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Da maggio a novembre il fiume colombiano si tinge di colori sgargianti, che gli hanno valso il soprannome di arcobaleno liquido. Sono diverse, però, le minacce che incombono sul Caño Cristales.
È un arcobaleno liquido. Un’esplosione di colori, che sembra uscita da un quadro di Monet o da un libro delle fiabe. Molti dicono sia il fiume più bello del mondo, la rivista Forbes lo conferma. È talmente bello da togliere il fiato. Parliamo del Caño Cristales, che “si trova nella Sierra de la Macarena, una catena montuosa a sud di Bogotà, capitale della Colombia”, riporta il sito di meteorologia 3Bmeteo.com. È chiamato anche “il fiume dai cinque colori”, perché da maggio a novembre le sue acque si tingono di rosso, giallo, verde, blu e nero.
A mescolarsi con i colori della sabbia, delle acque cristalline e delle rocce è l’alga Macarenia clavigera, che durante la stagione delle piogge assume sgargianti tonalità di rosso e regala al Caño Cristales un aspetto a dir poco straordinario. Il fiume rappresenta il punto d’incontro tra l’Amazzonia, le Ande e la regione dell’Orinoco. Un’unione che lo rende un ecosistema unico al mondo, popolato da giaguari, formichieri, puma, cervi, scimmie, coccodrilli e oltre 500 specie di uccelli, tra cui il rarissimo tinamo zampegrigie. Tra le montagne circostanti si nascondono oltre 50 varietà di orchidee. Verrebbe quasi da pensare che ci vivano anche unicorni e fate, in questo luogo incantato.
Nonostante sia piuttosto difficile da raggiungere, l’arcobaleno liquido attira migliaia di turisti ogni anno. Il flusso si è intensificato da quando la guerra civile si è placata con un accordo di pace nel 2016, anche se alcuni membri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) sono ancora attivi. Nel 2017, sono stati ben 15mila i visitatori che si sono avventurati lungo le rive del Caño Cristales, tanto che a dicembre l’area è stata chiusa durante un periodo di forte siccità. Se da un lato il turismo rappresenta una spinta indispensabile all’economia di una regione così remota, dall’altro rischia di minare la sua sopravvivenza.
https://youtu.be/Y2k87quvkB0″]
Sono molte le minacce che incombono su questo paradiso terrestre, a cominciare dagli effetti dei cambiamenti climatici. Negli ultimi anni si sono verificati periodi asciutti durante la stagione delle piogge e, viceversa, è piovuto durante la stagione secca che ultimamente tende ad arrivare in anticipo. Questo “potrebbe far parte di un ciclo naturale, o dipendere dalla deforestazione. Ma potrebbe anche essere collegato ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato Carlos Lasso, ricercatore presso l’istituto Humboldt al New York Times. “L’alga che vive in questo fiume rischia di morire a causa dell’aumento della temperatura globale e il fiume più bello del mondo rischia di tramutarsi in un corso d’acqua qualunque”, avverte Carlo Migliore di 3Bmeteo.com.
Los científicos temen por el futuro del “arcoíris derretido” de Colombia. https://t.co/4mbAQY3K8v pic.twitter.com/nPyeAx6fgr
— NYTimes en Español (@nytimesES) 3 marzo 2018
Inoltre, la zona è ambita dalle compagnie petrolifere. Nel 2009 la Hupecol, filiale colombiana di un’azienda del Texas, ha iniziato a condurre studi sismici in un’area a circa 68 chilometri dal Caño Cristales, alla ricerca dell’oro nero. Per quanto le operazioni fossero distanti dal fiume, si è temuto per l’incolumità dell’ecosistema tanto che nel 2016 il presidente della Colombia, Manuel Santos, ha revocato il contratto di locazione all’azienda. Ora, però, la Hupecol ha fatto causa al governo e non si sa quali saranno i risvolti. Sappiamo con certezza che l’arcobaleno liquido vanta un patrimonio inestimabile dal punto di vista della biodiversità – strano che non sia ancora stato riconosciuto dall’Unesco – e ci ricorda quanto la natura sia in grado di sorprenderci sempre, e di regalarci spettacoli indimenticabili destinati a restare per sempre scolpiti nella nostra memoria.
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