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Il femminicidio di Sarah Everard è solo la punta dell’iceberg della violenza di genere a Scotland Yard. Un nuovo rapporto parla di circa 600 denunce tra il 2012 e il 2018.
Il femminicidio della 33enne Sarah Everard, per cui è stato arrestato il poliziotto Wayne Couzens, ha scoperchiato il vaso di pandora per quanto riguarda il problema delle molestie e della violenza di genere del corpo di polizia londinese. Un’indagine pubblicata dal The Observer ha rivelato una lunga scia di accuse a carico di agenti per molestie sessuali, con circa 600 denunce presentate tra il 2012 e il 2018. La dimostrazione che c’è un problema culturale all’origine del terribile omicidio che ha scosso l’Inghilterra. Non è un caso che il sentimento di ribellione della cittadinanza al brutalismo delle forze dell’ordine stia crescendo, come mostrano gli scontri dei giorni scorsi a Bristol e in altre città inglesi.
Sarah Everard è stata rapita e uccisa il 3 marzo scorso mentre tornava a casa nel sud di Londra e la sua storia è subito diventata un caso nazionale e internazionale. Il presunto omicida è l’agente Wayne Couzens, facente parte di quella Polizia metropolitana di Londra che ha come principale mission proprio quella di garantire la sicurezza dei cittadini e delle cittadine. Non solo una tale protezione non è arrivata, ma anzi la figura del protettore e del carnefice hanno finito per combaciare, in un episodio terribile che si è rivelato essere solo la punta dell’iceberg.
Il quotidiano inglese The Observer ha raccolto tramite i commissariati londinesi tutte le denunce per molestie sessuali a carico di agenti in città e i numeri sono impressionanti. Ci sono stati 594 casi diversi tra il 2012 e il 2018 e solo per 119 di essi c’è stato un seguito, mentre i restanti sono di fatto finiti nel cassetto. Di questa piccola minoranza per cui si è avviato un procedimento, l’esito è stato nella maggior parte irrisorio in confronto alla gravità delle accuse che pendeva sul poliziotto: obbligo di stare a distanza dalla vittima, dimissioni, coprifuoco e poco altro.
Scorrendo la lista emergono storie di tutti i tipi, che danno un’istantanea perfetta di come ci sia un problema di abusi a Scotland Yard. C’è il caso di una donna filmata mentre subiva uno stupro, quello di una moglie abusata per tutti gli otto anni di matrimonio, quello di alcune donne di un rifugio per vittime di abusi circuite e ricattate sessualmente, quello di una donna violentata nella sua stessa casa, diversi episodi di violenza domestica, stupri in un nightclub, pedopornografia online, comportamenti inappropriati sul luogo di lavoro nei confronti delle colleghe e via così, in una serie di infinita di episodi che hanno avuto come protagonisti agenti maschi della Polizia metropolitana di Londra. Un rapporto che getta benzina sul fuoco del caso Sarah Everard, a cui si aggiunge peraltro la condanna (senza incarcerazione) per un altro poliziotto inglese, Oliver Banfield, per aver molestato una donna nelle West Midlands mentre tornava a casa da sola.
Non è un buon momento per le donne inglesi. Il caso Sarah Everard ha solo confermato una violenza di genere che si conosceva ma a cui si cercava di non pensare, un problema che non si ferma al campo delle forze dell’ordine. Nell’ultimo anno il centralino nazionale per le vittime di abusi domestici non ha mai smesso di squillare, con un incremento del 61 per cento delle telefonate rispetto all’anno precedente. Il lockdown ha messo le donne del paese in una condizione di maggiore vulnerabilità, ma il problema delle molestie è uscito anche dalla quattro mura di casa per riversarsi poi nelle strade, come dimostrano appunto i casi di cronaca recente.
La violenza che gli agenti di Scotland Yard hanno continuato a perpetrare nei confronti delle donne accorse alla veglia in memoria di Sarah Everard a Clapham Common non è altro che la conferma di un metodo e di una cultura sbagliate dal principio. Manganellate, donne trascinate a forza, arresti, tutto nella cornice apparentemente pacifica della commemorazione di una vittima degli abusi sessuali della polizia, soppressa con la scusa delle norme anti-Covid. Da più parti si chiedono le dimissioni di Cressida Dickdella, a capo di Scotland Yard e paradossalmente la prima donna a ricoprire una tale carica. Intanto in altre città del paese crescono le tensioni tra cittadinanza e polizia.
A Bristol nei giorni scorsi è stato organizzato un corteo contro la nuova legge proposta dalla ministra degli Interni britannica Priti Patel per aumentare i poteri della polizia e limitare il diritto di manifestare, una risposta coercitiva alle tante manifestazioni in memoria di Sarah Everard, un modo per fermare dal principio eventuali moti di piazza. La situazione a Bristol è però presto sfuggita di mano, trasformandosi in una guerriglia civile con feriti tanto tra gli agenti quanto tra i manifestanti. Intanto cortei organizzati dai movimenti femministi e antirazzisti si tengono da giorni in altre città, a dimostrazione di come al momento in Inghilterra la tensione si tagli col coltello e i rapporti tra forze dell’ordine e società civile siano al minimo storico.
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