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Non solo fa bene e protegge la salute di madri e bambini: il latte umano oggi potrebbe addirittura diventare una speranza per i malati di tumore. Ce ne ha parlato la professoressa Catharina Svanborg al XII Simposio Internazionale Medela sull’allattamento al seno e sulla lattazione
Sono sempre più numerose le scoperte sulle proprietà benefiche dell’allattamento al seno e del latte materno per la salute dei bambini e delle madri. Dagli effetti antibatterici e antivirali in grado di proteggere i neonati nel breve e lungo termine, alla riduzione del rischio di ammalarsi di tumore al seno per le madri. Ancora più sorprendente è sapere che all’interno di questo prezioso alimento si celi una molecola in grado di distruggere decine di tipi diversi di cellule tumorali, diventando così una concreta speranza per milioni di malati.
I risultati della ricerca che ha portato a questa scoperta sono stati al centro del XII Simposio internazionale sull’allattamento al seno e sulla lattazione organizzato da Medela, azienda specializzata nell’allattamento al seno, il 7 e 8 aprile a Firenze. Un appuntamento di portata internazionale che ogni anno si svolge in una diversa città. Tra i relatori Catharina Svanborg, autrice della ricerca che ha svelato il complesso antitumorale all’interno del latte materno, nominato Hamlet (Human alpha-lactalbumin made lethal to tumor cells – Alfa-lattoalbumina umana resa letale per le cellule tumorali). Svanborg è professoressa di immunologia clinica presso l’Università di Lund, in Svezia, dal 1989 e medico primario presso l’Ospedale universitario di Lund, nonché membro dell’Accademia reale svedese delle scienze dal 1997. Ci ha spiegato perché oggi, dopo vent’anni di ricerche, è giunta a un punto cruciale del suo iter.
Cos’è Hamlet?
Si tratta di un complesso molecolare proteico-lipidico naturalmente presente nel latte materno e in grado di uccidere oltre quaranta tipi diversi di cellule tumorali. La cosa più affascinante è che, mentre le normali terapie anticancro uccidono anche le cellule sane vicine al tumore, Hamlet riesce a riconoscere e distruggere direttamente il tumore, attaccando solo una piccolissima percentuale di cellule sane. Questo è ciò che rende questa molecola estremamente interessante e il motivo per cui abbiamo deciso di provare a utilizzarla per creare un farmaco.
Da quanto tempo sta portando avanti questa ricerca?
Durante la mia carriera ho sempre studiato le infezioni cercando metodi naturali per prevenirle, stimolando il sistema immunitario. Il latte materno si palesò quindi come un esempio di fluido naturale nel quale poter individuare questi metodi. È così che, casualmente, nel 1995 scoprimmo Hamlet. Oltre a proseguire con la ricerca da cui eravamo partiti (che va avanti tuttora) iniziammo, quindi, a portare avanti lo studio di Hamlet.
Dunque sono molti anni che la ricerca prosegue.
Sì, e questa è una cosa estremamente positiva perché ci ha permesso di raccogliere moltissimi dati. Gli effetti di Hamlet sono così forti e sorprendenti che diventa importantissimo disporre di una solida base di dati a supporto dei risultati ottenuti.
Che sperimentazioni avete condotto?
In laboratorio abbiamo eseguito oltre quaranta tipi di prove in vitro con oltre quaranta tipi di cellule tumorali. Tutte sono state distrutte da Hamlet. Parliamo per esempio di tumori del seno, della pelle, dei reni, del cervello, della vescica, del sangue e del fegato. Abbiamo eseguito anche test su pazienti affetti da tumore alla vescica e in questo caso abbiamo visto che Hamlet riduceva notevolmente il tumore dopo una sola settimana portando anche a una rapida espulsione delle cellule morte tramite l’urina. Un’altra cosa interessante che stiamo verificando con Hamlet è il potenziale profilattico su alcuni tumori laddove ci siano eventuali predisposizioni genetiche. Somministrandolo nell’acqua a dei topolini predisposti al tumore al colon abbiamo visto, per esempio, che il 60 per cento di loro non contraeva la malattia.
Come si è evoluta la ricerca in questi anni?
Per prima cosa abbiamo elaborato la tecnologia per estrarre questo complesso dal latte umano e, secondariamente, siamo riusciti a riprodurlo. Ora la grande svolta è che abbiamo ricevuto fondi per trasformare Hamlet in un farmaco. Siamo attualmente in grado di produrre sinteticamente una parte di esso in grande quantità e questa è una cosa davvero eccezionale. Al momento stiamo preparando uno studio su pazienti con tumore alla vescica, del quale abbiamo già esperienza. Il procedimento per poter arrivare alla produzione del farmaco prevede test effettuati in contemporanea a un grande numero di persone col cosiddetto “controllo placebo”. Ciò significa che ad alcuni pazienti verrà effettivamente somministrato il composto e ad altri no per verificarne l’efficacia.
Sono stati registrati effetti collaterali?
No, finora non ne abbiamo constatati.
Su quali tipi di tumore effettuerete i prossimi test?
Il tumore al colon e la displasia cervicale causata dal papilloma virus (tumore al collo dell’utero, ndr). Molte donne soffrono di questo disturbo e noi stiamo progettando di creare una crema locale che possa curarlo.
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