
L’Agenzia europea per l’ambiente ha valutato le perdite in termini economici e di vite legate agli eventi estremi tra il 1980 e il 2023.
Studio italiano conferma i legami tra scioglimento delle calotte artiche, i cambiamenti climatici e il rapido innalzamento del livello dei mari.
L’Artico è sempre più caldo. E l’ultima volta che questo accadde, la calotta si sciolse portando uno sconvolgimento climatico in tutto il pianeta. Il livello dei mari ai tropici si alzò fino a 20 metri in 340 anni. Un evento estremo che mise fine all’ultima era glaciale e che spianò la strada alla nascita della civiltà umana come la conosciamo oggi.
A confermare quanto avvenuto è il Progetto Arca (Arctic: present climatic change and past extreme events), finanziato dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca e con il coinvolgimento del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in qualità di coordinatore, dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale (Ogs) e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
L’obbiettivo è quello che i ricercatori di tutto il mondo tentano di comprendere da decenni, ovvero quali siano i “meccanismi che regolano la fusione della calotta polare artica e il flusso di acqua di fusione glaciale negli oceani, quali importanti fattori capaci di forzare i cambiamenti climatici”, spiega il Cnr in una nota.
“A partire da 20mila anni fa, durante l’ultima deglaciazione, tali cambiamenti nella circolazione oceanica hanno causato fasi di raffreddamento del nord Europa”, hanno spiegato Michele Rebesco e Renata G. Lucchi dell’Ogs, che hanno coordinato le attività del progetto. “Fino ad allora la calotta glaciale occupava tutto il Mare del Nord e si estendeva fino all’Europa settentrionale. Sciogliendosi ha alterato l’equilibrio ambientale dando origine a periodi particolarmente freddi”. Uno scioglimento che ha causato un repentino aumento del livello dei mari che nelle aree tropicali raggiunse circa 20 metri nell’arco di soli 340 anni.
L’Artico è oggi una delle frontiere più importanti per lo studio dei cambiamenti climatici e la comprensione dei fenomeni ad essi legati. Tanto da essere nato un forum intergovernativo denominato Consiglio Artico che si occupa dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale della regione attorno al polo Nord, oltre che a valutare le opportunità economico scientifiche che questi fenomeni hanno aperto in tutta l’area artica.
Il nostro Paese è presente come osservatore e fornisce supporto scientifico a tutta la ricerca, come sottolinea Stefano Aliani, oceanografo dell’Istituto di scienze marine del Cnr che ha coordinato l’integrazione delle attività portate avanti dai diversi gruppi di ricerca: “I meccanismi che regolano la fusione della calotta polare artica e il flusso di acqua di fusione glaciale negli oceani sono molto complessi e la loro comprensione richiede l’integrazione di competenze multidisciplinari”.
“L’Artico – conclude il Cnr – si sta riscaldando più rapidamente di qualsiasi altro luogo sulla Terra, e questo si traduce in un altrettanto rapido cambiamento ambientale. Negli ultimi anni in particolare appare evidente un’accelerazione dei cambiamenti, al punto che la possibilità che si ripetano eventi estremi non è più un’ipotesi remota”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’Agenzia europea per l’ambiente ha valutato le perdite in termini economici e di vite legate agli eventi estremi tra il 1980 e il 2023.
I dati dell’Eurobarometro sul clima dimostrano che i cittadini europei hanno a cuore le sorti del clima e chiedono alle istituzioni di agire.
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
La Commissione europea chiede di tagliare le emissioni nette di gas serra del 90 per cento entro il 2040, lasciando “flessibilità” sui metodi.
L’adattamento alla crisi climatica è un processo lungo e necessario. E a Rimini abbiamo visto che funziona, e come.
Uno studio curato da decine di scienziati, alcuni dei quali membri dell’Ipcc, spiega che non possiamo più limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
Da settimane vaste aree del Canada sono devastate da mega-incendi, i cui fumi hanno attraversato l’Atlantico e sono arrivati in Europa.
I consulenti scientifici dell’Unione europea invitano a non considerare i carbon credits internazionali negli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Nei prossimi cinque anni la temperatura media resterà su livelli record, stando al rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale.