Nel 2023 le emissioni della Germania sono scese al livello più basso degli ultimi 70 anni

Nel 2023 le emissioni di gas serra della Germania si sono fermate a 673 milioni di tonnellate di CO2, il 46 per cento in meno rispetto al 1990.

  • Nel corso del 2023 le emissioni di gas serra della Germania si sono fermate a 673 milioni di tonnellate di CO2.
  • Si tratta del livello più basso dagli anni Cinquanta, con un calo del 46 per cento rispetto al 1990.
  • In gran parte, però, questo risultato è dovuto a fattori contingenti che non contribuiscono realmente alla tutela del clima nel medio periodo.

Nel corso del 2023 le emissioni di gas serra della Germania, la prima economia europea, si sono fermate a 673 milioni di tonnellate di CO2. 73 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2022, il 46 per cento in meno rispetto al 1990. Non erano così basse dagli anni Cinquanta. Nel suo piano di protezione del clima, il governo si era posto l’obiettivo annuale di restare entro i 722 milioni di tonnellate. Un proposito che è stato rispettato, anzi, ampiamente superato. È quanto emerge dalla valutazione preliminare sul 2023 condotta dal think tank Agora Energiewende.

Come hanno fatto le emissioni della Germania a scendere così tanto

Il calo delle emissioni della Germania è figlio sostanzialmente di due fattori. Il primo, che da solo ha evitato l’emissione di 44 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera, è il crollo della produzione di energia dal carbone, sceso ai suoi livelli più bassi dagli anni Sessanta. A sua volta, questo fenomeno può essere spiegato in diversi modi. Innanzitutto, i consumi di elettricità sono scesi del 3,9 per cento. Nel frattempo, la Germania ha esportato meno energia e ne ha importata di più dai paesi vicini; e quest’ultima è stata prodotta dalle rinnovabili (49 per cento) e dal nucleare (24 per cento). Anche all’interno dei confini domestici, la produzione di energia da fonti rinnovabili ha visto un lieve incremento del 5 per cento.

Sempre nel corso del 2023 anche le emissioni dell’industria sono calate in modo considerevole. Soprattutto per quei settori ad alta intensità energetica, la cui produzione è crollata dell’11 per cento in un anno. La prima economia europea viene infatti da un anno difficile. Le stime preliminari del governo parlano di una contrazione dello 0,4 per cento del prodotto interno lordo (pil), che dovrebbe essere seguita da una ripresa nel 2024.

Centrali a carbone in Germania
Centrali a carbone in Germania © Sean Gallup/Getty Images

Perché il calo delle emissioni non è del tutto una buona notizia

Il brusco calo delle emissioni della Germania è una buona notizia? Sì, ma non del tutto. Perché, per innescare un cambiamento di rotta reale, bisognerebbe fare tre cose: aumentare la capacità delle energie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e passare a carburanti meno impattanti per l’ambiente e il clima. Questi tre fattori, però, hanno contribuito soltanto al 15 per cento della CO2 evitata nel corso del 2023. Un’altra metà è riconducibile a fattori contingenti. Tant’è che, a conti fatti, “la maggior parte dei tagli alle emissioni del 2023 non risulta sostenibile da una prospettiva industriale o di politica climatica”, spiega Agora Energiewende. Preoccupa anche il fatto che due settori cruciali come l’edilizia e i trasporti nel 2023 non abbiano fatto nessun passo avanti in termini di decarbonizzazione, mancando i propri obiettivi climatici rispettivamente per la quarta e terza volta consecutiva.

“Il 2023 è stato un anno a due velocità per quanto riguarda la protezione del clima in Germania. Il settore dell’energia ha ottenuto un successo in termini di politica climatica con il suo livello record di nuove energie rinnovabili, avvicinandoci all’obiettivo per il 2030”, commenta Simon Müller, direttore di Agora Energiewende Germany. “Ad ogni modo, non riteniamo che la riduzione delle emissioni osservata nel settore industriale sia sostenibile. Il calo della produzione dovuto alla crisi energetica indebolisce la base industriale tedesca. Se come conseguenza le emissioni vengono semplicemente spostate all’estero, non ci sono benefici per il clima. Anche i settori dell’edilizia e dei trasporti sono in ritardo per quanto riguarda le misure strutturali di protezione del clima”.

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