Nel decreto siccità è prevista la nomina di un commissario per favorire gli interventi

Varato il decreto siccità: un commissario e una cabina di regia per rendere più rapidi i lavori, si punta su invasi, acque reflue e desalinizzazione.

  • Il Consiglio dei ministri ha varato un decreto contro la siccità.
  • Prevista la nomina di un commissario e di una cabina di regia.
  • Si punta su invasi, impianti di desalinizzazione e riuso di acque reflue.

Una cabina di regia e un commissario straordinario che, insieme a regole più semplici, dovranno far partire il più velocemente possibile tutte le opere necessarie per contrastare la crisi idrica. Crisi che in Italia, ormai da oltre un anno, è diventata evidente, a causa delle poche piogge, che hanno causato il drammatico abbassamento dei livelli del bacino del Po, il più importante in Italia, ma anche di tanti altri fiumi e laghi, e il razionamento dell’acqua in diversi comuni del Nord Italia già in pieno inverno, con prospettive allarmanti in tutto il Paese in vista dell’estate. È quanto previsto dal cosiddetto decreto Siccità varato ieri dal Consiglio dei ministri, il cui nome per esteso è “disposizioni urgenti per la prevenzione e il contrasto della siccità e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”.

Gli interventi previsti dal decreto siccità

Il governo ha introdotto misure specifiche il cui scopo è aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici dei sistemi idrici italiani e ridurre le dispersioni di risorse idriche. L’Italia, infatti, raccoglie pochissima acqua piovana (solo il 2 per cento) e disperde il 42 per cento delle acque immesse negli acquedotti pubblici.

Queste misure prevedono innanzitutto un regime semplificato per le procedure di progettazione e realizzazione delle infrastrutture idriche che rinvia al modello del Piano nazionale di ripresa e resilienza: in sostanza, l’iter burocratico per costruire dighe e invasi sarà più snello e i tempi più rapidi.

Poca pioggia quest’inverno, il distretto del Po in forte sofferenza © Autorità di bacino del Po

Questo dovrebbe consentire in tempi brevi l’aumento dei volumi utili degli invasi, i bacini artificiali che hanno lo scopo di contenere una notevole massa d’acqua da utilizzare all’occorrenza. Sarà poi possibile realizzare liberamente, senza richiedere autorizzazioni, vasche di raccolta di acque piovane per uso agricolo entro un volume massimo stabilito (che al momento non è stato reso noto).

Le semplificazioni riguarderanno anche le procedure per riutilizzare le acque reflue depurate, come vengono chiamati gli scarichi idrici delle industrie, per uso irriguo e per la realizzazione degli impianti di desalinizzazione.

Il riuso di acque reflue depurate, in particolare, sarebbe fondamentale perché secondo Utilitalia, la federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche ha un potenziale enorme, di 9 miliardi di metri cubi all’anno, di cui oggi sfruttiamo a malapena il 5 per cento.

Per quanto riguarda la desalinizzazione, invece, oggi in Italia alcuni impianti sono presenti nelle isole di Sicilia, Toscana e Lazio, ma la recente legge Salvamare ha sostanzialmente bocciato questa soluzione perché considerata, al momento, troppo impattante dal punto di vista energetico e ambientale: in media un impianto richiede da 10 a 13 kilowattora di energia per ogni mille galloni lavorati (3.700 litri). Paesi come Israele, invece, hanno basato anche sui dissalatori la loro strategia di approvvigionamento idrico.

Il commissario e la cabina di regia 

Oltre agli interventi operativi, il decreto Siccità però interviene anche sulla cosiddetta governance, il sistema che dovrà occuparsi di mettere in pratica tutte le novità introdotte: è prevista l’istituzione di una cabina di regia, con il compito di effettuare entro 30 giorni una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per far fronte, nel breve termine, alla crisi idrica.

E poi verrà nominato un commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica, che resterà in carica per ora fino al 31 dicembre 2023, ma che potrà essere prorogato di un ulteriore anno. Il commissario realizzerà, in via d’urgenza, gli interventi indicati dalla cabina di regia, deciderà sulla regolazione dei volumi e delle portate degli invasi, avrà compiti verifica e coordinamento dell’adozione, da parte delle Regioni, delle misure previste per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi.

Il tavolo sull’acqua riunito a Palazzo Chigi lo scorso 1 marzo © Palazzo Chigi

Al commissario spetterà anche la verifica e il monitoraggio delle manutenzioni necessarie per le strutture già esistenti: progetti per lo sghiaiamento e lo sfangamento degli invasi, l’individuazione delle dighe che necessitano di interventi di rimozione dei sedimenti accumulati nei serbatoi, la ricognizione degli invasi fuori esercizio temporaneo da finanziare nell’ambito delle risorse di un Fondo per il miglioramento della sicurezza e la gestione degli invasi che verrà istituito appositamente.  Al Commissario, in caso di perdurante inerzia nella realizzazione degli interventi, potrà anche richiesto dal governo di sostituirsi agli enti locali nel dare esecuzione ai progetti.

Ma la siccità è un problema ciclico?

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, su Facebook, dopo il varo del decreto ha detto che “da circa 20 anni l’Italia è vittima di un problema ciclico legato alla siccità” e che “nessun governo aveva scelto di affrontarlo in modo strutturale fino ad ora: noi scegliamo di faro prima che diventi una emergenza”. Quel riferimento alla ciclicità del problema ha destato alcune perplessità, perché lascia vagamente intendere che il cambiamento climatico in atto sia del tutto naturale e reversibile, e non che sia in forte fase di accelerazione e destinato all’irreversibilità in mancanza di un cambio di rotta nelle politiche energetiche e ambientali.

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