resistito “e per fortuna molte zone del paese sono state evacuate preventivamente, altrimenti il numero di vittime e dispersi sarebbe stato come quello del ciclone Cleopatra”, continua don Francesco Soddu.

Se la situazione resta drammatica, c’è da registrare la grande solidarietà tra gli abitanti di Bitti e delle zone limitrofe. “Sono tante le persone – ritengono all’unisono il direttore di Caritas Italiana e la direttrice della Caritas di Nuoro – che si stanno adoperando per far fronte alle necessità. Per evitare che dopo i primi giorni di massimo sforzo le energie si disperdano, come accaduto nel 2013, bisogna avviare un coordinamento per gestire gli aiuti. Ora sistemiamo i detriti e cerchiamo i dispersi, poi c’è da ricostruire le case e sostenere le nuove povertà che già emergevano dalla pandemia“.

Cosa succedere ora, dopo la fase acuta dell’alluvione di Bitti e la conta dei danni

In poche ore dall’inizio delle operazioni sono stati recuperati e spostati dalle vie di Bitti oltre 400 metri cubi di fango e detriti dalla zona centrale del comune. Non solo i detriti, bisogna anche procedere alla rapida riattivazione dei servizi primari come l’erogazione dell’acqua potabile, il funzionamento delle fogne, la corrente elettrica, le linee telefoniche. Il presidente della Sardegna Christian Solinas ha confermato che in consiglio regionale verrà presentato un emendamento della giunta all’assestamento di bilancio, che consentirà di erogare immediatamente i primi aiuti economici a famiglie e aziende. L’esigenza fondamentale che ha manifestato Solinas è quella di abbattere i tempi burocratici per consentire una erogazione immediata delle risorse.

Intanto l’alluvione sarda ha provocato, oltre quella sulle persone e sugli edifici, altre conseguenze quasi insanabili. A dirlo in una nota gli esperti agronomi e forestali del Conaf: si tratta dell’erosione del terreno fertile, del deposito di pietrisco sui terreni coltivabili e l’inquinamento ambientale.

Il terreno e l’agricoltura pagano un tributo pesante all’alluvione di Bitti

Con il disastro ambientale di Bitti per gli agronomi dei Conaf, ovvero il consiglio nazionale degli agronomi e dei forestali, si è perso per sempre quello strato di suolo fertile trasportato altrove. Inoltre si è depositato il pietrisco fangoso che trasforma la composizione del terreno coltivato in un’area inutilizzabile per l’agricoltura. Infine, c’è l’inquinamento dovuto alla tipologia dei materiali depositati dalle acque passate attraverso i centri abitati, che renderà le superfici prima fertili in potenzialmente inquinate anche da avanzi di cemento, plastiche e metalli.

Non solo i terreni, con la conta dei danni nelle campagne dell’isola, l’agricoltura paga un tributo pesante in termini di perdite e disagi. Ancora una volta – osserva la Coldiretti sarda – la furia dell’acqua ha inondato i campi dall’alta Baronia al basso oristanese, dal medio campidano all’Ogliastra e Sarrabus. La situazione più critica tra nuorese e Baronìe dove si vive in piena emergenza e si sta lavorando per mettere in sicurezza gli animali, in particolare le pecore che in questi giorni stanno figliando. Da Bitti a Torpè, fino a Posada sono i territorio più colpiti e con le strade rurali e ponti distrutti, ci sono tanti ovili isolati. Molte aziende sono rimaste senza corrente elettrica, non possono utilizzare le mungitrici e sono senza acqua non potendo utilizzare i pozzi. Ettari ed ettari di erbai dilavati. Scorte di foraggio e mangime bagnate, stalle allagate in alcune delle quali c’erano le pecore figliate. Un danno che si aggiunge a quello alle persone e alle case in città e in paese a Bitti e in tutta a regione.

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