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Clima ed energia stanno diventando una priorità, ma oltre alle promesse c’è ancora tanto lavoro da fare. La pagella delle quindici più grandi banche europee
Per la prima volta, una ricerca arriva a “dare i voti” alle politiche delle quindici più grandi banche europee in materia di clima ed energia. Merito di ShareAction, associazione britannica impegnata da anni per una finanza più verde e sostenibile. La graduatoria che ne emerge è eloquente: le francesi guidano il gruppo, ma ci sono ancora alcuni ritardatari.
??French banks are showing leadership in #GreenFinance #ClimateAction because of one piece of legislation. As world leaders gather today, find out what it is and how other nations can learn from them #OnePlanetSummit >> https://t.co/VTnca8JRtI pic.twitter.com/LxR1FNwplc
— ShareAction (@ShareActionUK) 12 dicembre 2017
Per arrivare alla classifica, i ricercatori hanno preparato un questionario che affronta in modo approfondito le tematiche più importanti della finanza responsabile, ne hanno compilate alcune parti sulla base delle informazioni pubbliche e hanno sottoposto le altre alle banche stesse, per poi assegnare un punteggio alle loro risposte.
Partiamo con i dati positivi: tutte le banche europee, una volta interpellate, hanno deciso di rispondere al sondaggio di ShareAction. E tutte hanno preso in considerazione i rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici, hanno adottato misure e processi specifici e, di conseguenza, hanno lanciato prodotti finanziari verdi. Tutto questo dimostra un’attenzione che, soltanto fino a pochi anni fa, non era affatto da dare per scontata.
Gruppo | Posizione | Banca | Paese | Punteggio (su 162) |
---|---|---|---|---|
Leader | 1 | Bnp Paribas | Francia | 107 |
Sfidanti | 2 | Ubs | Svizzera | 94 |
Sfidanti | 3 | Hsbc Holdings | Regno Unito | 92,5 |
Sfidanti | 4 | Crédit Agricole | Francia | 92 |
Sfidanti | 5 | Société générale | Francia | 89 |
Sfidanti | 6 | Ing | Olanda | 82,5 |
Allievi | 7 | Deutsche Bank | Germania | 61,5 |
Allievi | 8 | Barclays | Regno Unito | 58 |
Allievi | 9 | Santander | Spagna | 56,5 |
Allievi | 10 | Credit Suisse Group | Svizzera | 55,5 |
Allievi | 11 | Rbs | Regno Unito | 54 |
Allievi | 12 | Bbva | Spagna | 52,5 |
Allievi | 13 | Standard Chartered | Regno Unito | 52,5 |
Ritardatari | 14 | UniCredit | Italia | 43 |
Ritardatari | 15 | Lloyds Banking Group | Regno Unito | 37 |
A guidare saldamente la classifica è Bnp Paribas, che negli ultimi mesi ha deciso per lo stop ai finanziamenti a gas e petrolio da scisto e da sabbie bituminose, agli oleodotti, alle trivellazioni nell’Artico e – ultimo annuncio in ordine di tempo – all’industria del tabacco. La seguono a ruota Ubs, Hsbc, Crédit Agricole, Societe Generale e Ing. In linea generale, le tre banche francesi intervistate ottengono un punteggio più alto rispetto alle loro omologhe. Secondo ShareAction, parte del merito è della legge francese sulla transizione energetica, che con il suo articolo 173 richiede a chiunque gestisca degli investimenti di fare un report formale sulla loro impronta ambientale. A chiudere la classifica, il gruppo britannico Lloyds e l’italiana Unicredit.
Un traguardo importante è stato segnato nell’estate 2017, quando la Task Force on Climate Related Financial Disclosures (Tcfd) presieduta da Michael Bloomberg, che riunisce 32 esponenti dell’economia e della finanza, ha pubblicato il suo report finale che definisce le linee guida per la rendicontazione dei rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici. Tredici grandi banche europee su quindici hanno confermato la propria intenzione a mettere in pratica queste raccomandazioni. Quando si entra nel dettaglio, però, emergono grandi differenze nell’interpretazione di queste linee guida; e solo Crédit Agricole afferma a chiare lettere di averle già messe in pratica. ShareAction invita quindi gli azionisti degli istituti a stare all’erta, eventualmente facendosi sentire in assemblea per pretendere più chiarezza e concretezza.
Quattordici banche europee su quindici hanno adottato politiche per limitare o eliminare la propria esposizione su attività che hanno un pesante impatto negativo sul clima, prima fra tutte l’estrazione di carbone. Ma, anche in questo caso, quando si entra nel merito emergono differenze e ritardi. Stesso discorso per le politiche in materia di petrolio e gas naturale, adottate da dodici banche. Se la più lungimirante e avanzata è quella di Bnp Paribas, Santander ad esempio non ne ha ancora definita formalmente una (ma pianifica di farlo a breve). Anche in questo caso, sottolinea ShareAction, è bene non dimenticare mai che anche le banche dovranno fare la loro parte, altrimenti sarà impossibile raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi.
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