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C’è chi continua a insinuare che la transizione ecologica non porterebbe i benefici sperati al clima. È il tema di questo capitolo di Bugie!
Riscaldamento globale. Cambiamenti climatici. Crisi climatica. Varie definizioni alle quali si è arrivati passo dopo passo, mentre la comunità scientifica continuava a produrre dati inequivocabili sui fenomeni in atto. Numeri e tendenze che hanno contribuito a creare un consenso unanime – da parta della comunità scientifica stessa – sul legame tra le attività dell’uomo e riscaldamento globale. Eppure, c’è chi continua ad avanzare dei dubbi sul cambiamento del clima. “Ma si tratta di posizioni personali che non rientrano assolutamente nella sfera del consenso scientifico”, evidenzia Serena Giacomin, climatologa e presidente di Italian Climate Network, il movimento italiano per il clima; docente e consulente manageriale per la gestione del rischio climatico, Giacomin conduce rubriche meteo in TV e nelle principali radio nazionali.
Da quando si occupa di queste tematiche, di bufale sul clima ne ha sentite tante. Tra le bufale più inflazionate e, se possibile, più pericolose, c’è quella secondo la quale il clima sul nostro pianeta sia sempre cambiato: lunghe fasi di caldo estremo sarebbero state interrotte da lunghe fasi di freddo estremo, e così via. “Ma basta studiare i grafici relativi all’andamento delle temperature per accorgersi che nell’Olocene, l’epoca geologica più recente nella quale si è sviluppata la società umana così come la conosciamo ora, abbiamo avuto un clima piuttosto stabile per circa 12.000 anni. Negli ultimi decenni abbiamo assistito invece a una vera e propria impennata delle temperature, a una variazione repentina: questa è la grande novità, la più preoccupante”. In sostanza a chi sostiene che sulla Terra il clima è sempre cambiato bisognerebbe rispondere: “Certo, è sempre cambiato ma il tema è la velocita con cui sta cambiando adesso. Dobbiamo capire il rapporto causa-effetto per provare a comprendere il problema e dotarci degli strumenti per fronteggiarlo”.
A chi si occupa quotidianamente del tema il quadro è chiaro. Ma spesso si fa ancora confusione su aspetti basilari, come la differenza tra meteo e clima. “In effetti – sottolinea Giacomin – si tratta di termini che spesso vengono utilizzati come sinonimi, quasi fossero intercambiabili. In realtà ci sono importanti differenze che ci aiutano ad interpretare quello che sta accadendo”. La meteorologia, infatti, “cerca di descrivere e determinare la possibile evoluzione dell’atmosfera, che altro non è che l’evoluzione del tempo. Ad esempio, si cerca di capire come l’atmosfera potrebbe evolvere nelle prossime ore tramite equazioni deterministiche, al netto di possibili errori: è un qualcosa che parla nel breve termine, da qui a pochi giorni”. Al contrario la climatologia “ha basi più statistiche che deterministiche, basti pensare che per stabilire una media bisogna accumulare almeno 30 anni di dati”. Di conseguenza è sempre bene ricordare che una singola situazione meteorologica o anche una stagione non va a determinare una tendenza climatica.
C’è poi il grande tema del legame tra le attività antropiche e il riscaldamento globale. Una relazione che sembra ormai assodata eppure c’è chi continua a minimizzarla. E invece “il tema è ormai assodato da parte della comunità scientifica. La scienza si basa sul dubbio e giustamente si dibatte su tutto, ma ormai questa correlazione è dimostrata anche dal punto di vista sperimentale”. E nell’ultimo report del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) questa correlazione viene definita come inequivocabile: “È raro trovare all’interno di testi scientifici il concetto di inequivocabilità, ciò a dimostrazione dell’esigenza che si ha come comunità scientifica internazionale di non lasciare più spazio al dubbio che, in fondo, è uno dei motivi principali dell’inazione”. Su questi temi il consenso scientifico è ormai superiore al 99 per cento ed è “su questo dato che bisogna soffermarsi se si vuole avere un’idea chiara delle cose”.
Un po’ di dati…
Negare il legame tra le attività dell’uomo e i cambiamenti climatici spesso si traduce con il negare l’utilità della transizione ecologica. Transizione che invece “è una parte importante della soluzione” afferma Giacomin. In sostanza i dati scientifici dovrebbero essere utilizzati per rendersi conto del problema e per ragionare sulle soluzioni e su uno sviluppo davvero sostenibile “della società e delle nostre economie che passi attraverso il miglioramento delle infrastrutture e dell’efficienza, per quanto riguarda ad esempio gli edifici e la mobilità”.
L’impatto del comparto sul clima che cambia non è trascurabile. “Il settore della mobilità – spiega Giacomin – ha un impatto importante sia in termini di emissioni di gas climalteranti che di inquinanti”. La differenza è sostanziale: nel primo caso si parla di emissioni in grado di alterare l’equilibrio energetico in atmosfera (i cosiddetti gas serra, la CO2 ma anche il metano), mentre nel secondo caso si tratta di gas nocivi per la salute nel momento in cui si respirano, come le polveri sottili e il biossido di azoto. In termini di produzione e utilizzo “la mobilità ha impatti sui primi ma anche sui secondi, soprattutto in alcune zone come la Pianura Padana che ha una particolare conformazione geografica oltre ad essere densamente popolata e altamente produttiva”.
Riguardo all’auto elettrica il dibattito si è più volte concentrato sulla provenienza dell’energia attraverso la quale viene alimentata, se da fonti rinnovabili o ad esempio da una centrale termoelettrica alimentata con fonti fossili. “È vero che un veicolo elettrico può spostare di poco il problema dei gas climalteranti se viene alimentato da energia prodotta da combustibili fossili, anche se le costanti di efficienza di una centrale termoelettrica sono decisamente superiori rispetto a quelle di un motore a combustione di un’auto endotermica; ma è altrettanto vero che lo sposta di molto in termini di gas inquinanti: può anche consumare energia prodotta con combustibili fossili ma laddove passa non inquina, quindi uno dei due problemi viene sostanzialmente annullato”.
Leggi la versione integrale del capitolo a questo link.
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