Dichiarato lo stato d’emergenza a Corrientes. La provincia argentina è alle prese con una serie di devastanti incendi, favoriti dal clima caldo e secco.
Da giorni la provincia di Corrientes, nella parte settentrionale dell’Argentina, brucia senza sosta. Stando ai dati diffusi il 14 febbraio 2022, sono andati a fuoco più di 5mila chilometri quadrati, il 6 per cento della superficie della regione. Per avere un termine di paragone, è l’equivalente dell’intera città metropolitana di Palermo. Il 18 febbraio è stato diffuso un nuovo aggiornamento: l’area andata a fuoco supera i 6mila chilometri quadrati. Gravi i danni alla flora e alla fauna all’interno del parco nazionale di Ibera, una delle zone umide più grandi del Pianeta, habitat di alligatori, cervi delle paludi e di oltre 380 specie di uccelli.
Le ragioni dei devastanti incendi che stanno mettendo in ginocchio la provincia di Corrientes vanno ricercate, ancora una volta, nelle particolari condizioni climatiche che caratterizzano l’inizio del 2022. Per la seconda volta consecutiva l’Argentina è interessata dal fenomeno climatico della Niña che porta temperature più alte della media e precipitazioni scarse o del tutto assenti. Servirebbe una forte pioggia per contenere le fiamme, ma le previsioni meteo per l’intera settimana non fanno presagire nessuna variazione degna di nota. Nel frattempo il forte vento trasporta il fumo rendendo l’area irrespirabile fino ad Asunción, in Paraguay.
Oltre 3.800 persone si sono messe all’opera nel tentativo di domare le fiamme. Il 14 febbraio un aereo antincendio ha preso fuoco, presumibilmente per un guasto all’impianto elettrico; fortunatamente era fermo in pista e il pilota non era a bordo. L’8 febbraio il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per l’intero territorio della provincia.
Oltre a essere ricca di aree forestali, quella di Corrientes è una provincia strategica per la produzione agricola. Si coltivano in particolar modo riso, tabacco, yerba mate, cotone e agrumi, oltre ad allevare il bestiame. Anche per questo, i danni economici sono ingenti: per ora si parla di circa 330 milioni di euro, ma bisognerà attendere la fine dell’emergenza per trarre un bilancio più attendibile.
Articolo pubblicato il 15 febbraio e aggiornato il 21 febbraio
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