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Sono oltre 500mila le tonnellate di beni recuperate ogni anno, con 100mila operatori coinvolti. È l’occasione per colmare l’assenza di un quadro normativo chiaro nel settore del riuso.
Oltre 500mila tonnellate di beni che ogni anno, invece di finire in discarica, vengono avviate al riutilizzo. Un piccolo tesoro per l’ambiente e per l’economia, equivalente a 8 chili per abitante, con un fatturato vicino ai 2 miliardi di euro. Sono i numeri del settore del riuso, che in Italia coinvolge circa 100mila lavoratori tra negozi dell’usato, operatori ambulanti, cooperative e impianti di preparazione per il riutilizzo. Un universo variegato che la proposta di legge n. 1065, presentata alla Camera dei deputati, punta a normare e a valorizzare.
Primo firmatario del testo è il portavoce del Movimento 5 stelle e capogruppo della commissione Ambiente a Montecitorio, Stefano Vignaroli, che ha accolto le istanze mosse dalla Rete nazionale degli operatori dell’usato (Rete onu), impegnata da anni a denunciare l’assenza di un quadro normativo chiaro, in molti casi aperto all’interpretazione arbitraria e difforme sul territorio da parte delle pubbliche amministrazioni.
Una situazione, spiega il presidente di Rete onu Alessandro Stillo, che costringe molti operatori a lavorare in una zona grigia da cui si generano precariato e vulnerabilità economica e sociale; sul settore pesano “tasse e tariffe sproporzionate rispetto al valore effettivo dei beni commercializzati: particolarmente vessatorie sono le tariffe rifiuti, che non prendono atto della scarsa produzione di rifiuti d’imballaggio di questo tipo di attività né del lavoro ecologico fatto, e poi c’è l’Iva, già corrisposta al momento del primo acquisto e quindi pagata due volte”.
Per il portavoce di Rete onu, Pietro Luppi, le nuove disposizioni “contribuiranno a sbloccare l’intercettazione delle 500mila tonnellate di rifiuti riutilizzabili in buono stato che potrebbero essere reinseriti in circolazione; si tratta del 2 per cento dell’intera produzione di rifiuti urbani, con uno spreco di denaro pubblico di 60 milioni di euro annui”.
‘Le mille forme del riuso: esperienze internazionali a confronto’ #conferenza e #trashmob promossi da Rete ONU Giardino Jan Palach (via San Domenico/via Bellezia) #Torino #trashmob con Pablo Rey (Global Rec), Samuel Le Coere AMELIOR) pic.twitter.com/h0hnUrEJUe
— Rete ONU (@ReteONU) 14 giugno 2018
Riduzione dell’Iva al 10 per cento, istituzione di un tavolo di lavoro permanente sul riutilizzo e definizione della figura dell’operatore dell’usato. Sono questi i tre capisaldi del testo, rivolto a tutti i soggetti che raccolgono e distribuiscono beni di seconda mano. Si tratta di operatori ambulanti (attivi nei mercati delle pulci, nei mercati rionali e su strada, o nelle fiere e nei mercati storici); ci sono poi i negozi dell’usato in conto terzi e quelli dell’usato tradizionali (come le botteghe di rigatteria); le cooperative del riuso; gli operatori della raccolta, del recupero e della distribuzione all’ingrosso di abiti usati ed elettrodomestici; e infine i centri di riuso e gli impianti di preparazione per il riutilizzo.
“In questi anni – spiega Stefano Vignaroli – lo stato ha assistito passivamente agli ottimi risultati raggiunti dagli operatori dell’usato: la proposta di legge potrà regolamentare e favorire il più possibile il lavoro in questo settore, incentivando il riutilizzo dei rifiuti attraverso agevolazioni fiscali nonché l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente”.
Il testo prevede la riduzione dell’Iva al 10 per cento, oltre alla richiesta agli enti locali di applicare tariffe dei rifiuti che tengano conto del valore ambientale generato. Verrà riconosciuta la figura dell’operatore dell’usato che dovrà avere un codice attività specifico, ossia un codice Ateco, al fine di circoscrivere in maniera chiara e definita i soggetti su cui vanno a ricadere i provvedimenti in materia fiscale, commerciale, urbanistica e ambientale. Sarà inoltre istituito un tavolo permanente sul riutilizzo presso il ministero dell’Ambiente, per promuovere l’intesa con le pubbliche amministrazioni e accordi di programma con regioni ed enti locali.
Sono previste anche norme sulla tracciabilità dei beni usati per prevenire ricettazione e riciclaggio, e non mancano disposizioni a tutela dei mercati storici, misure a favore dei soggetti vulnerabili e regole sull’insediamento degli operatori dell’usato nel territorio. La proposta vincola inoltre lo stato a intercettare fondi europei per sostenere il settore del riuso grazie a politiche di educazione e percorsi di formazione professionale degli operatori.
Come evidenziato da Rete onu, si tratta insomma di “un’importante possibilità di riconoscimento per gli operatori del settore, che produrrà diritti e norme utili a regolamentare l’intero comparto. Seguiremo con estrema attenzione tutto l’iter di discussione della legge e proporremo di affrontare alcune questioni per noi fondamentali, come ad esempio le difficoltà generate dalla richiesta di offerte economiche al massimo rialzo per affidare il servizio di raccolta di beni riutilizzabili”.
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