Perché da giorni in Francia i carburanti sono introvabili

Uno sciopero a oltranza per migliorare le condizioni di lavoro dei dipendenti dei colossi del petrolio sta rendendo introvabili i carburanti in Francia.

Lunghe file ai pochi benzinai ancora aperti, imprese in difficoltà e automobilisti costretti in alcuni casi a cambiare mezzo di trasporto o a rinunciare agli spostamenti. La Francia, ormai da due settimane, è alle prese con una grave mancanza di carburante. Dapprima circoscritta soprattutto alle regioni settentrionali, e ormai generalizzata al paese intero.

I lavoratori del settore petrolifero scioperano dal 27 settembre

A provocare la quasi impossibilità di riempire i serbatoi è un gigantesco sciopero dei dipendenti del colosso del petrolio TotalEnergies. La Cgt, il principale sindacato presente in Francia, anche in ragione degli stratosferici extra-profitti registrati dalle multinazionali, ha chiesto un aumento del 10 per cento dei salari per il 2022. Ma la direzione, per ora, non ha accettato, restando ferma sull’ipotesi di un +4 per cento. Rifiutato dai lavoratori, anche in ragione dell’inflazione galoppante, ben superiore all’aumento proposto dalla compagnia. Nella mattinata di oggi, giovedì 13 ottobre, l’azienda ha rilanciato a +6 per cento, ma il sindacato ha risposto proponendo di allargare lo sciopero all’intero settore dell’energia.

In particolare, ad essere completamente bloccata da parecchi giorni è la raffineria presente nei pressi di Le Havre, in Normandia, la più grande della Francia, che da sola garantisce la raffinazione del 22 per cento dei carburanti utilizzati su scala nazionale. Ma l’agitazione si è estesa praticamente a tutti i siti di trattamento del petrolio transalpini, compresi quelli di Exxon.

Chiuse sei raffinerie su sette in Francia

Sono in particolare sei su sette le raffinerie chiuse (la sola ancora in funzione è presente nel territorio d’oltremare della Martinica). E ad incrociare le braccia sono anche i lavoratori dei depositi di carburante vicini a Dankerque, nonché di quelli presenti a Notre Dame de Gravenchon (Senna Marittima) e Fos sur mer (Bouches-du-Rhône).

Non esce più carburante neppure dalla raffineria di Gonfreville-l’Orcher (Senna Marittima) né da quella di Donges (Loira Atlantica), così come dalla bio-raffineria della Mède, nei pressi di Marsiglia. La sola che fino a pochi giorni da era rallentata ma ancora attiva era quella di Feyzin, nel Sud della Francia, ma anch’essa è ormai completamente chiusa a causa di un problema tecnico. Il risultato è che circa un terzo dei benzinai sparpagliati sul territorio francese è totalmente a secco, secondo i dati riferiti dal ministero della Transizione ecologica.

Il braccio di ferro tra il governo della Francia e il principale sindacato, la Cgt

Di fronte a tale situazione, il governo ha deciso di precettare parte dei lavoratori. Il primo ministro Elisabeth Borne ha chiesto ufficialmente ai prefetti di avviare “come previsto dalla legge, la procedura per far sì che sia operativo il personale indispensabile” al funzionamento delle raffinerie. Il provvedimento si è concentrato in particolare su due raffinerie della compagnia Exxon, anch’esse chiuse per via dello sciopero. L’esecutivo di Parigi punta così a costringere i siti a riprendere l’operatività: chi dovesse rifiutarsi di lavorare rischia sanzioni penali.

La ragione per la quale si è deciso di concentrarsi unicamente sulle raffinerie di Exxon è legata al fatto che, a differenza di TotalEnergies, in questo caso un accordo – per lo meno parziale – è stato trovato con altre due sigle sindacali (la Cfe-Cgc e la Cfdt). Ma dopo il rifiuto dell’offerta di un aumento dei salati del 6 per cento da parte della Cgt, il governo ha reagito proponendo, in un’ormai palese escalation, di precettare anche i lavoratori dei depositi Total di Dunkerque.

Un altro sindacato, Force ouvrière, aderisce allo sciopero

Da parte sua, la Cgt si è detta pronta a continuare sine die l’agitazione sindacale e ha annunciato il deposito di un riscorso contro la decisione del governo. Ricordando come il sindacato sia pronto a negoziare un miglioramento delle condizioni di lavoro nel settore, ma di essere costretto allo sciopero a causa del rifiuto della direzione di TotalEnergies di avviare “un dialogo serio”.

Una fila ad uno dei distributori di benzina ancora aperti in Francia
Una fila ad uno dei distributori di benzina ancora aperti in Francia © Sylvain Lefevre/Getty Images

Di qui le pressioni sull’azienda, che soltanto nel pomeriggio di ieri, mercoledì 12 ottobre, ha accettato di incontrare i rappresentanti della Cgt, per tentare di fermare l’agitazione che dura dal 27 settembre. Ma il dialogo sembra  appunto complesso, tanto più che proprio nelle stesse ore un altro sindacato, Force ouvrière (Forza operaia) ha annunciato l’adesione allo sciopero.

La transizione verso le rinnovabili è sempre più urgente

Fin qui la questione sociale legata alle richieste dei lavoratori del settore dei combustibili fossili. Ma al contempo a pesare è anche il ritardo nella transizione ecologica (e in particolare energetica) accumulato dalla Francia. Il processo di elettrificazione del parco auto prosegue ma a ritmi insufficienti e lo stesso vale per l’abbandono generale delle fonti fossili, a vantaggio di quelle rinnovabili (a partire dalla produzione di energia e dai sistemi di riscaldamento).

Il sole e il vento non necessitano infatti di numerosi passaggi intermedi prima di poter essere utilizzati sotto forma di energia, come accade invece con il petrolio e anche con il nucleare. Entrambi si fondano su modelli di sviluppo  centrati su grandi soggetti che gestiscono grandi impianti, secondo logiche focalizzate quasi unicamente sul profitto. E che spesso risultano insostenibili, economicamente e socialmente: non è un caso se, a quelli delle raffinerie, si sono affiancati scioperi anche presso Edf, la compagnia che gestisce il parco atomico francese.

Scioperano anche i lavoratori delle centrali nucleari: bloccate cinque centrali

Una decina di centrali è già bloccata per problemi di corrosione in alcune componenti dei reattori, e ora otto di questi sono chiusi dopo che la Cgt ha lanciato un appello ai lavoratori ad incrociare le braccia. A scioperare è il personale delle centrali di Cattenom, Tricastin, Cruas e Bugey. Affiancati da oggi dai lavoratori del sito di Gravelines.

Nel frattempo, la Francia è sempre più in crisi energetica. E con l’arrivo dei primi freddi la situazione rischia di diventare esplosiva. È anche per questo che  occorrerebbe cogliere l’occasione per cambiare paradigma, superando un modello insostenibile sia dal punto di vista dei diritti dei lavoratori che della tutela di ambiente e clima.

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