Acqua

Antonia Melo da Silva, una vita di lotta per salvare il fiume amazzonico Xingu

Nonostante le battaglie perse, Antonia Melo da Silva non molla la presa per salvare le terre degli indigeni e il fiume Xingu.

a cura di Emanuele Bompan

 

“Sono tanti anni che lottiamo a Belo Monte. Molte famiglie sono state espulse dalle loro case, dai loro territori per fare posto alla diga. Senza essere risarcite, senza ricevere nuovi terreni per vivere”. La voce di Antonia Melo da Silva risuona forte attraverso l’etere. Allegra, ottimistica, nonostante le tante battaglie perse.

Antonia Melo da Silva durante una marcia in strada © Water grabbing observatory
Antonia Melo da Silva durante una marcia in strada © Water grabbing observatory

Il suo nemico, o forse addirittura nemesi, è il complesso di dighe idroelettriche di Belo Monte, nella parte settentrionale del fiume Xingu, nello stato del Pará, in Brasile. La diga è stata completata, con l’installazione della sua diciottesima turbina, nel novembre 2019. Con i suoi 11.233 megawatt è la quarta al mondo per capacità installata, dietro la Diga delle Tre Gole, la Diga di Xiluodu in Cina e la Diga Brasiliano-Paraguaiana di Itaipu. Un gigante che ha alterato gli equilibri di questa zona amazzonica unica, abitata da decine di migliaia di indigeni.

Antonia Melo da Silva lotta da tempo

Antonia Melo da Silva ha fatto di tutto per cercare di fermare questo mega progetto sviluppato dalla società brasiliana, Norte Energie, realizzato senza il consenso delle popolazioni locali e voluto indistintamente dal governo Lula e da quello di Jair Bolsonaro.

Nata nel 1949 e madre di cinque figli, Antonia è ancora oggi la coordinatrice e il cuore del Movimento Xingu Vivo para Sempre, una coalizione di oltre 150 organizzazioni e movimenti sociali che combatte contro la diga e i suoi effetti nefasti. Per due decenni Antonia è stata leader nel movimento delle donne della città di riferimento della regione, Altamira, lavorando in collaborazione con chiese, scuole, comunità indigene e ONG internazionali per impedire la costruzione della diga di Belo Monte. Il suo lavoro è stato fondamentale per portare i riflettori sul piano dell’amministrazione Lula per costruire 70 grandi dighe in tutta l’Amazzonia entro il 2030 e riaprire il dibattito sulla necessità di questi mega-progetti nelle aree amazoniche.

“Sono stata minacciata, mi hanno fatto causa, mi hanno augurato la morte», racconta. «Nel 2004 ho rischiato di perdere la vita. Tutto questo perché denuncio i crimini di Belo Monte al mondo intero”.

Le nuove battaglie

Antonia continua ad essere ancora oggi una spina nel fianco per la Norte Energie e i politici conservatori vicini a Bolsonaro. “Innanzitutto ci battiamo ancora per le famiglie a cui è stata stata sottratta loro la terra, i luoghi della memoria, il fiume pieno di pesci. Molti di essi vivono in povertà, soffrono la fame, hanno problemi di salute mentale dovuti ai traumi subiti”. Per questo Antonia lavora instancabilmente affinché a migliaia di famiglie venga riconosciuta una giusta compensazione, facendo pressione sulla società Norte Energie.

Antonia Melo da Silva durante una marcia in strada © Water grabbing observatory
Antonia Melo da Silva durante una marcia in strada © Water grabbing observatory

Ma la vera sfida rimane garantire il flusso minimo vitale nella sezione del Rio Xingu, nota come la Grande Volta, una immensa ansa del fiume, che ha causa dello sbarramento sta lentamente morendo.

“É una continua sfida tra la popolazione, il Ministero Pubblico Federale e la Norte Energia per richiedere un maggiore rilascio di acqua. Sempre di più il fiume si sta riducendo, mostrando il fondale, facendo affiorare rocce e uccidendo milioni di pesci”.

Nei 130 chilometri della Grande Volta la situazione negli ultimi mesi si è fatta drammatica, durante il periodo di secca di ottobre-novembre, raggiungendo i livelli più bassi di sempre. “Non possiamo lasciare che la Volta Grande do Xingu si prosciughi per fornire energia a un’azienda che guadagna milioni, mentre noi paghiamo l’energia sempre più cara. Questo tratto di 130 chilometri del Volta Grande do Xingu era una delle aree più belle di tutti i fiumi dell’Amazzonia”.

Oggi molte famiglie soffrono di fame perché non c’è più pesce. E questo per cosa? L’acqua diminuisce e queste dighe non genereranno gli 11mila MW promessi dalla società. In alcuni mesi dell’anno – in estate – non genera nulla, o pochissimo, per l’entità della spesa che vi è stata fatta. La stampa ha iniziato a prestare attenzione. Di certo Antonia non desiste. “Venite a vedere con i vostri occhi questo disastro. Va raccontato perché ancora troppo pochi ci ascoltano. Solo insieme possiamo fermare questo scempio che danneggia tutti”.

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