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La convivenza fra l’uomo e gli orsi non è sempre facile, ma questi animali sono essenziali nell’ecosistema. Ce ne parla il biologo Mauro Belardi della cooperativa Eliante.
Ormai è frequente. I contatti con gli orsi avvengono sempre più spesso e non si tratta di avvistamenti in boschi o foreste, ma anche di esemplari che raggiungono i centri abitati. Un giovane orso, per esempio, si è arrampicato su un balcone in provincia di Trento. E un bambino ha incontrato un plantigrado uscendo di casa. Sempre in Trentino due uomini hanno detto di essere stati assaliti e feriti da un’orsa. Verità o esagerazioni? Illusioni ottiche o realtà? Di sicuro c’è che il contatto fra questi grandi carnivori e l’essere umano diventa sempre più frequente.
A questo proposito abbiamo chiesto l’aiuto di una persona competente: Mauro Belardi, biologo ed esperto di biodiversità, presidente della cooperativa sociale Eliante che si occupa di tutela ambientale e che gestisce da anni progetti concreti per insegnare a chi vive e lavora in ambiente alpino a convivere in sicurezza con gli animali selvatici. A lui il compito di illustrare e chiarire alcuni punti fondamentali della speciale interazione fra uomini e plantigradi.
Nel nostro paese sono circa novanta gli orsi presenti nella Alpi centro-orientali. L’orso, in Italia, è una specie protetta. Questo plantigrado è, infatti, una componente preziosa degli ecosistemi in cui è presente e una parte importante della nostra storia e cultura. Proprio per questo motivo la specie gode di una elevata tutela a livello europeo (direttiva Habitat) e italiano. L’orso è pericoloso per l’uomo? In realtà gli orsi non ci identificano come una possibile preda, quanto piuttosto come una minaccia da cui allontanarsi, e il più rapidamente possibile. Si tratta tuttavia di animali selvatici che, come tali, possono divenire potenziali pericoli se impauriti per l’incolumità propria o dei propri cuccioli. Il conflitto tra questi grandi carnivori e le attività zootecniche è una delle cause principali della persecuzione operata storicamente dall’uomo nei loro confronti.
I grandi predatori possono causare danni in particolare alla zootecnia, all’apicoltura e all’agricoltura. Si tratta tuttavia di danni molto limitati da un punto di vista economico, soprattutto se comparati a quelli causati dalla fauna selvatica non protetta (per esempio i cinghiali e i cervi), ma a livello locale il danno da essi arrecato, e la sua percezione, possono essere significativi. Sarebbe importante, quindi, favorire la conoscenza di questi animali e stabilire i comportamenti e gli accorgimenti necessari per incrementare la convivenza e il rispetto reciproco fra le due specie.
L’orso è per natura un animale schivo e cauto, con un eccezionale senso dell’olfatto e dell’udito. Come ogni animale selvatico, cerca di evitare l’incontro ravvicinato con l’uomo. Per questo, la probabilità reale di imbattersi in un orso è solitamente bassa. Tuttavia, negli ultimi tempi si sono verificati diversi episodi di incontro, soprattutto in Trentino, che fortunatamente non hanno avuto conseguenze letali, ma che impongono alcune riflessioni. È importante notare come la stragrande maggioranza degli incontri ravvicinati con gli orsi si risolvano senza alcun contatto, soprattutto se agiamo seguendo alcune regole. Ecco le più importanti:
Nel 2020, nei giorni del lockdown, un video di un giovane orso che scende da un balcone in provincia di Trento ha fatto il giro del web e ha scatenato reazioni opposte in positivo e in negativo. Cercando di fare un’analisi oggettiva si può dire che l’orso non era terrorizzato. In questo caso il plantigrado ha percepito la presenza di cibo e si è arrampicato come solo gli orsi sanno fare. Non trovando niente si è allontanato senza recar altro disturbo.
Sul fatto che un orso non debba aggirarsi sui balconi delle abitazioni dovremmo essere tutti d’accordo. Se lo fa una volta può (forse) essere divertente, ma non può diventare un’abitudine, altrimenti metterebbe a rischio la sicurezza delle persone, dell’animale stesso e probabilmente il destino della popolazione di orsi della sua zona subirebbe una concreta minaccia. Cosa dovrebbero fare le autorità? Il protocollo prevede che il servizio forestale tenti di dare un “nome” a quell’animale, di seguirlo per capire i suoi comportamenti. Prima di pensare a interventi drastici, come alcuni hanno subito chiesto dopo l’episodio, esistono sistemi di dissuasione incruenti. Questi protocolli sono pubblici e i cittadini possono e debbono vigilare sulla loro applicazione per evitare accelerazioni dovute a pressioni politiche come è avvenuto proprio in Trentino.
Ma perché un orso diventa “confidente”? Alcuni di questi carnivori hanno semplicemente un carattere maggiormente fiducioso e audace di altri. Sappiamo che questo non è collegato a una loro reale pericolosità. Ma spesso gli orsi acquisiscono comportamenti di questo tipo per gli errori commessi dagli uomini. Se ne possono elencare alcuni fra i più importanti. Una grande disponibilità di cibo di origine antropica, a volte fornito loro volontariamente, comportamenti errati anche da parte di amanti della natura (fotografi naturalisti, appassionati, amanti degli animali), rifiuti non occultati in maniera idonea che possono attirare l’animale. In alcuni casi questo atteggiamento può anche essere trasmesso da mamma orsa ai figli. È necessario ricordare sempre che gli orsi sono animali selvatici, non vanno avvicinati e non bisogna fornire loro cibo. Il tutto non solo per evitare danni, ma anche per scongiurare condizionamenti dell’animale che potrebbero minacciare la sua stessa sopravvivenza.
Un orso che transita di notte da un paese di montagna è qualcosa di normale. Un orso che si aggira ripetutamente per le strade e magari sale sui balconi non è una buona notizia. È recentissima (23 aprile 2021) la pubblicazione dell’ultimo rapporto Orso e grandi carnivori 2020 da parte della Provincia di Trento, un’occasione attesa ogni anno per conoscere la situazione della popolazione relativa ai selvatici, gli eventi e i problemi relativi.
Quest’anno il rapporto, per la prima volta, evita di entrare nel dettaglio della struttura della popolazione, fornendo solo alcuni dati. Il numero di cento orsi come consistenza della popolazione di plantigradi locale viene per la prima volta citato, ma non supportato da dati, solo da stime. E gran parte del rapporto viene dedicato alla gestione delle cosiddette emergenze. Ci si chiede se ciò fa parte di un reale approccio etologico al problema dei grandi carnivori in Italia, o se si cerca di far diventare orsi e lupi dei capri espiatori per giustificare sprechi economici e cattive gestioni. Gli orsi – così come i lupi – non possono costituire delle “emergenze”, ma devono piuttosto essere vissuti come un elemento necessario e positivo nell’ottica della conservazione del nostro ecosistema.
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