Durante un talk organizzato da Lynk & Co e LifeGate a Milano, si è parlato di mobilità del futuro ed elettrificazione dei trasporti.
Mobilità urbana, i dieci insegnamenti tratti dal lockdown per migliorarla
La Settimana europea della mobilità propone dieci insegnamenti che abbiamo fatto commentare ai protagonisti della Conferenza sulla sharing mobility
E’ in corso in questi giorni la Settimana europea della mobilità. Al centro dell’evento in programma fino al 22 settembre, ci sono i dieci insegnamenti tratti dal lockdown per una migliore mobilità urbana. Dieci punti che abbiamo fatto commentare ad altrettanti protagonisti della IV Conferenza nazionale della sharing mobility. Quella legata al Covid-19 d’altronde, come sottolinea Luigi Onorato, senior partner di Deloitte Italia, è una crisi senza esperti e con una forte connotazione emotiva che sta cambiando il modo di vedere la mobilità da parte di clienti, operatori e istituzioni: “In questo contesto, si sta assistendo ad un’accelerazione della domanda di mobilità sostenibile (+335 per cento del traffico ciclabile a Torino durante la Fase 2, quattromila monopattini elettrici in sharing in più a Milano da maggio 2020) accompagnata, tuttavia, da un minore utilizzo dei mezzi pubblici (-50 per cento di utilizzo delle metropolitane a Roma a settembre rispetto al periodo pre-Covid) e un aumento della propensione all’utilizzo dell’auto di proprietà per gli spostamenti quotidiani (circa il 70 per cento)”.
In questa situazione, è necessario “un piano strategico per il rilancio della mobilità da declinare su base locale e nazionale che, consapevole della specificità del nostro territorio (il 77% per cento degli italiani vive in comuni con meno di 100.000 abitanti), miri ad un’evoluzione delle infrastrutture, garantistica sicurezza, favorisca la mobilità intermodale e definisca interventi legislativi per regolarizzare nuove forme di mobilità. Il tutto attraverso un’integrazione sistematica di competenze private e pubbliche che si traduca nell’attivazione di progettualità concrete e a valore”.
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Lo spazio pubblico è prezioso; è più importante che mai gestire le città pensando alle persone piuttosto che alle auto (parcheggiate o in movimento su strade a più corsie). È possibile adottare cambiamenti strategici in un periodo relativamente breve.
Per Sara Venturoni, direttore stazioni di Rete Ferroviaria Italiana, “il risveglio del metabolismo urbano post lockdown e il vincolo del distanziamento sociale hanno imposto un ripensamento dello spazio pubblico, rimettendo al centro le persone e non più i veicoli. Bisogna tendere a città policentriche e resilienti, accorciare le distanze con i luoghi della produzione e dei servizi, trasformare tutti i quartieri in luoghi più vivibili ed attrattivi, in cui armonizzare le diverse funzioni: case, uffici, scuole, strutture per la cura, lo sport, la cultura, il commercio, lo svago. Le stazioni, da sempre luoghi ad alta accessibilità, possono favorire la rigenerazione urbana dei contesti in cui sono inserite e definire nuove gerarchie di mobilità, riorganizzando i flussi a partire dall’analisi di big data near/real time, fondamentali per restituire le effettive dinamiche e rilevare i nuovi bisogni, cui far corrispondere un’offerta ampliata e diversificata di servizi”.
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Abbiamo riconosciuto il valore dei lavoratori essenziali, che finora erano invisibili; tra questi, i dipendenti dei trasporti pubblici e tutti coloro che contribuiscono alla nostra mobilità. Poiché la capacità dei mezzi di trasporto è stata limitata, è importante dare priorità a chi ne ha più bisogno, ma dobbiamo anche ristabilire la fiducia nei trasporti pubblici, fondamentali per una mobilità urbana sicura e sostenibile.
Gino Colella, direttore generale di Agens, evidenzia che “i lavoratori e tutti gli operatori del trasporto pubblico locale sono stati un motore sempre acceso ed orientato verso la ripartenza durante e dopo il lockdown. Sono stati e sono ancora mesi di difficoltà e preoccupazione, a cui le aziende hanno risposto con scelte concrete in favore della cittadinanza (dalla sanificazione degli ambienti con annesso distanziamento sociale alla frequenza delle corse), i lavoratori con il loro impegno, le istituzioni adottando norme e prevedendo risorse per il comparto. Abbiamo bisogno di proseguire l’impegno comune indirizzando ogni sforzo a favore di una maggiore integrazione modale, sostenibilità, digitalizzazione e prevedendo investimenti congrui e coerenti per assicurare un adeguato rinnovamento. Siamo stati, tutti insieme, capaci di resistere; e insieme occorre proseguire con gli sforzi fatti fin qui”.
