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Secondo uno studio, un consumo aumentato di cibi ultra-processati aumenta il rischio di malattie neurodegenerative. Il dottor Attilio Speciani ci spiega come evitarli.
Con la sigla inglese UPF (ultra-processed food) si indicano i cibi ultra-processati, ovvero tutti quegli alimenti che hanno subito numerose trasformazioni industriali e tra i cui ingredienti compaiono, ad esempio, zuccheri aggiunti, grassi idrogenati e additivi come addensanti e coloranti. Ne fanno parte le merendine e i gelati confezionati, le bevande zuccherate e gassate, le caramelle, i pani industriali, le zuppe istantanee, tutti prodotti che per alcuni possono arrivare a rappresentare il 25-50 per cento del consumo giornaliero di cibo.
Come indicato da numerosi studi, si tratta di cibi insalubri per l’organismo che aumentano il rischio di malattie tumorali e cardiovascolari, ma che hanno effetti negativi anche sulle funzioni cognitive contribuendo al loro declino. Ne parla sulle pagine di Eurosalus, il dottor Attilio Speciani, immunologo clinico e specialista in allergologia, citando uno studio pubblicato su Neurology secondo il quale un aumento del 10 per cento nell’assunzione di UPF aumenta del 14 per cento il rischio di Alzheimer, del 25 per cento il rischio di demenza e del 28 per cento il rischio di demenza vascolare, ovvero un deterioramento cognitivo dovuto a insufficiente circolazione di sangue nel cervello. Dall’altra parte, però, sostituire anche solo il 10 per cento dei cibi UPF con cibi sani e minimamente trasformati comporta una riduzione del 19 per cento del rischio di demenza; sostituendone il 20 per cento, la riduzione sale al 38 per cento e così via.
Ma come si riconoscono i prodotti ultra-processati? Non tutti i prodotti industriali sono ultra-trasformati in quanto alcuni alimenti subiscono lavorazioni minime necessarie, per esempio, a conservare al meglio il prodotto, ed è utile conoscere la differenza: “Una marmellata di frutta con zero o pochi zuccheri aggiunti è un cibo solo minimamente processato, così come tutti quegli alimenti che subiscono solo le trasformazioni tipiche della cucina tradizionale – spiega Speciani- Per fare un altro esempio, dei cereali semplicemente soffiati sono minimamente processati, mentre dei cereali al cioccolato con zuccheri aggiunti sono invece ultra processati: basti pensare che su 30-40 grammi di prodotto, 10-12 grammi sono zuccheri”.
L’immunologo consiglia: “Più la lista degli ingredienti è corta e comprensibile, più andiamo sul sicuro nella scelta di un prodotto”. Secondo la classificazione NOVA, elaborata in Brasile dal 2009 e validata poi a livello internazionale, gli alimenti sono divisi in gruppi a secondo del loro grado di trasformazione; quelli ultra-processati appartengono al gruppo 4, contengono solitamente cinque o più ingredienti e non possono essere riprodotti a livello casalingo.
Fare pasti senza UPF e contribuire con l’alimentazione a proteggere l’invecchiamento del cervello è possibile. “Si deve comporre un pasto comprendendo sempre carboidrati, proteine, fibra e grassi buoni e prediligendo alimenti freschi e poco trasformati: dunque a colazione e a merenda sì a yogurt bianco e no a quello dolcificato alla frutta, sì al pane integrale e no alla brioche o ai biscotti, sì ai cereali soffiati e no a quelli zuccherati, sì al cioccolato fondente, alla frutta fresca e secca, no a merendine e budini confezionati. A pranzo e cena no alla pizze surgelate, alla zuppe pronte, ai cracker, sì a farro e verdure, a pollo e insalata, a uova e ricotta”. Sempre considerando che il problema non riguarda un singolo prodotto ultra-processato, ma l’abuso di questa tipologia di alimenti.
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