Cooperazione internazionale

Grecia, i ragazzi di Elpis portano il solare tra i rifugiati

Secondo la mitologia greca, Elpìs è la personificazione della speranza, l’unico dono contenuto nel vaso di Pandora a non essere uscito dal vaso. Ispirati da questo mito, due giovani studenti universitari dell’università di Edimburgo, Samuel Kellerhals e Alexandros Angelopoulos, hanno dato vita al progetto Elpis, colpiti dalle recenti ondate di profughi arrivati in Grecia e

Secondo la mitologia greca, Elpìs è la personificazione della speranza, l’unico dono contenuto nel vaso di Pandora a non essere uscito dal vaso. Ispirati da questo mito, due giovani studenti universitari dell’università di Edimburgo, Samuel Kellerhals e Alexandros Angelopoulos, hanno dato vita al progetto Elpis, colpiti dalle recenti ondate di profughi arrivati in Grecia e dalla crisi umanitaria che ne è seguita. L’obiettivo è la costruzione e diffusione di stazioni a pannelli solari per ricaricare gratuitamente smartphone e tablet. “Non sapevamo bene da dove iniziare”, racconta Sam, “volevamo solo dare un contributo, anche piccolo, in una situazione così drammatica”.

I telefoni cellulari: un filo diretto con la vita

Dopo una visita all’isola di Samos nell’estate 2015, i due studenti si sono resi conto dell’importanza per i profughi di poter avere accesso a fonti di energia per poter ricaricare i propri telefoni e mantenere così il contatto con le famiglie e gli amici che hanno dovuto abbandonare o che li aspettano, già in salvo, in altri paesi.

I ragazzi del progetto Elpis
I ragazzi del progetto Elpis

Profughi e rifugiati, che differenza fa?

I ragazzi sono rimasti impressionati dalla copertura mediatica che dava rilievo alla presenza di cellulari nei campi profughi. “Abbiamo pensato a come rimuovere una sorta di stigma”, spiegano, “sull’utilizzo di telefoni e smartphone da parte dei profughi”. Per cancellare l’immagine pietistica ed errata che molti hanno dei rifugiati e far capire, invece, che si tratta di persone esattamente come noi, in fuga da situazioni pericolose, costretti a lasciarsi alle spalle una vita del tutto simile alla nostra. Persone che hanno, come noi, un telefono cellulare o un dispositivo elettronico costantemente tra le mani. Persone per le quali, però, la batteria scarica diventa un dramma vero.

La casetta solare di Elpis per i rifugiati
La casetta solare di Elpis per i rifugiati

Energia sostenibile anche in tempi di crisi

Sam e Alex hanno allora pensato di sviluppare un sistema di pannelli ad energia solare, in grado di erogare elettricità gratuitamente, e soprattutto che non pesasse sulle risorse locali, già messe a dura prova. Con il supporto dell’università e una campagna di crowdfunding hanno realizzato e già messo a disposizione due stazioni nella capitale Atene a sull’isola di Samos. Ogni stazione è dotata di 12 attacchi e può funzionare per 10 ore al giorno, dando così la possibilità a 120 cellulari di essere ricaricati gratuitamente e in sicurezza.

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