La Polonia vieta l’allevamento di animali per le pellicce

Il secondo produttore al mondo sigla una decisione storica. Ma gli allevamenti avranno tempo fino al 2034 per chiudere.

  • Il 2 dicembre il presidente Nawrocki ha firmato la legge che vieta l’allevamento di animali da pelliccia nel Paese.
  • In Europa gli allevamenti di pellicce animali resteranno in cinque stati: Finlandia, Danimarca, Spagna, Ungheria e Grecia
  • Il divieto contribuirà a contrastare la trasmissione di malattie zoonotiche e diminuirà le emissioni di C02

Niente più pellicce in Polonia. È la decisione del presidente Karol Nawrocki che il 2 dicembre ha firmato ufficialmente una legge che vieta l’allevamento di animali da pelliccia nel Paese. In un discorso pubblicato su X, il presidente ha giustificato la sua scelta sostenendo che oltre due terzi dei polacchi, compresi gli abitanti delle zone rurali, sono a favore del divieto.

A metà ottobre il Parlamento polacco aveva già approvato il divieto, ma solo nella giornata del 2 dicembre è arrivata la firma conclusiva. I duecento allevamenti attualmente operativi nel paese avranno tempo fino a gennaio 2034 per chiudere. E gli allevatori che sceglieranno di farlo entro il 2029 potranno ricevere un compenso. Nonostante il Paese produca pellicce da un’epoca abbastanza recente (più o meno dalla metà del Novecento), è diventato il primo produttore europeo e il secondo al mondo dopo la Cina, con oltre 3 milioni di animali uccisi ogni anno, tra visoni, volpi, procioni e cincillà.

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Un visone nella Tierra del Fuego in Argentina © Juan Marcos Alvarez/Pexels

La Polonia è il 18esimo stato europeo a chiudere gli allevamenti

“Un momento storico per la protezione degli animali in Polonia”, ha gioito l’associazione Humane World for Animals Europe , considerando che la Polonia si aggiunge agli altri diciassette Stati europei che hanno già vietato le attività di allevamento per pellicce in passato. Restano così in cinque le nazioni – Finlandia, Danimarca, Spagna, Ungheria e Grecia – a mantenere la pratica.

L’annuncio va di pari passo con il calo di esportazioni mondiali di pellicce che secondo l’organizzazione per la difesa degli animali Anima International sono calate da 14,7 miliardi di dollari nel 2013 a circa 3,4 miliardi di dollari nel 2023. Colpa della contrazione della domanda dei consumatori, ma soprattutto dell’attenzione crescente verso il benessere animale. In più, solo in Polonia nell’arco di nove anni (dal 2015 al 2024) le esportazioni di pellicce di visone – con cui è diventata conosciuta al mondo – sono crollate di oltre l’80 per cento.

Una vittoria anche per l’ambiente e la salute

La fine degli allevamenti da pelliccia ha due risvolti positivi: l’abbattimento delle trasmissioni di malattie zoonotiche e l’effettiva riduzione di emissioni di C02. Per motivi di salute pubblica, infatti, sono stati abbattuti milioni di visoni e milioni di animali in 13 Paesi dell’Europa e del Nordamerica negli ultimi anni. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, basti pensare che 1 kg di pelliccia di visone produce una quantità di emissioni 31 volte superiore a quella del cotone, 26 volte superiore a quella dell’acrilico e 25 volte superiore a quella del poliestere. Il discorso è lo stesso per le pellicce di cane procione e volpe: il loro impatto sul clima è 23 volte superiore a quello del cotone e 18 volte superiore a quello del poliestere.

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