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L’invisibile è diventato visibile: i tassi di inquinamento acustico e atmosferico derivanti dagli spostamenti quotidiani sono scesi a livelli senza precedenti. Per un po’ di tempo, gli europei hanno respirato aria più pulita e vissuto in spazi urbani meno rumorosi, e hanno espresso il desiderio che questo continui. Come possiamo mantenere, almeno in parte, questa situazione?
“L’emergenza sanitaria – spiega Giusy Lombardi della direzione generale per il clima, l’energia e l’aria del Ministero dell’Ambiente – ha rappresentato l’occasione per un ripensamento delle politiche di mobilità, ed ha innescato un riallineamento, anche culturale, alle mutate condizioni. Sono diventati percepibili valori quali la migliore qualità dell’aria e l’assenza di inquinamento acustico. Prova di questa nuova sensibilità è stata la straordinaria attenzione mostrata dall’opinione pubblica per il Programma sperimentale Buono Mobilità 2020, che incentiva la mobilità ciclistica, anche a pedalata assistita, l’uso di segway a propulsione elettrica e i servizi di bike-sharing e in generale di mobilità condivisa individuale. L’obiettivo comune è avere città meno inquinate e meno rumorose. Per un ambiente migliore e una migliore qualità della vita”.
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Il nostro mondo stava correndo troppo, ma non c’è motivo di affrettarsi; rallentiamo imponendo limiti di velocità nelle aree urbane predefiniti a 30 km/ora o anche inferiori.
Le città a 30 all’ora, è il pensiero della coordinatrice del Green City Network Anna Parasacchi, rappresentano “un vero e proprio elogio alla lentezza! La lentezza per vivere diversamente anche gli spazi della città. Le strategie di mobilità dolce, la bicicletta, il monopattino, le auto a passo d’uomo, consentono una percezione diversa della città fatta di dettagli: ci accorgiamo delle pavimentazioni, dell’uso del verde e delle sua cura, degli spazi pubblici, dell’arredo urbano. Dobbiamo recuperare quello che chiamiamo benessere ambientale proprio perché rapportato allo spazio e all’ambiente in cui siamo immersi, anche con una netta riduzione degli spostamenti da una zona all’altra della città, dei pendolarismi casa-lavoro, degli ingenti spostamenti giornalieri per attività di consumo, istruzione, tempo libero. La città lenta significa anche mixitè funzionale, trovare tutti i servizi a portata di…piede: la città della qualità della vita, delle relazioni, della dimensione sociale”.
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La salute delle vie respiratorie e uno stile di vita attivo ora sono più importanti che mai; una prima ricerca suggerisce che l’inquinamento e l’obesità aumentano notevolmente i rischi per la salute derivanti dal COVID-19. Pertanto, dobbiamo trovare modi migliori che aiutino stabilmente le persone a spostarsi a piedi o in bicicletta nelle nostre città senza correre rischi. Ognuno di noi dovrebbe sforzarsi di restare in forma e praticare sport, quindi non sorprende il fatto che gli accessori da palestra in molti negozi siano andati a ruba; comunque la migliore palestra consiste nell’andare a piedi o in bicicletta.
Per Gianluca Pin, responsabile commerciale di Bicincittà, “il bike sharing è una grande occasione per scoprire la mobilità attiva: pedalare è un modo salutare per combattere l’obesità, le malattie cardiovascolari e l’inquinamento, per rendere piacevoli e divertenti gli spostamenti in città, risparmiando tempo e denaro. Se integrato con la rete dei trasporti pubblici e vista la limitata capienza dei mezzi, il bike sharing è una soluzione concreta per offrire un’alternativa ai passeggeri, una soluzione di viaggio per l’ultimo miglio snella, rapida e che garantisce il necessario distanziamento sociale. Il bike sharing tiene in forma, fa arrivare prima, costa poco e contiene il diffondersi dei contagi: ora è il momento giusto per salire in sella”.
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Lavorare da casa è diventato normale e possibile per molte persone e riduce la necessità del pendolarismo, causa di code e inquinamento. Nel contempo, alcuni dipendenti hanno bisogno di recarsi sul luogo di lavoro. Pertanto i datori di lavoro, gli esperti di mobilità urbana e gli urbanisti devono lavorare di concerto in cerca di soluzioni che ci aiutino a perseguire una ripresa sicura.
“L’esplosione del lavoro agile e delle conferenza a distanza – ci spiega Carlo Carminucci, direttore della ricerca di Isfort – sono la punta avanzata di un processo di innovazione organizzativa a sociale sul quale è opportuno investire massicciamente per gli indubbi benefici impatti prodotti sulla qualità della vita di tutti: mobilità razionalizzata e meglio articolata, meno ore di punta e congestione, meno inquinamento, più sicurezza, più qualità diffusa e per tutti. Ma allo stesso tempo accompagnare la spinta di questi nuovi paradigmi significa spingere su innovazione, digitalizzazione e pianificazione con un’intensità molto maggiore di quella sperimentata negli ultimi anni. E’ evidente che non tutti i lavoratori possono svolgere lo smart working, non tutte le attività commerciali e dei servizi pubblici possono rivedere gli orari di apertura e chiusura, non tutti i comportamenti di mobilità possono essere incanalati sulla base di schemi regolatori pre-definiti. Occorre da questo punto di vista un grande salto di qualità e un grande progetto di mobility management che solo competenze professionali e interdisciplinari adeguate possono assicurare, insieme alla ferma volontà dei decisori politici di sostenere obiettivi così ambiziosi e radicali di riorganizzazione della mobilità e della vita di tutti i giorni”.
