Il Congresso nazionale africano, partito alla guida del Sudafrica da 30 anni, per la prima volta non ha ottenuto la maggioranza assoluta alle elezioni.
Per la prima volta da trent’anni, il Congresso nazionale africano (Anc), partito al potere dall’avvento della democrazia e dall’elezione di Nelson Mandela nel 1994, ha perso la maggioranza assoluta in Sudafrica. Secondo i risultati ufficiali annunciati domenica 2 giugno, il movimento politico – di cui è espressione anche il presidente Cyril Ramaphosa – ha ottenuto soltanto 159 seggi su 400.
South Africa's ruling African National Congress (ANC) party has lost its parliamentary majority and will need coalition partners to surpass 50% votes and form a gov't.
Il Congresso nazionale africano resta comunque il primo partito in Sudafrica
Si tratta della conseguenza di un netto calo dei voti, che imporrà all’Anc negoziati con altri partiti al fine di poter creare un nuovo governo. Ciò nonostante, il Congresso nazionale africano resta ampiamente il primo partito nel paese, con il 40,2 per cento delle preferenze. Al secondo posto sale però l’Alleanza democratica, la più grande formazione politica dell’opposizione, che ottiene quasi il 22 per cento, ovvero 87 deputati.
Da segnalare, al terzo posto, la performance positiva del neonato partito uMkhonto weSizwe, che fa capo all’ex presidente Jacob Zuma e che ha raggiunto il 14,6 per cento. Infine, ai radicali di sinistra dei Combattenti per la libertà economica è andato il 9,5 per cento.
L’ex presidente Zuma contesta i risultati, parlando di irregolarità
Si è trattato dunque delle elezioni più combattute della storia del Sudafrica democratico. E non mancano le contestazioni, a partire da quelle di Zuma, che ritenendo falsati i risultati per via di presunte irregolarità, ha minacciato: “Nessun deve pubblicare i risultati. Se verrà fatto, per noi sarà una provocazione”. Per questo ha boicottato la cerimonia ufficiale della commissione elettorale.
A pesare sul risultato dell’Anc è stata la disillusione generalizzata nella popolazione sudafricana rispetto al movimento al quale è stata fedele per trent’anni, dopo la liberazione dal regime di apartheid. Ciò nonostante, il presidente Ramaphosa è apparso disteso in occasione della cerimonia, parlando di “vittoria per la democrazia” e di elezioni “libere, eque, credibili e pacifiche”.
Centinaia di aerei militari israeliani hanno bombardato siti militari e nucleari dell’Iran. Netanyahu ha detto che l’operazione sarà lunga e ora si attende la risposta dell’Iran.
Una serie di operazioni anti-immigrazione hanno causato proteste a Los Angeles. Donald Trump ha risposto con l’invio dell’esercito, alzando la tensione.
A bordo della Madleen, gestita dalla Freedom Flotilla Coalition, c’erano pacchi di aiuti umanitari e l’attivista Greta Thunberg. L’equipaggio è in stato di fermo in Israele.
La Sierra Leone è uno degli stati africani più esposti al rischio di carestie e calamità naturali. Anche a causa della deforestazione, fenomeno che l’Occidente sembra voler ignorare.
Dall’Unione europea al Regno Unito, passando per il Canada, crescono le misure diplomatiche contro Israele. Che però va avanti con il genocidio a Gaza.
Dall’Africa all’Amazzonia, con un bianco e nero più vivo di ogni colore ha raccontato bellezze e fragilità del mondo. E dell’uomo che ci si muove dentro.
L’amministrazione Trump sta portando avanti una battaglia contro le università e le proteste studentesche per Gaza. Ora ha vietato agli stranieri di frequentare Harvard.
Il 30 aprile ha segnato il cinquantesimo anniversario della fine della guerra del Vietnam. Questo reportage è un viaggio alla scoperta delle storie delle donne Viet Cong che hanno lottato per la resistenza e la riunificazione del paese.