
Fritte, al forno o in padella, le polpette di peperoni, ceci e prezzemolo custodiscono l’essenza del sole estivo per offrirla in un sol boccone.
La barba di frate è di stagione a marzo e aprile. Tenera e saporita, è straricca di vitamina C, fibra e preziosa clorofilla. Ecco come si usa.
Le sue foglie filiformi ricordano l’erba cipollina, ma si distinguono perché più sottili e piene al taglio, anziché cave: la barba di frate (o agretti) si presenta con un folto cespo verde intenso, rossiccio alla base. Ed è così che va acquistato: il mazzo non deve risultare floscio alla vista, il colore deve presentarsi uniforme e carico. Si conserva in frigo per massimo quattro giorni.
Le parenti selvatiche della barba di frate sono la Salsola soda e la Salsola kali, due piante conosciute per le loro ceneri ricche di carbonato di sodio e di potassio, con le quali in passato si produceva artigianalmente il vetro. Alla fine del Settecento, queste piante venivano coltivate fino in piena Laguna, a Venezia, per fornire materia prima alle vetrerie più prestigiose.
La barba di frate è una pianta rustica, che cresce con facilità anche nei terreni poveri, resistente all’attacco dei parassiti e delle malattie e quindi naturalmente predisposta alla coltivazione con il metodo biologico.
Fonte di vitamina C e dotata di vitamina A, la barba di frate fornisce sali minerali come calcio e fosforo, clorofilla, ed è povera di calorie: solo 17 per 100 g. E’ molto ricca di fibra insolubile, dunque indicata in caso di stitichezza, nelle diete ipocaloriche e in quelle depurative. Ottima per i diabetici e per abbassare il livello di colesterolo nel sangue.
Con il suo sapore gradevolmente acidulo è più versatile di quanto si possa pensare: va privata della radice e del fusticino alla base delle foglie, cotta brevemente a vapore, e condita a piacere (con un buon olio extra vergine di oliva e pochissimo sale, oppure saltata in padella con aglio e scorzetta di limone come condimento per gli spaghetti, o anche con pomodoro e acciughe.
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