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I bambini che vanno a scuola in auto con i genitori contribuiscono notevolmente alla congestione delle strade. Instillano negli altri bambini l’idea di pericolosità degli spostamenti a piedi o in bicicletta, cosicché anche i loro genitori li accompagneranno in auto: un circolo vizioso! La didattica a distanza o l’e-learning possono contribuire a ridurre il numero di spostamenti, ma ci servono alternative più sostenibili per accompagnare i bambini a scuola.
Nicole Hable’, senior advisor affari economici e mobilità sostenibile dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, ci spiega che “una ricerca della Loendersloot Groep ha dimostrato che accompagnare i bambini a scuola in bicicletta porta loro più libertà, creatività e felicità. Sviluppano un migliore senso del traffico e diventano più indipendenti. Per raggiungere questo obiettivo è necessario, oltre alle infrastrutture ciclabili sicure, un cambiamento di mentalità nelle scuole, da parte dei genitori e degli automobilisti. Inoltre, sono importanti le strade con limiti a 30 chilometri orari, i dossi per limitare la velocità, misure di sicurezza intorno alle scuole e la patente per la bici, che fa parte dell’istruzione standard alle scuole elementari olandesi. Un ulteriore beneficio è che chi impara da giovane, avrà anche più avanti un atteggiamento favorevole alla mobilità attiva, e questo fa bene alla salute e all’ambiente”.
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Gli strumenti digitali sono fondamentali per un uso efficiente dei sistemi di trasporto, ma devono funzionare per tutti. Da molti anni, gli esperti della mobilità parlano di MaaS (Mobility as a Service) per promuovere uno stile di vita multimodale. Le app che forniscono informazioni in tempo reale sulle opzioni meno affollate possono essere utili; i pianificatori dei trasporti possono indicare percorsi pedonali in alternativa a tratte su diversi autobus. Alfabetizzazione e accessibilità digitali sono necessarie per sfruttare al meglio questi strumenti.
“La diffusione dei servizi MaaS (Mobility as a Service) – commenta il business strategy manager di 5T Matteo Antoniola – promette di rivoluzionare il nostro modo di intendere la mobilità, offrendoci nel futuro soluzioni per ogni esigenza di spostamento in modo semplice, digitale, integrato, multimodale, flessibile. Tutto disponibile dove e quando vogliamo, in una sola app e on demand. La sfida oggi è governare questa trasformazione digitale per potere produrre benefici sociali e ambientali per l’intera collettività: il ruolo della Pubblica Amministrazione centrale e locale sarà determinante in questo percorso”.
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Acquistare online è stata una delle soluzioni durante il lockdown, ma vogliamo parlare delle consegne? Ricordate il potenziale delle cargo bike per avvicinarci alla logistica a emissioni zero!
“Per le consegne in città – è l’opinione di Anna Donati, responsabile mobilità di Kyoto Club – servono servizi di logistica urbana sostenibile delle merci, efficienti e con veicoli elettrici. Non solo, va riorganizzato lo stesso sistema di distribuzione, mediante transit point, servizi consegna multiprodotti, piazzole di sosta prenotabili, centri di distribuzione di prossimità: l’obiettivo è risparmiare traffico. Vanno promossi il conto terzi e i veicoli elettrici, con sistemi premiali sulle regole di accesso alle ZTL (orari, tariffe). Le amministrazioni devono sostenere lo sviluppo della logistica a pedali, cargobike con piazzole e spazi dedicati. Infine servono innovazioni di servizio per la consegna e ritiro dei prodotti acquistati online, mediante installazione di locker, punti di ritiro e spazi disseminati nella città dove transitano o vivono le persone. Tutte queste azioni devono stare dentro il Piano urbano della mobilità sostenibile un capitolo dedicato alla logistica sostenibile”.
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Alcuni gruppi di persone sono più vulnerabili di altri: costruiamo città con sistemi di trasporto privi di barriere alla mobilità, perché una città accessibile alle persone in sedia a rotelle è una città accessibile a tutti.
Christian Previati, brand manager di Key Energy, è convinto che “ripensare e riprogrammare l’accessibilità dei centri urbani attraverso la mobilità sostenibile e gli strumenti di digitalizzazione delle città è un modo per mettere al centro dell’attenzione l’umano”. E al contempo per “abbattere le barriere e rispondere alle esigenze e alle aspettative delle persone di tutte le fasce di utenza, anche quelle più vulnerabili che richiedono una maggiore tutela”.
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