Ha dato il via ai concerti ad alta quota ben 28 anni fa distinguendosi sin dall’inizio per il rispetto delle terre alte. Sancito anche da un manifesto.
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Da un’antica tradizione dell’Alto Adige, il trattamento a base di bagni di fieno che elimina le tossine, rilassa, cura i dolori articolari e muscolari.
Quella dei bagni di fieno è un’antica tradizione, diffusa in particolare nelle zone di montagna del Trentino Alto Adige, che rischiava di andare perduta, ma grazie all’interesse mostrato da tanti appassionati della cultura contadina è ritornata in auge e ora viene proposta in alcuni centri benessere. La storia dei bagni di fieno si perde nella notte dei tempi, a un’epoca in cui l’erba dei prati rappresentava una preziosa ricchezza, per il foraggio degli animali e anche per le sue proprietà contro vari malanni di stagione. I tanti braccianti che un tempo lavoravano ad alta quota nei masi scoprirono i benefici del fieno appena raccolto quando, dormendo di notte in notte sopra i giacigli di erba falciata, sentirono che i dolori alle ossa e alle giunture diminuivano o addirittura scomparivano.
Gli effetti rilassanti e corroboranti di questa pratica sono stati accertati da vari studi, primo fra tutti quello condotto tra l’Ottocento e il Novecento dal dottor Josef Clara (1872-1923), in seguito al quale è stata avviata la moderna forma della fitobalneoterapia. Una ricerca più recente è stata portata avanti alla fine del secolo scorso presso le Terme di Garniga (Trento) in collaborazione con un team di botanici dell’Università di Camerino, di agronomi dell’Università di Firenze, nonché di medici e reumatologi dell’Università di Verona. Le analisi hanno confermato l’efficacia terapeutica di questo trattamento nel caso di molte forme di reumatismi.
Per ottenere effetti positivi e duraturi sono necessarie alcune condizioni. Il fieno deve essere di ottima qualità e derivare quindi da prati gestiti secondo metodi naturali, in cui vi abbondino anche erbe cosiddette speciali (come l’arnica), che variano a seconda delle zone di montagna. A partire dal 2004, in Alto Adige è stata introdotta la certificazione del fieno d’alta montagna, in base alla quale deve provenire da prati cosiddetti “magri”, cioè non trattati con erbicidi, fungicidi o altre sostanze chimiche; in questi spazi verdi devono essere coltivate almeno 40 specie vegetali, tra piante, fiori, erbe; i prati devono essere situati ad altitudini superiori ai 1700 metri e devono trovarsi lontani da strade pubbliche. Il fieno che corrisponde a tutti i criteri previsti dalla certificazione è tutelato da un logo specifico.
Il trattamento, per essere efficace, è indispensabile che sia caratterizzato da almeno otto applicazioni di bagno di fieno, che possono arrivare a dodici a seconda del disturbo. Questo tipo di terapia è particolarmente indicata per chi soffre di reumatismi, mal di schiena e crampi; agisce anche in caso di insonnia e stanchezza psicofisica. Si riscontrano benefici globali, poiché un ciclo di fitobalneoterapia consiste nell’immersione completa della persona in un letto d’erba, dove gradualmente la temperatura raggiunge circa 40°. Il fieno, così caldo e umido, permette al corpo di eliminare le tossine per effetto dell’intensa traspirazione; al contempo, l’epidermide assorbe le proprietà benefiche delle erbe in cui è avvolta.
La seduta varia dai dieci ai venti minuti in base alle problematiche della persona, individuate da una preliminare e obbligatoria visita medica (che può anche vietare tale trattamento in presenza di problemi cardiaci, circolatori, renali, enfisema polmonare e malattie della pelle; è precluso anche durante il periodo della gravidanza e dell’allattamento).
Dopo il trattamento “a caldo” c’è la fase di reazione, che consiste nel riposarsi su un lettino, con il corpo avvolto in coperte di lana. La temperatura si abbassa lentamente e non in modo brusco. Dopo di che è necessario bere molto per reintegrare i liquidi persi con la sudorazione.
Sebbene i bagni di fieno si possano sperimentare tutto l’anno, il miglior periodo per effettuarli è l’estate, durante la fase vegetativa degli alpeggi, che permette l’utilizzo dell’erba fresca appena tagliata.
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