
Sviluppare le ciclovie lungo i corsi d’acqua può aiutare a valorizzare interi territori. Nel nostro Paese c’è un potenziale di ben 200mila chilometri.
Un dossier di Legambiente certifica l’ascesa delle bici nelle scelte di mobilità urbana. Milano prima con 35 nuovi chilometri, seguita da Genova con 30.
La bici scala rapidamente le classifiche dei mezzi preferiti dagli italiani per gli spostamenti quotidiani. E quello appena trascorso potrebbe essere stato l’anno della svolta. Il boom di ciclabili “leggere” rappresenta, infatti, uno delle più dirette conseguenze dell’emergenza coronavirus sulla mobilità urbana. Le chiama proprio “Covid Lanes” Legambiente, che ha lavorato a un omonimo dossier nel quale analizza gli effetti della pandemia sugli spostamenti nelle città, in particolare sull’utilizzo delle bici e sulla realizzazione di strutture ad esse dedicate. Lo scorso anno sono stati ben 193 i nuovi chilometri realizzati nel nostro Paese: si tratta di ciclabili “leggere”, allestite in pochi giorni e con una spesa contenuta, spesso riservando ai mezzi a pedale delle corsie assegnate lungo le strade più frequentate per alleggerire il trasporto pubblico e favorire il distanziamento sociale. Si tratta dunque di interventi minimi che potranno poi essere sviluppati con l’aggiunta di protezioni e la definizione di passaggi esclusivi mirando a trasformarli, nei mesi successivi, in vere ciclabili.
Dette anche ciclabili pop-up, subito dopo il lockdown queste strutture sono state realizzate in ogni angolo del mondo: solo in Europa si contano più di 1.000 nuovi chilometri, con oltre un miliardo di euro di investimenti. L’incremento delle infrastrutture ha seguito il vero e proprio boom dell’uso delle due ruote (+48,4 per cento) registrato in Italia nel 2020, con significativi picchi proprio nei mesi di maggio (+81 per cento) e settembre-ottobre (+73 per cento). Il tutto senza dimenticare il notevole aumento delle vendite di biciclette, che nel mese di maggio è stato del 60 per cento in più rispetto al venduto nello stesso periodo dell’anno precedente, grazie anche alla spinta degli incentivi governativi.
Gli effetti del lockdown e della #pandemia sulla #mobilità urbana sono al centro del nuovo dossier ‘Covid Lanes’ lanciato da @Legambiente. Leggi qui tutti i dati sulle ciclabili pop-up➡️https://t.co/8NgwYPtiin
— Legambiente Onlus (@Legambiente) December 28, 2020
Come spiega il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, “evidentemente il 2020 è stato un anno di svolta per le ciclabili, ma ora serve un deciso salto di qualità per confermare lo sviluppo della mobilità ciclabile e per garantire anche la sicurezza per chi si sposta in bici. L’obiettivo è di ripensare lo spazio urbano per portare qualità e ridurre i rischi di incidentalità, adottando soluzioni infrastrutturali per ridurre la velocità e lo spazio stradale dedicato alle automobili”.
La e-bike sta guadagnando molti consensi, soprattutto nelle grandi città © Arval
Molte città si sono già mosse in questa direzione. Milano è la città italiana con più chilometri di nuove ciclabili pop-up realizzati, ben 35, seguita da Genova con 30. In primavera nel capoluogo lombardo sono partiti i lavori per il percorso ciclabile lungo la cerchia dei navigli, mentre altri cantieri hanno finalizzato il tratto ciclabile che lungo viale Monza collega corso Venezia con Sesto Marelli. A Genova invece, durante il periodo del lockdown è stato definito un nuovo corridoio ciclabile di 30 chilometri che attraversa la città da ponente a levante. A Bologna il biciplan prevede 15 nuovi chilometri di ciclabile: 5,5 sono stati realizzati, 4,2 si chiuderanno a breve e si sta accelerando per la realizzazione degli altri tratti. A Bari è nata la ciclabile light in corso Vittorio Emanuele di 2,5 chilometri senza cordoli, e presto sarà realizzato un percorso sul lungomare Nazario Sauro con spazi distinti per i runner, per la pratica sportiva e il benessere sociale. Altri interventi significativi si registrano a Ferrara, Brescia, Firenze, Cagliari, Lecce, Palermo e Napoli.
Ma non sempre le idee e gli annunci si traducono in progetti concreti. È il caso di Perugia, dove il Comune ha avviato da tempo una consultazione con la Federazione italiana ambiente e bicicletta per la realizzazione di un percorso ciclabile finanziabile con un contributo statale di 800mila euro: ad oggi resta un’idea lontana dall’essere anche formalizzata. Roma invece, nella classifica stilata la scorsa estate dall’European cyclist federation risulta prima tra le città europee per progetti (150 chilometri) di percorsi ciclabili annunciati: il bilancio a dicembre racconta però una realtà diversa, con soli 15,7 chilometri di piste transitorie realizzate. Per Legambiente, conclude Zanchini, a livello nazionale “l’obiettivo deve essere quello di raddoppiare le ciclabili entro il 2025, per mandare un messaggio chiaro di cambiamento in positivo a chi vive nelle città, e trasformare le nuove pop-up, in tempi ragionevoli, in veri percorsi protetti. Per realizzare tutto ciò, bisogna inserire questo tipo di infrastrutture urbane nel Recovery plan e investire un miliardo di euro in cinque anni per questi interventi, seguendo l’esempio di paesi come l’Inghilterra”.
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