Diffondere la cultura delle donazioni di sangue: ecco la mission di Rosso

Per facilitare l’accesso alle donazioni di sangue, due Gen Z hanno creato una community che avvicina donatori e centri trasfusionali. Un gesto tanto semplice quanto prezioso che salva ogni giorno delle vite.

1.800 pazienti ogni giorno necessitano di sangue. Ma poco meno di due milioni sono le donazioni effettuate nell’ultimo anno in Italia, con una copertura del fabbisogno che sfiora il 70 per cento. I conti non tornano nel bilancio nazionale dell’emo-donazione. Eppure, stiamo parlando di una questione di vita. Vitale è proprio la missione della startup Rosso, che si propone di rendere la donazione più semplice per appianare il gap entro il 2030. In che modo? Diffondendo la cultura della prevenzione e delle donazioni di sangue, a partire dalla Gen Z. Un valore sociale che fa entrare la startup a buon diritto nell’ecosistema LifeGate Way.

Tutto nasce da un’emergenza personale

“Durante il Covid sono stata una ricevente di sangue. Aspettando moltissime ore per avere una sacca” racconta Chiara Schettino, classe 2001 e fondatrice della startup insieme a Filippo Toni. La necessità di una trasfusione l’hanno messa davanti a una realtà che centinaia di persone vivono ogni giorno: la carenza di sangue. Un’emergenza che potrebbe essere gestita aumentando il numero di donatori, a cominciare dai più giovani. E proprio la fascia d’età 18-45 anni è quella che, secondo gli ultimi dati diramati dal Centro nazionale sangue, ha registrato un calo del 2 per cento nel 2022. Mentre la fascia che cresce di più è quella compresa fra i 56 e i 65 anni.

Anche i donatori invecchiano. E l’età, nel campo delle donazioni, purtroppo conta. I requisiti essenziali per poter donare sono avere un’età compresa fra i 18 e i 65 anni (si può anche richiedere l’idoneità fino ai 70 anni tramite visita con il medico responsabile della selezione), pesare più di 50 chilogrammi ed essere in uno stato di buona salute.

I passaggi per entrare nella rete delle donazioni di sangue

Tra i motivi che rallentano il flusso del dono c’è la paura degli aghi, ma manca anche una cultura che renda questo gesto prezioso più semplice. La piattaforma Rosso mira proprio a rendere più accessibile la filiera delle donazioni di sangue. In che modo? Creando un network che metta in relazione la volontà dei cittadini con i centri trasfusionali, oberati dalla carenza di personale sanitario. Rosso vuole proprio fornire un supporto concreto alle associazioni nel processo di reclutamento dei donatori mediante anche strumenti tecnologici che snelliscono la procedura. Ad oggi sono centinaia le strutture con cui collabora la startup, tra ospedali e centri privati. Come aderire? Con pochi click l’utente si registra e prenota un colloquio privato con medico ematologo. Dopodiché si verifica la sua idoneità alle donazioni di sangue effettuando un test di pressione sanguigna ed emocromo.

Easy blood, i servizi della piattaforma

Una volta entrati nella community, si seleziona il centro trasfusionale più vicino per dare il proprio prezioso contributo. Nell’area riservata, poi, si può monitorare lo stato della donazione e gestire i futuri appuntamenti. È anche disponibile una chat validata dal medico ematologo. Ma non sono coinvolti solo giovani e centri trasfusionali: Rosso si rivolge anche alle aziende con percorsi di welfare che prevedono donazioni dei dipendenti, check-up gratuiti e persino autoemoteche per portare la strumentazione e l’ambiente idoneo alla donazione sul posto di lavoro.

L’obiettivo è quello di estendere il modello anche alle università. Sono già centinaia le aziende che hanno aderito e l’obiettivo di azzerare l’emergenza sangue si conquista proprio così, allargando la community. Insomma, si vuol rendere “cool” la donazione, come recita il claim della startup. E innescare un contagio (si passi il gioco di parole) virtuoso che generi benefici per tutti.

 

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