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Studi scientifici indicano che le emissioni di CO2 nelle economie avanzate sono tornate a crescere nel 2018. E il mondo non vuole rinunciare al carbone.
Le emissioni di CO2 legate al consumo di energia in America del Nord, nell’Unione europea e nelle economie avanzate dell’Asia e del Pacifico registreranno un aumento nel corso del 2018. Si tratta della prima volta che ciò accade da cinque anni a questa parte. La crescita, secondo uno studio dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), sarà pari allo 0,5 per cento, rispetto al livello raggiunto nel 2017.
https://www.youtube.com/watch?v=UtTAF0eRSNo
La notizia arriva mentre sono in pieno svolgimento i lavori della Cop 24, la Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite ospitata quest’anno dalla città di Katowice, in Polonia. E aumenta le inquietudini circa i reali impegni assunti dai governi di tutto il mondo al fine di rispettare il principale obiettivo dell’Accordo di Parigi. Ovvero limitare la crescita della temperatura media globale ad un massimo di due gradi centigradi, entro la fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali.
Secondo l’Iea la nuova impennata delle emissioni è legata all’aumento dell’uso di petrolio e gas. Che la crescita delle fonti rinnovabili – capace nei cinque anni precedenti di far diminuire le emissioni di Co2 del 3 per cento – stavolta non è bastata a compensare. “I nostri dati indicano che nonostante la dinamica positiva dell’energia fotovoltaica ed eolica, le emissioni sono tornate a crescere nelle economie avanzate. Ciò evidenzia la necessità di dispiegare tutte le tecnologie e i mezzi a disposizione per incrementare l’efficienza energetica. Il nostro è l’ennesimo monito indirizzato ai governi riuniti a Katowice”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’agenzia, Fatih Birol.
Come se non bastasse, uno studio pubblicato ad ottobre dal comitato scientifico delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale, ha spiegato che nel 2017 anche il consumo mondiale di carbone è tornato a crescere. “Si tratta – sottolinea il New York Times – del combustibile fossile più dannoso per l’ambiente”. Ma anche del «più economico e abbondante», ragione per cui esso è “ancora la prima fonte di energia al mondo per la produzione di elettricità”.
Un cambiamento di rotta verso economie a basse emissioni di CO2 è dunque imprescindibile se si vuole salvare il Pianeta. Per questo la Commissione europea, lo scorso 28 novembre, ha proposto un nuovo piano per arrivare ad “un’Europa a zero emissioni” entro il 2050. Le tappe intermedie finora indicate nei piani ufficiali, tuttavia, parlano di “una riduzione del 40 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2040”.
The #EU’s new #climatechange plan aims to cut its emissions by 100% compared to 1990 levels in 2050.https://t.co/eSbDcR4qgM pic.twitter.com/SC5wEeIV0q
— southEUsummit (@southEUsummit) 3 dicembre 2018
Valori che, secondo numerose ong, sono insufficienti. Una critica condivisa anche da Maria Grazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia: “Se si vuole arrivare all’azzeramento nel 2050 sarà necessario fare di più in precedenza”. D’altra parte, è stato lo stesso Parlamento europeo ad aver chiesto ufficialmente di aumentare al 55 per cento la diminuzione prevista per il 2030.
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