
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Non si arresta il dilagare della macchia di petrolio sversato dalla petroliera iraniana Sanchi al largo di Shangai che potrebbe aver raggiunto le coste giapponesi deturpando paradisi naturali.
Il petrolio della petroliera iraniana Sanchi, che dopo essere esplosa è affondata nel mar Cinese orientale, ha raggiunto le coste del Giappone. A denunciare il fatto la guardia costiera giapponese.
Gli abitanti delle isole giapponesi di Amami-Oshima, famose per le spiagge incontaminate e le barriere coralline, hanno riferito di aver ripulito le coste da cumuli neri di petrolio, probabilmente causati dal combustibile contenuto nei serbatoi della Sanchi. Le autorità giapponesi stanno ora controllando se il petrolio proviene dalla petroliera iraniana, che trasportava circa 136mila tonnellate di condensato quando affondò a metà gennaio, con la perdita di tutti e 32 i membri dell’equipaggio. A bordo c’erano anche circa 1.900 tonnellate di gasolio di bunker.
Sanchi #OilSpill Has Already Caused ‘Serious Ecological Injury’ https://t.co/lwZzGey8UL#environment#environmental#pipelines#eastchinasea#eastchina#tankerspills@NationalOCC@StopFrackNCTown@OccupyPipelines#eco#Iranian#ExxonKnew
— EcoWatch (@EcoWatch) January 29, 2018
Non è noto se il condensato ultraleggero trasportato dalla petroliera possa formare grumi oleosi neri o se effettivamente i cumuli ritrovati sulle coste giapponesi siano determinati dal petrolio utilizzato per alimentare i motori della nave.
Le indagini attestano che le sostanze provengano dalla Sanchi, il petrolio ritrovato sulle coste sembrerebbe corrispondere a quello della petroliera affondata.
Earlier Friday, a coastguard spokesman
Takuya Matsumoto, il portavoce della Guardia costiera giapponese ha detto, all’agenzia APF: ” noi non siamo a conoscenza di altri sversamenti di petrolio in mare nell’area, per questo siamo giunti alla conclusione che il petrolio trovato su due delle nostre isole con alta probabilità arriva dalla Sanchi”.
L’accertamento del fatto che sulle coste giapponesi sia arrivato il petrolio della Sanchi è un problema non da poco per le autorità giapponesi che il mese scorso avevano annunciato che c’erano poche possibilità che la fuoriuscita raggiungesse le loro coste.
https://youtu.be/EPzfOMsuSXE”]https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Elevati i rischi ambientali e la potenziale minaccia per la salute delle persone e della fauna selvatica per le coste raggiunte dalla marea di petrolio.
“L’isola di Takarajima è indicata, nei modelli elaborati dal National Oceanography Center (NOC), come area ad alto rischio di contaminazione a seguito del disastro della Sanchi. È molto probabile che il petrolio che vediamo nelle immagini fornite dalle televisioni provenga proprio da quella petroliera. In ogni caso, i cetacei e gli uccelli sono ad alto rischio di esposizione e anche i pesci potrebbero venire contaminati”, ha detto Paul Johnston della Science Unit di Greenpeace International.
Secondo Greenpeace ora è importante intensificare la sorveglianza e i campionamenti per la qualità dell’acqua per valutare la portata dell’incidente e il suo potenziale impatto. Per minimizzare le conseguenze del disastro, gli sforzi dovrebbero essere orientati soprattutto verso l’uso di metodi di recupero meccanici per evitare che il petrolio arrivi sulle coste.
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