Climate clock. Quanto ci rimane contro la crisi climatica, lo dice un orologio a New York

Il Climate clock segna quanti anni, giorni, ore e minuti l’umanità ha ancora a disposizione prima di una catastrofe climatica irreversibile.

Era quasi una settimana fa, per la precisione sabato 19, quando due artisti americani, Gan Golan e Andrew Boyd, hanno svelato ai passanti di Union Square a Manhattan la loro nuova installazione, Climate clock.

Si tratta di un orologio digitale che non segna solo il tempo o comunque uno qualsiasi: in rosso ci annuncia minacciosamente quanto poco ci rimane prima che l’umanità vada incontro a un’irreversibile emergenza climatica, in verde la percentuale di energia da risorse rinnovabili che è disponibile. Il gioco è semplice, servirebbe che la seconda arrivasse al 100 per cento, senza che la prima arrivi a zero, o per lo meno anticipandola.

Climate clock, quanto poco ci rimane prima di un’irreversibile emergenza climatica

Molti passanti, ignari di cosa si tratti, alzano gli occhi all’insù e si chiedono se si tratti di altro, magari del debito nazionale o del tempo che manca alle elezioni presidenziali, nonostante i conti non tornino. Quella dell’emergenza climatica e dei cambiamenti che il mondo sta subendo sempre più prepotentemente è una spiaggia distante, quasi una cartolina e questo spiega bene perché forse avevamo bisogno di un orologio che ci mettesse fretta.

Da diversi anni studiosi, scienziati, esperti provano a far riflettere il mondo e i suoi governi a prestare attenzione prima che sia troppo tardi: basterebbe che le temperature superassero i 1,5 gradi centigradi e il Pianeta diventerebbe protagonista di ondate di calore mai viste prima, incendi, siccità, acqua insufficiente per tutti e la lista prosegue purtroppo toccando senza distinzioni luoghi e vite umane.

L’idea dell’orologio è venuta a Golan dopo la nascita del suo primo figlio, una settimana prima che uscisse uno dei tanti rapporti dell’Ipcc con le sue nefaste previsioni per il futuro e per le catastrofiche conseguenze che avrebbe portato con sé. Non era comunque una prima volta per lui e per Boyd riguardo questo tema: nel settembre 2019, pochi giorni prima del suo celebre discorso all’Assemblea generale dell’Onu, l’attivista per il clima Greta Thunberg aveva chiesto ai due artisti di realizzare per lei un orologio portatile che segnasse esattamente ciò che ora è sotto gli occhi dei newyorkesi e anche di tutti noi sul sito ufficiale del progetto.

Abbiamo bisogno di un orologio che ci metta fretta

Nello stesso luogo virtuale, c’è anche la possibilità di imparare a costruirsene uno proprio, uno che continui a funzionare anche quando il 27 settembre sparirà da Union Square e magari tenere spesso con sé come fa Thunberg. Dietro l’installazione, per la cronaca, non ci sono solo Golan e Boyd, ma anche Katie Peyton, che ne è stata direttrice delle ricerche, e Adrian Carpenter, che ne ha curato il lato tecnico, per non dimenticare poi scienziati, attivisti e altri artisti.

Una volta, nel posto dove ora si fa il conto alla rovescia a qualcosa che cambierà la vita del Pianeta e dei suoi abitanti, c’era un orologio astronomico, costruito nel 1999 e ideato da Kristin Jones e Andrew Ginzel, per esplorare il rapporto tra la città e il tempo. The Passage segnava quanto tempo era passato da mezzanotte e quanto ne mancava per raggiungerla di nuovo. Oggi alziamo gli occhi o apriamo un sito su uno schermo ed esploriamo il nostro rapporto con il luogo in cui viviamo e cosa siamo disposti a fare per evitarne il suo collasso prima che sia troppo tardi. Ci basteranno 7 anni, 98 giorni, 23 minuti e 11 secondi?

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