La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
Con l’immunologo Attilio Speciani abbiamo approfondito uno studio australiano secondo cui il consumo di noci è associato a una maggiore longevità, memoria e mobilità articolare.
Noci, mandorle e nocciole favoriscono la longevità, la memoria e la mobilità articolare: l’associazione tra il consumo dei semi oleosi e questi benefici per l’organismo si è osservato anche in uno studio australiano effettuato su quasi 10.000 donne e uomini di almeno 70 anni di età, pubblicato su Age and Ageing. Secondo i risultati, il consumo giornaliero di frutta secca è associato alla promozione di una vita longeva in buona salute e libera da disabilità.
“È uno studio interessante perché ha considerato tre aspetti, basandosi sull’autovalutazione dei partecipanti – ha commentato l’immunologo e docente presso il Master di Nutrizione dell’Università di Pavia Attilio Speciani che ha parlato della ricerca in un articolo su Eurosalus – La longevità da sola non basta per garantire la qualità della vita, è importante che sia accompagnata dal mantenimento di una buona memoria e da una certa autonomia funzionale. Lo studio ha osservato che il consumo di semi ha aumentato del 30% la probabilità di mantenere quei tre obiettivi, anche nei partecipanti che non seguivano un’alimentazione ottimale”.
L’immunologo spiega che i semi oleosi – a patto che siano consumati al naturale, non tostati e salati – sono integratori naturali che possono arrestare il declino cognitivo e la disabilità. “Questo probabilmente avviene perché il consumo di semi porta a un aumento della quota proteica che aiuta a ridurre l’eccesso di glicazione, quasi sempre presente nelle malattie neurodegenerative.”
In particolare, si è osservato che il consumo eccessivo di zuccheri ha tra le conseguenze la produzione della proteina Tau 181 che è correlata alla deposizione nel cervello della sostanza amiloide responsabile dell’Alzheimer. Una corretta alimentazione contribuisce a contrastare questo processo e i semi oleosi possono giocare un ruolo importante, anche nel controllo dell’infiammazione.
Come indica il piatto della salute di Harvard, ogni pasto dovrebbe essere diviso in tre parti, metà frutta e verdura, un quarto carboidrati e un quarto proteine, con l’aggiunta di grassi buoni. “L’italiano medio ha una bassa assunzione proteica – continua Speciani – Secondo le linee guida, si dovrebbero assumere 0,83 g di proteine per chilo di peso corporeo fino ai 60 anni; dopo quest’età l’apporto sale a 1,2 g per chilo. Una manciata di semi oleosi come spuntino ci aiuta a raggiungere questo fabbisogno”.
Non solo, un equilibrio tra proteine e carboidrati contribuisce ad evitare i picchi glicemici che, secondo quanto ha osservato la scienza, aumentano il rischio di mortalità per tutte le cause.
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