Clima. Abbiamo ancora tempo per rispettare l’Accordo di Parigi, la conferma da un nuovo studio

Nuovo studio ricalcola la quantità di CO2 che possiamo emettere in atmosfera per limitare l’aumento di temperatura. L’obiettivo dell’Accordo di Parigi resta difficile da raggiungere.

Aumenta la quantità di emissioni che possiamo rilasciare in atmosfera per riuscire a rispettare l’Accordo di Parigi e restare così “ben al di sotto” dei 2°C di aumento delle temperature medie globali. È una revisione al rialzo quella pubblicata da un team di scienziati guidata da Richard Millar, dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, e pubblicata lo scorso 18 settembre con un articolo scientifico su Nature Geoscience.

accordo di parigi
Pompiere impegnato nelle operazioni di spegnimento dei numerosi focolai che hanno colpito la California. Foto via David McNew / Stringer

Nuovo studio, nuovo carbon budget

La ricerca calcola un carbon budget (la quantità di emissioni di CO2 che possiamo “permetterci” di rilasciare in atmosfera per limitare l’aumento delle temperature) diverso dal precedente, ovvero stima che avremmo 880 gigatonnellate (miliardi di tonnellate) di CO2 ancora da emettere. Il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) nei modelli precedenti dava come limite 250 gigatonnellate, valore estremamente più basso. “Questo (dato) corrisponde a circa 20 anni al tasso annuale di emissioni di oggi, o in alternativa, una riduzione lineare dei valori di oggi a zero, in circa 40 anni”, scrive Millar in un post su Carbon Brief.

clima accordo di Parigi
Il grafico tratto dall’articolo di Millar che mostra che sussiste il 66% di possibilità di rimanere al di sotto di 1,5 gradi Celsius di riscaldamento, con una riduzione costante delle emissioni a partire dal 2020.

In particolare Millar e soci hanno preso come riferimento lo scarto di temperatura che rimane per rispettare  l’Accordo di Parigi, ovvero 0,6°C (oggi la temperatura media globale è già aumentata di 0,9°C rispetto alla media pre-industriale), e hanno calcolato la quantità di gas serra che possiamo ancora emettere per non superare quei livelli che gli stessi scienziati ritengono potenzialmente catastrofici.

Una buona notizia per l’Accordo di Parigi

Ciò ovviamente non significa, come molti scrivono, che gli scienziati dell’Ipcc avessero sbagliato i modelli, ma semplicemente che la modellistica climatica è una branca estremamente complessa e in continua evoluzione. Infatti le conclusioni sono e rimangono le stesse, ma con un velato senso di ottimismo. Lo stesso Millar subito dopo la firma dell’Accordo di Parigi dichiarò che il limite prefissato e gli enormi sforzi che la società odierna avrebbe dovuto compiere andavano “contro lo stesso concetto di democrazia”.

Concetto espresso anche dal professor Pierre Friedlingstein dell’Università di Exter, consulente per il bilancio di carbonio per l’Ipcc e co-autore dello studio. “Le stime precedenti del bilancio di carbonio per rimanere entro l’1,5°C, basate sull’ultimo Rapporto di Valutazione dell’Ipcc (AR5) sono risultate di circa quattro volte inferiori. Quindi, questa è una buona notizia per la realizzazione degli obiettivi di Parigi. La quinta valutazione non ha affrontato in modo specifico le implicazioni dell’obiettivo molto ambizioso di 1,5°C, mentre in questo caso noi abbiamo utilizzato molteplici evidenze sperimentali”, confermando che “l’ambizione di Parigi ha sorpreso gran parte della comunità scientifica”.

leonardo dicaprio
Leonardo DiCaprio parla alla firma dell’Accordo di Parigi il 22 aprile presso la sede delle Nazioni Unite a New York. (Jemal Countess/Getty Images)

Rispettare gli impegni per non superare i limiti

Il dibattito, subito dopo la pubblicazione dello studio, si è acceso. C’è chi in un certo senso critica i risultati ai quali è giunto lo studio, mentre c’è chi esulta in maniera forse troppo decisa. Sta di fatto che gli stessi autori della ricerca sono estremamente chiari: “I Paesi devono uscire dal carbone e rafforzare i loro obiettivi esistenti in modo da mantenere aperta la possibilità di rispettare gli obiettivi di Parigi. Prima le emissioni inizieranno a calare, minore sarà il rischio non solo di uno sconvolgimento climatico, ma anche di quello economico che altrimenti potrebbe derivare dalla necessità di riduzioni successive a tassi storicamente senza precedenti, se l’azione a breve termine dovesse rimanere inadeguata”.

Gli ultimi rilievi della CO2 rivelano un superamento costante delle 400 ppm. Foto via NOAA
Gli ultimi rilievi della CO2 rivelano un superamento costante delle 400 ppm. Foto via NOAA

El Nino uno dei responsabili delle 410 ppm di CO2

Il 2015 e il 2016 hanno segnato un record in negativo per quanto riguarda la concentrazione di CO2 in atmosfera. Il picco di 410 ppm misurato dall’Osservatorio di Manua Loa, avrebbe tra le cause anche El Nino, come confermato dagli scienziati della Nasa. Che il fenomeno avesse avuto un ruolo fondamentale era nelle previsioni dei ricercatori, ma mancava la conferma, arrivata lo scorso 12 ottobre. Nel nuovo studio fornito dalla Nasa i ricercatori hanno infatti concluso che gli impatti del caldo anomalo e della siccità provocati da El Nino e verificatesi nelle regioni tropicali dell’America meridionale, dell’Africa e dell’Indonesia, siano stati responsabili del record di anidride carbonica a livello globale.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati