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— Michael Wright (@simplymichael2u) July 30, 2023

Uno studio ha permesso di rintracciare microplastiche nella quasi totalità dei campioni prelevati nei tre laghi.
Un 2023 che in Canada potrebbe trasformarsi in qualcosa di unico, con effetti peggiori di una guerra. Mentre nella British Columbia ci sono decine di incendi fuori controllo, dall’inizio dell’anno sono andati in fumo 12 milioni di ettari.
Gli incendi in Canada non si spengono. Nonostante l’attenzione dei mezzi d’informazione europei in questi giorni si sia inevitabilmente concentrata sui roghi che stanno devastando l’Europa meridionale, come Italia e Grecia, in queste ore, nella città di Osoyoos, nella provincia canadese della Columbia Britannica (British Colombia) è in azione un incendio (a cui è stato dato il nome di Eagle Bluff) che ha costretto le autorità all’evacuazione di gran parte della popolazione, ovvero 6.700 persone. Mentre 732 tra abitazioni e altri edifici sono stati sgomberati, altri 2.094 sono sotto osservazione.
L’incendio è partito oltre il confine canadese, in particolare dagli Stati Uniti nordoccidentali, dallo stato di Washington, e ha poi mostrato il suo volto peggiore in Canada. Ad aggravare la situazione sono anche le temperature che dovrebbero arrivare a toccare i 33 gradi centigradi (Celsius) in queste ore, con una media per il mese di luglio che ha raggiunto i 30 gradi. Le squadre di soccorso stanno facendo il possibile e la Royal Canadian mounted police ha reso noto che un vigile del fuoco di 25 anni è morto mentre era in azione sul fronte nordorientale, nella provincia della British Columbia.
Eagle Bluff è solo l’ultimo di una serie di roghi che, secondo gli esperti, sarebbero frutto di un’estremizzazione del clima, con zone prima temperate, con precipitazioni abbondanti oggi trasformatesi in zone aride con temperature che si registrano molto più a sud.
Si parla di oltre 1.500 incendi che hanno devastato la provincia canadese nel 2023, di cui 360 scoppiati nel weekend, su un totale di 990 attivi nel Paese. Di questi, oltre 600 sono stati classificati come “fuori controllo”. Mentre dall’inizio dell’anno sono andati in fumo circa 12 milioni di ettari di aree verdi, una superficie più grande dell’intera isola di Cuba o della Corea del Sud.
Quasi la metà degli incendi (pari al 45 per cento) che si verificano in Canada è causata da fulmini, a loro volta causati da eventi meteo estremi, secondo lo stesso governo canadese. Questi, però, sono responsabili dell’81 per cento della superficie totale bruciata in quanto l’origine è spesso situata in luoghi difficili da raggiungere e in più punti. Una considerazione che vale anche per i 12 milioni di ettari andati in fumo finora (di solito la superficie totale varia da 0,7 a 7,6 milioni di ettari bruciati in un anno). Una cifra molto più alta a causa di periodo di siccità prolungati e temperature molto più alte della media canadese.
Al contrario l’altro 55 per cento, causato direttamente dall’uomo, è in realtà per lo più derivata da eventi accidentali come l’aver gettato mozziconi di sigarette e o l’aver acceso fuochi in aree non autorizzate, quindi pericolose per l’ambiente circostante.
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