Cile, il governo difende l’ambiente e rifiuta una nuova miniera di rame e ferro

Impatti ambientali troppo pesanti: il governo di Santiago del Cile ha deciso di non approvare una nuova miniera, e un porto annesso.

Il governo del Cile ha deciso di respingere il progetto di Dominga: la nuova miniera di rame e ferro, che minacciava una riserva naturale, non si farà. Il consiglio dei ministri di Santiago – al quale hanno partecipato i responsabili di ambiente, economia, miniere, agricoltura, energia e salute – ha annunciato la decisione nello scorso mese di gennaio, motivandola con precisione: l’iniziativa presenta un impatto ambientale troppo ampio.

Si prevedeva di estrarre 12 milioni di tonnellate di ferro e 150mila di zinco

Nelle intenzioni della società promotrice – la Andes Iron – la nuova miniera avrebbe permesso infatti di estrarre 12 milioni tonnellate di ferro e 150mila di rame all’anno. Per consentire poi di traportare (ed esportare) facilmente le materie prime, era prevista la costruzione di un porto e di un impianto di desalinizzazione.

Chi sosteneva il progetto aveva sottolineato come in particolare il rame rappresenti un elemento fondamentale per la transizione energetica, poiché indispensabile nel contesto di una progressiva elettrificazione, legata all’abbandono delle fonti fossili. Si stima, in effetti, che la domanda di tale materia prima possa raddoppiare di qui al 2035, passando dagli attuali 25 a 50 milioni di tonnellate.

Il progetto su una riserva naturale unica al mondo

La miniera di Dominga, tuttavia, avrebbe dovuto letteralmente invadere una riserva naturale unica al mondo, nel Cile settentrionale, nella quale vive l’80 per cento degli esemplari di pinguini di Humboldt, nell’omonimo arcipelago. Un’area che, proprio per tale ragione, vive di turismo (spesso ecologico e sostenibile).

La vittoria di Gabriel Boric in Cile, davanti a una bandiera Mapuche
Il presidente del Cile Gabriel Boric © Marcelo Hernandez/Getty Images

La Andes Iron ha annunciato che presenterà un ricorso contro la decisione del governo. L’azione legale si baserà probabilmente sulle argomentazioni che l’azienda ha finora portato avanti: in primo luogo il fatto che la miniera porterebbe crescita e sviluppo in un’area povera del Cile. Quindi tenterà di rassicurare sull’impatto ambientale.

“La protezione dell’ambiente è una condizione per lo sviluppo”

Ma il ministro dell’Economia del Cile, Nicolás Grau, parlando a Forbes Chile è stato chiaro: “Abbiamo preso visione di tutti i rapporti tecnici, e su tale base all’unanimità abbiamo deciso di esprimerci in modo contrario al progetto. La protezione dell’ambiente non rappresenta un ostacolo allo sviluppo, bensì una condizione per lo sviluppo”. “Le questioni riguardavano la vita marina e quella di diverse specie. Ma anche l’impianto di desalinizzazione, senza dimenticare i problemi legati alla qualità dell’aria e al rischio di contaminazione di due falde acquifere”, ha aggiunto la ministra dell’Ambiente Maisa Rojas.

Il progetto era finito nel mirino anche per sospetti di corruzione che coinvolgevano l’ex presidente conservatore Sebastian Piñera, secondo i documenti dell’inchiesta “Pandora Papers”.

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