![Quella volta che Kamala fermò Barack](https://cdn.lifegate.it/OOIqkEz53BiJZju6ZfGXnX2vN9c=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg, https://cdn.lifegate.it/l3OTOIhp8hYA3jGanb1sbbYYzdw=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg 2x)
Dopo la scelta di Joe Biden di passare il testimone a Kamala Harris, si apre un nuovo capitolo della storia degli Stati Uniti d’America. Da scrivere in soli 100 giorni.
Alle elezioni in Argentina, l’attuale ministro dell’Economia va meglio del previsto: il 19 novembre andrà al ballottaggio con l’ultraliberista Milei.
Alle elezioni in Argentina di domenica 22 ottobre, la coalizione peronista al governo incassa un consenso più alto del previsto. Si va quindi al ballottaggio tra l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa e Javier Milei, economista ultraliberista e di estrema destra. I cittadini torneranno alle urne domenica 19 novembre.
Sergio Massa, leader della coalizione di centrosinistra Unione per la patria, ha superato il 36 per cento dei voti. Un risultato ritenuto per certi versi sorprendente, visto che l’Argentina è nel bel mezzo di una profonda crisi economica: a settembre l’inflazione è arrivata a tre cifre, cosa che non succedeva dal 1991. “So che molti di coloro che hanno votato per noi sono quelli che soffrono di più”, ha dichiarato Massa al termine dello scrutinio. “Il nostro paese sta vivendo una situazione complessa è difficile, piena di sfide da affrontare. Non fallirò”.
Secondo in termini di consensi, con il 30 per cento, è Javier Milei, fondatore del partito La libertà avanza. Fino a qualche mese fa era considerato un outsider ma, alla vigilia del voto, aveva guadagnato popolarità a tal punto da essere dato come vincitore da alcuni sondaggi. Di orientamento ultraliberista, Milei propone – tra le altre cose – di rendere il dollaro la valuta di corso legale, chiudere la banca centrale, tagliare la spesa pubblica e i costi della politica.
Niente da fare invece per la candidata di centrodestra Patricia Bullrich che – con quasi il 98 per cento dei voti scrutinati – si ferma al 23,8 per cento delle preferenze.
Le elezioni in Argentina del 2023 servono per l’elezione del presidente (che resterà in carica fino a dicembre 2027), di metà dei deputati e di un terzo dei senatori.
Il diritto di voto scatta al compimento dei 16 anni di età, ma tra i 18 e i 70 votare è obbligatorio, pena il pagamento di una multa. Appare dunque piuttosto insolito il dato sull’affluenza, ferma al 74 per cento: è la percentuale più bassa dal 1983, anno in cui il paese è tornato alla democrazia dopo la dittatura militare.
Per vincere al primo turno, un candidato avrebbe dovuto superare il 45 per cento dei voti; oppure il 40 per cento, ma con un margine di 10 punti sul secondo. Non essendo stato raggiunto un risultato così netto, ci sarà il ballottaggio per scegliere il nuovo presidente tra Massa e Milei. L’appuntamento è per domenica 19 novembre.
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