Avere fame non significa solo non avere da mangiare

La fame nel mondo, quella sulla bocca di tutti, è in calo. Ma esiste un’altra fame definita “nascosta” che riguarda due miliardi di persone in tutto il mondo. Non è la fame per sopravvivenza, ma è quella che determina il rendimento (scarso) e la produttività (bassa) di una persona. Per fame nascosta si intende quella

La fame nel mondo, quella sulla bocca di tutti, è in calo. Ma esiste un’altra fame definita “nascosta” che riguarda due miliardi di persone in tutto il mondo. Non è la fame per sopravvivenza, ma è quella che determina il rendimento (scarso) e la produttività (bassa) di una persona. Per fame nascosta si intende quella che colpisce tutti coloro che seguono una dieta povera di micronutrienti, come vitamine e minerali.

 

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È su questo tema che si concentra l’Indice globale della fame (Ghi) 2014 presentato lunedì 13 ottobre dal Cesvi presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) di Milano. I paesi analizzati sono stati 120 e appartengono a quella parte di mondo “in via di sviluppo”: Africa subsahariana, Asia meridionale, Asia orientale e Sudest asiatico, Vicino Oriente e Africa settentrionale, America Latina e Caraibi, Europa orientale e Comunità degli Stati Indipendenti.

 

La fame che non si vede

La fame nascosta è un aspetto che coinvolge miliardi di persone in tutto il mondo, anche nei paesi industrializzati, ed è dovuta alla carenza di micronutrienti come iodio, ferro, vitamina A e zinco. Ogni minerale o vitamina ha uno scopo ben preciso e la scarsità può produrre effetti che non si vedono in apparenza, ma comunque gravi: da un basso livello di rendimento a scuola o sul lavoro a una maggiore esposizione alle malattie.

 

Zimbabwe_Roger Lo GuarroZimbabwe, © Roger Lo Guarro

 

“Anche una persona obesa o in sovrappeso può soffrirne perché non è la quantità di cibo a fare la differenza ma la qualità, la mancanza di una dieta variata” ha detto Catherine Leclerq, nutrizionista dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). Unica eccezione: lo iodio, la cui mancanza è dovuta a un suo livello basso nei terreni. Da qui il motivo per cui sono gli europei coloro a soffrire di più della sua assenza.

 

“Per sconfiggere la fame nascosta in modo sostenibile, è necessario adottare un approccio multisettoriale che includa azioni su agricoltura, salute, acqua e servizi ingienico-sanitari, protezione sociale, educazione e emancipazione femminile” ha detto Giangi Milesi, presidente del Cesvi.

 

La fame cronica

Per quanto riguarda la fame cronica, quella che determina la sopravvivenza stessa di una persona, è in calo in tutto il mondo dal 1990. Grazie soprattutto a una diminuzione dei bambini sottopeso con meno di cinque anni. Le persone denutrite sono 805 milioni, concentrate quasi tutte in Asia meridionale e in Africa subsahariana.

 

Somalia_Fulvio Zubiani
Zambia, © Fulvio Zubiani

L’Asia meridionale, e in particolare l’India, han comunque fatto registrare i miglioramenti più consistenti. L’India è riuscita a raggiungere risultati importanti grazie a un governo stabile e all’introduzione nel 2006 di politiche alimentari in favore dei più piccoli. Hanno fatto molto bene anche il Kuwait, la Thailandia e il Vietnam. Nel continente africano va segnalato il Ghana che ha deciso di investire in modo consistente nella lotta alla fame. Al contrario, hanno peggiorato la loro condizione paesi instabili e in preda a conflitti armati come Swaziland e Iraq.

 

Nell’indice sono ancora due i paesi che fanno registrare un livello estremo di allarme: l’Eritrea e il Burundi. 14 i paesi con un livello di fame cronica “allarmante” per un totale di 16 paesi in una situazione pericolosa. Erano 44 nel 1990.

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