
L’etichetta di un alimento deve riportare la data di scadenza o il termine minimo di conservazione. Ecco la differenza e come comportarsi davanti a un cibo scaduto.
Con Biova Project, startup che trasforma gli scarti di pane in birra, è possibile fare regali di Natale di qualità e comunicare un messaggio di attenzione nei confronti dell’ambiente.
Diciamocelo, anche se le cose stanno fortunatamente cambiando, a Natale è facile perdere di vista l’attenzione alla sostenibilità, facendo più acquisti rispetto a quello che veramente serve, sprecando gli avanzi di cibo, facendo regali (a volte superflui) con packaging in plastica, e così via. Eppure, bastano pochi accorgimenti per vivere le feste all’insegna del rispetto dell’ambiente e della riduzione degli sprechi: tutti possiamo fare la differenza nel nostro piccolo, senza per questo rovinare l’atmosfera natalizia, né precluderci nulla. Allora perché non supportare un progetto virtuoso di economia circolare come quello di Biova Project, scegliendo di regalare una birra sostenibile, prodotta con una materia prima che altrimenti andrebbe buttata?
Il pane è un alimento sacro in molte culture, la base primordiale della nutrizione umana e un bene di tutta l’umanità; se il suo spreco è difficilmente evitabile, vale la pena impegnarsi per ridurlo al minimo, e per allungare al massimo la sua fruibilità. È esattamente ciò che fa Biova Project: trasforma parte dei circa 13mila quintali di pane invenduto che rimangono quotidianamente sugli scaffali dei negozi italiani in birra artigianale, risparmiando più del 30 per cento di malto d’orzo. L’azienda preleva l’invenduto di supermercati e artigiani indipendenti e lo utilizza per produrre birra in co-branding con il fornitore originale, con un’etichetta che indica la provenienza del pane utilizzato. La birra viene prodotta in laboratori locali già esistenti e quindi distribuita attraverso gli stessi canali che hanno originariamente fornito il pane in surplus. Quando si dice economia circolare.
Ridurre la materia prima vergine significa innescare un circolo virtuoso: si risparmiano acqua ed energia, si abbassano le emissioni di CO2 e si limita la spesa pubblica. Un’altra cosa interessante è che con questo metodo di lavorazione si ottiene un prodotto sempre diverso, a seconda delle peculiarità organolettiche e geografiche dell’invenduto recuperato: la birra fatta da pane integrale, per esempio, ne rispecchierà gusto e colore. Ma il cerchio non si chiude qui, perché Biova Project è riuscita a trovare un metodo per riciclare gli scarti degli scarti: riutilizza infatti ciò che resta dopo la lavorazione della birra per produrre uno snack salato a base di malto d’orzo.
A Natale siamo tutti più buoni, ma la birra Biova lo è tutto l’anno: buona da bere e buona nei confronti dell’ambiente. Ecco perché oltre a essere un dono “pensato” e totalmente fruibile per parenti e amici, è anche ideale come dono natalizio per clienti e collaboratori: regalare Biova infatti è un’occasione perfetta per dimostrare aderenza e impegno aziendale concreto verso i principi della sostenibilità. Un messaggio di rispetto per l’uomo e per il pianeta, ma che allo stesso tempo invita alla convivialità e rimanda a quello che dovrebbe essere il reale valore del Natale: stare insieme, compiendo azioni utili a far star bene noi e gli altri.
Basta andare nell’apposita sezione sul sito Biova Project e scegliere tra la box da 12 bottiglie da 33 centilitri e quella da 6 lattine, sempre da 33 centilitri. I pack, completamente ecologici, riciclabili e senza plastica, vengono spediti direttamente al destinatario (o dove si preferisce). In alternativa, sul sito sono disponibili anche le comode gift card, salvezza di tutti gli indecisi e di tutti coloro che ogni anno si riducono a fare i regali last minute. Qualunque sia la formula scelta, l’importante è brindare con Biova: alle feste, ai nostri cari e al nostro pianeta.
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