Il modello virtuoso e sostenibile delle comunità energetiche rinnovabili sta riscontrando un successo innegabile in Italia.
Un’esplosione è stata registrata nella mattinata del 9 febbraio presso la centrale nucleare di Flamanville, in Francia. Escluse fughe radioattive.
Attorno alle 10 di mattina di giovedì 9 febbraio un’esplosione ha scosso la centrale nucleare di Flamanville, in Francia, dove da anni è in costruzione un nuovo (e contestato) reattore Epr. Secondo quanto riportato dalla stampa transalpina, il rischio di fughe radioattive sarebbe stato scongiurato.
La deflagrazione – che è avvenuta in una sala macchine e non nella porzione nucleare del sito – avrebbe tuttavia provocato l’intossicazione di cinque uomini, le cui condizioni non sarebbero tuttavia gravi. Jacques Lepetit, sindaco del comune di Les Pieux, il più vicino alla centrale, ha fatto sapere al quotidiano 20 Minutes di aver incontrato il direttore del sito dopo l’incidente, il quale ha assicurato che «la fuoriuscita di fumo è stata bloccata» e che «le operazioni sono sotto controllo». Ciò nonostante, è stato dispiegato «un ingente quantitativo di uomini e di mezzi di soccorso».
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La costruzione del nuovo reattore nella centrale francese è da tempo nel mirino degli ambientalisti francesi, che sottolineano tra le altre cose i gravi ritardi accumulati e i costi altissimi del progetto. Questi ultimi sono infatti triplicati rispetto alle previsioni iniziali, raggiungendo e superando i 10 miliardi di euro. A ciò si sono aggiunte poi aspre polemiche legate ad alcune componenti bocciate dall’Autorità per la sicurezza nucleare, in quanto difettose.
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