
Cosa è successo e cosa possiamo imparare dal crollo del ghiacciaio del Birch.
False credenze, caccia sfrenata, commercio illegale sono le minacce che mettono in pericolo la sopravvivenza di tante specie animali meravigliose e bizzarre.
La notizia dell’uccisione dell’ultimo rinoceronte di Giava in
Vietnam (Rhinoceros sondaicus) ha fatto il giro del mondo. Il
mammifero, molto probabilmente vittima di bracconaggio, è
stato trovato con una pallottola nella zampa e con il corno
rimosso. In tutto il sud est asiatico è infatti ancora viva
la credenza che il corno di rinoceronte possa curare il cancro.
Oggi, secondo le stime del WWF e del’lnternational Rhino Fundation
(IRF), rimangono poco meno di 50 esemplari, che vivono nell’area
protetta del Parco Nazionale di Ujung Kulon, in Indonesia.
La lista che si allunga
Le specie si estinguono da sempre, e la casella lasciata libera
viene spesso occupata da altri individui meglio adattati o da
generazioni assolutamente nuove. A detta dei biologi e dei
naturalisti, sul pianeta, ci sono ancora milioni di specie che
aspettano di essere scoperte e descritte. Ma mai prima d’ora era
successo che piante ed animali scomparissero a questa
velocità, mille volte maggiore di quella naturale.
Dal 1994 la IUCN redige e aggiorna ogni anno la Lista Rossa delle
specie in via d’estinzione, sparse nei cinque continenti. Ad oggi
sono 19.265 le specie minacciate, il 3% di quelle conosciute.
Spesso si tratta di piante, animali e funghi unici nel loro genere.
Eccezionali esempi di diversità biologica, ridotti a piccole
comunità o pochi individui. Un tesoro di colori, suoni,
forme e adattamenti che rischiamo di perdere.
La causa? La perdita costante degli habitat, la costruzione di
infrastrutture che non tengono conto delle esigenze ambientali
dell’area (con la conseguente frammentazione del territorio), lo
sfruttamento intensivo delle risorse e della terra.
E questo da dove viene?
Di esemplari singolari,
curiosi, magari sconosciuti ai più, se ne possono trovare
ancora a decine. Individui che vivono sui profondi fondali marini o
tra le volte della foresta pluviale. Spesso in luoghi remoti, dove
il contatto con Homo sapiens è praticamente nullo. Ma
comunque iscritte nella Lista Rossa e seriamente minacciate
d’estinzione.
È il caso della mantella dorata (Mantella aurantiaca), rana
dalla livrea sgargiante, piccolissima (2-3 cm) e velenosa, che
sopravvive in un ristretta area del Madagascar. Dando invece
un’occhiata in casa nostra, come non citare la rana di Lataste
(Rana latastei), endemica della Pianura Padana e dalle lunghissime
e sottili zampe posteriori. Se torniamo a specie più
esotiche, l’axolotl (Ambystoma mexicanum) sembra provenire da un
altro pianeta. Venerato dagli Aztechi come un dio, è un
anfibio antichissimo, che passa tutta la vita allo stadio larvale
ed è in grado di riprodurre parti del proprio corpo se
danneggiate. Spostandoci invece a sud, verso le coste del Pacifico,
troviamo la lontra marina (Lontra felina), unica specie del genere
che vive in ambienti marini. Si spinge fino a 150 metri al largo ed
occupa le coste dal Perù fino a Capo Horn. E che dire del
bizzarro echidna (Zaglossus bruijnii), mammifero monotremo, dal
lungo muso e dai rozzi aculei che depone le uova e che sopravvive
ormai solo nell’isola di Nuova Guinea.
Sono spesso false credenze, la caccia sfrenata e il commercio
illegale a minacciare questi originali doni della natura. È
il caso del drago di Komodo, un rettile che può raggiungere
i 70 kg di peso e che rimane uno degli ultimi dinosauri viventi. I
primi antenati comparvero sul pianeta 40 milioni di anni fa, ed
è passato indenne attraverso le ere geologiche superando
glaciazioni, spostamenti di placche tettoniche, terremoti ed
eruzioni vulcaniche. Un vero sopravvissuto che oggi conta poche
migliaia di esemplari.
Ogni volta che una specie si estingue è come togliere una
tessera dal grande puzzle della biodiversità. È come
se un ingranaggio che fa funzionare il sistema Terra si inceppasse
improvvisamente. Ecco perché dobbiamo trasformarci da
minacce in guardiani. Un pianeta senza diversità è un
pianeta senza futuro.
Fuori dai confini no!
Esiste
un accordo, firmato da 175 Paesi, che dal 1973 regolamenta il
commercio internazionale di specie protette e in via di estinzione.
Ogni nazione ha regole precise per quel che riguarda la
commercializzazione, la detenzione e il trasporto fuori dai confini
nazionali. Coralli, avorio, tartarughe e pappagalli sudamericani
sono assolutamente proibiti.
Animali da zoo
In Ohio fuggono da uno zoo
privato una cinquantina di animali esotici. Le forze di polizia
risolvono la questione uccidendo quasi tutti gli animali: tra
questi 18 tigri del Bengala; in natura ne sono rimaste poco meno di
2000. Nel loro ambiente naturale non sarebbe mai successo:
dimostrazione di come la vanità di pochi metta a repentaglio
intere popolazioni.
A volte ritornano
Praticamente scomparsi dalle nostre montagne, grazie a programmi di
reintroduzione, sono tornati a popolare le nostre montagne il lupo
e l’orso bruno. Molti gli avvistamenti che possono portare a
qualche disagio. Per questo associazioni come il WWF forniscono
gratuitamente aiuto e attrezzature agli allevatori per proteggere
greggi e apiari.
IUCN
È l’Organizzazione Mondiale per la
Conservazione della Natura. Biologi, ricercatori e scienziati
collaborano con gli Stati partecipanti e con le Ong Internazionali
per monitorare lo stato di salute delle specie conosciute ed
intervenire nella protezione. Un ruolo fondamentale è
giocato dai parchi nazionali e dalle aree naturali protette, dove
spesso riescono a sopravvivere gli ultimi rappresentanti di specie
un tempo padrone incontrastate del pianeta.
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