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Uno studio dell’università di Oxford spiega che se il mondo scegliesse una dieta vegetariana si eviterebbero 7,3 milioni di morti di qui al 2050.
Se il mondo intero d’ora in avanti scegliesse di nutristi senza mangiare carne né latticini, si potrebbero salvare più di otto milioni di vite umane di qui al 2050. A spiegarlo è uno studio condotto dall’università di Oxford, secondo il quale l’adozione massiccia della dieta vegetariana o vegana, su scala mondiale, consentirebbe anche di ridurre drasticamente le emissioni di CO2, nonché di risparmiare enormi quantità di denaro.
L’analisi è stata condotta da un gruppo di studiosi della Martin School del celebre ateneo inglese, ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica americana Pnas. “Il potenziale economico, sanitario e ambientale è gigantesco”, ha spiegato Marco Springmann, uno degli autori.
I ricercatori hanno immaginato diversi scenari basati su differenti scelte alimentari: il primo prende in considerazione il consumo attuale di cibo nel mondo, il secondo quello che ad oggi viene raccomandato, quindi si è verificato cosa cambierebbe se tutti divenissero di colpo vegetariani o ancora vegani.
Ebbene, già solamente una dieta più equilibrata, nella quale il consumo di carne fosse ampiamente limitato, a favore di frutta e verdura, basterebbe per evitare 5,1 milioni di decessi nei prossimi 35 anni. Cifra che salirebbe a 7,3 milioni se si adottasse una dieta vegetariana e a 8,1 milioni se si scegliesse di diventare vegani.
Ma non è tutto: ridurre il consumo di carne – come spiegato del resto anche da un recente studio firmato dalla Scuola politecnica svedese Chalmers di Göteborg – consentirebbe anche di diminuire fortemente le emissioni di gas ad effetto serra, contribuendo così a rallentare i cambiamenti climatici (che a loro volta metteranno a rischio la produzione agricola, innescando un drammatico circolo vizioso).
In particolare, secondo l’università di Oxford, una dieta anche soltanto più equilibrata basterebbe a far scendere del 30 per cento le emissioni inquinanti legate alla produzione alimentare. Cali che, se diventassimo tutti vegetariani o vegani, toccherebbero rispettivamente il 63 e il 70 per cento.
Sia il clima che la salute umana, insomma, migliorerebbero fortemente se il mondo cambiasse le proprie abitudini alimentari. In termini concreti, secondo i ricercatori inglesi bisognerebbe almeno aumentare, da subito, del 25 per cento i consumi di frutta e verdura, e diminuire del 56 per cento quelli di carne rossa.
Ciò comporterebbe inoltre ricadute benefiche anche per le casse pubbliche di tutti i paesi: lo studio stima infatti che si potrebbero risparmiare – in funzione dei diversi scenari – tra 735 e mille miliardi di dollari all’anno. Ciò perché si eviterebbero molte cure finanziate oggi dai servizi sanitari nazionali.
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