Giornata mondiale dell’alimentazione 2018, unico obiettivo: #FameZero

820 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2017, un male che uccide più dell’aids e della tubercolosi. Di queste, il 70 per cento vive in aree rurali e lavora in agricoltura, mentre il 45 per cento delle morti infantili è dovuto alla denutrizione. Il paradosso, dunque, è che una persona su nove versa in

820 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2017, un male che uccide più dell’aids e della tubercolosi. Di queste, il 70 per cento vive in aree rurali e lavora in agricoltura, mentre il 45 per cento delle morti infantili è dovuto alla denutrizione. Il paradosso, dunque, è che una persona su nove versa in questa situazione nonostante sulla Terra si produca cibo a sufficienza per tutti.

Anche per questo il tema scelto dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) per l’edizione 2018 della Giornata mondiale dell’alimentazione è: “Le nostre azioni sono il nostro futuro. Un mondo a Fame Zero entro il 2030 è possibile”. In programma eventi celebrativi in 150 Paesi tra maratone, marce, mostre e concerti, oltre alla cerimonia principale di Roma alla quale parteciperanno, tra gli altri, la regina Letizia di Spagna e il re del Lesotho Letsie III.

Come nasce la Giornata mondiale dell’alimentazione, World food day

Istituita nel novembre del 1979 durante i lavori della ventesima conferenza generale della Fao, la Giornata mondiale dell’alimentazione si celebra il 16 ottobre per ricordare il giorno della fondazione dell’organizzazione stessa, creata il 16 ottobre del 1945 in Canada con l’obiettivo di sensibilizzare le persone su problemi legati alla sicurezza alimentare e alla povertà, alla fame e alla malnutrizione, e alla necessità di agire con convinzione per superarle. Un’esigenza ancora più impellente se si considera che tra crisi economica, guerre ed eventi meteorologici collegati ai cambiamenti climatici, la fame e la malnutrizione hanno registrato nell’ultimo periodo un nuovo, pericoloso aumento.

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Degli 820 milioni di persone a rischio fame il 60 per cento è donna, mentre 151 milioni di bambini con meno di cinque anni soffrono di rachitismo. Al contempo, oltre un quarto della popolazione mondiale (1,9 miliardi di persone) è in sovrappeso e ogni anno in 3,4 milioni perdono la vita per problemi legati all’obesità. Altri due aspetti contribuiscono ad aggravare il quadro: un terzo del cibo prodotto nel mondo va perduto o sprecato, e il 6 per cento delle emissioni di gas serra è provocato dagli sprechi alimentari che conferiscono nelle discariche.

Cosa dice lo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, il Sofa 2018

Fame e sviluppo rurale, oltretutto, sono strettamente connessi al fenomeno migratorio. Si concentra proprio su questi aspetti lo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2018 (Sofa) della Fao, un documento che fotografa la situazione ribaltando al contempo le prospettive del dibattito in corso sul tema. A partire dal fatto, come ha evidenziato il direttore generale José Graziano da Silva, che “l’obiettivo deve essere quello di fare della migrazione una scelta, non una necessità, per massimizzare gli impatti positivi e ridurre al minimo quelli negativi. In molte situazioni ha senso facilitare la migrazione e aiutare i futuri migranti a superare i vincoli che potrebbero affrontare, consentendo loro di sfruttare le opportunità offerte dalla migrazione. Allo stesso tempo, significa anche offrire interessanti opportunità alternative ai futuri migranti rurali, non da ultimo promuovendo lo sviluppo nelle aree rurali o nelle loro vicinanze”.

C’è poi l’aspetto della migrazione internazionale, sulla quale da anni si concentra il confronto politico; e invece la migrazione interna rappresenta un fenomeno significativamente più ampio: oltre un miliardo di persone che vivono nei paesi in via di sviluppo si sono trasferiti all’interno del loro Paese, con l’80 per cento delle mosse che riguardano un’area rurale.

A livello governativo, le misure non dovrebbero limitarsi ad arginare la migrazione. Per i Paesi impegnati nel proprio sviluppo, è fondamentale promuovere opportunità di lavoro nella catena del valore agricola, per fornire alle comunità rurali posti il più possibile vicini al luogo in cui vivono. In quelli impegnati nella difficile sfida dell’occupazione giovanile, è importante creare opportunità di lavoro appetibili (nel campo agricolo e non solo) nelle zone rurali, facilitando al contempo una migrazione ordinata. I Paesi a un livello intermedio di sviluppo, dovrebbero invece dare priorità al collegamento aree rurali-aree urbane per espandere le opportunità economiche. Infine quelli di destinazione, le mete più ambite – Italia compresa – di chi parte in cerca di fortuna, dovrebbero affrontare le sfide poste dalla scarsa integrazione degli immigrati.

Un mondo #FameZero

C’è insomma un’enorme mole di lavoro da fare, che passa anche attraverso la revisione del paradigma culturale dominante. Ma per la Fao un mondo a fame zero entro il 2030 è possibile, come previsto dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile, a patto di unire le forze tra Paesi, settori e professioni per far sì che tutti, dovunque, abbiano accesso a una quantità adeguata di cibo sano e nutriente. Sono necessari maggiori investimenti nell’agricoltura da parte del settore privato, programmi di protezione sociale per i più deboli e collegamenti più fluidi tra i produttori di generi alimentari e le aree urbane.

Giornata mondiale dell'alimentazione
Giornata mondiale dell’alimentazione 2018 © FAO

Sostenibilità e innovazione tecnologica giocheranno un ruolo sempre più importante: da un lato, garantire la sopravvivenza delle comunità rurali richiede un approccio attento all’ambiente, che sfrutti il potere del progresso per creare opportunità di lavoro stabili; dall’altro, i piccoli coltivatori devono adottare nuovi metodi di agricoltura sostenibile per aumentare la produttività e il reddito. “Fame Zero – è la posizione della Fao – va oltre la risoluzione dei conflitti e la crescita economica, e adotta l’approccio a lungo termine per costruire società pacifiche e inclusive. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo adottare uno stile di vita più sostenibile, lavorare con gli altri, condividere le nostre conoscenze ed essere disposti a dare una mano per migliorare il mondo”. Ci sono intere aree del pianeta che soffrono ancora la fame, lo sviluppo rurale è in crisi e il numero dei migranti climatici aumenta di anno in anno. Eppure dalla Fao arriva anche un importante messaggio di speranza.

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