
Secondo uno studio dell’Università estone di Tartu, le batterie potrebbero essere alimentate con questo materiale povero, abbattendo nettamente i costi.
Lo sviluppo delle auto elettriche può scontrarsi con l’aumento del prezzo delle materie prime: si allontana l’obiettivo dei 100 dollari per kilowattora.
Si sostiene da sempre che uno dei maggiori limiti allo sviluppo massivo delle auto elettriche sia legato al costo di produzione delle batterie. Un prezzo ancora troppo elevato che si ripercuote inevitabilmente sul listino, rendendo la maggior parte dei veicoli alla spina un desiderio non alla portata di tutte le tasche. La buona notizia è che il trend appare in discesa da anni, con un ulteriore meno 6 per cento segnato tra il 2020 e il 2021; ma la cattiva notizia è che la congiuntura economica rischia di spingere i prezzi verso l’alto nel 2022, un’eventualità che potrebbe avere delle ripercussioni sui progetti futuri di molte Case automobilistiche.
A tracciare il quadro è il sondaggio annuale sui costi delle batterie condotto da Bloomberg new energy finance (Bnef): nel 2021 i prezzi degli accumulatori agli ioni di litio sono stati in media di 132 dollari per kilowattora, in calo rispetto ai 140 dollari dell’anno precedente. Ma l’ascesa dei prezzi delle materie prime – che sta avendo pesanti ripercussioni anche sulle bollette energetiche – stanno già spingendo i costi verso l’alto: nel 2022 si potrebbero raggiungere in media i 135 dollari.
È bene evidenziare che c’è una cifra in grado di mettere d’accordo la gran parte degli analisti: quella dei 100 dollari, considerata una sorta di pietra miliare per rendere competitivi i costi di produzione di un’auto elettrica rispetto a un veicolo convenzionale. Un obiettivo che sembrava alla portata e che ora rischia di allontanarsi, con il risultato che la tanto agognata parità di costi potrebbe subire un ritardo di un paio di anni.
Dal 2022 si slitterebbe insomma al 2024, a causa dei problemi alla catena di approvvigionamento delle materie prime: è il caso del nichel, ma anche del fosfato di ferro e del litio. Già da alcuni mesi molte grandi Case automobilistiche – tra le quali Tesla – stanno valutando la possibilità di utilizzare batterie litio-ferro-fosfato sull’intera gamma di modelli, proprio a causa delle difficoltà di approvvigionamento di nichel; ma già a partire dallo scorso mese di settembre, i produttori cinesi di celle litio-ferro-fosfato hanno aumentato i prezzi tra il 10 e il 20 per cento.
Si rischia quindi un brusco stop a un processo virtuoso che aveva visto, rispetto ai 1.200 dollari per kilowattora del 2010, un calo dei costi di quasi il 90 per cento in soli dieci anni. Ora c’è grande attesa per capire se ci saranno ripercussioni sui piani di molti marchi, che prevedevano a stretto giro un deciso passaggio all’elettrico. Anche perché ci sono importanti realtà, come il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti, che indicano non in 100, ma in 60 dollari per kilowattora il reale punto di pareggio economico per i veicoli elettrici rispetto a quelli a combustione interna.
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